10 icone della Val d'Orcia da visitare seguendo un itinerario imperdibile.
Borghi, abbazie, fortezze, terme e giardini, ma anche panorami e passeggiate incantevoli e alberi monumentali. Un viaggio d'altri tempi alla scoperta dei 10 luoghi più affascinanti della Val d'Orcia.
È quel genere di consiglio da cui vorremmo disimpegnarci tanto volentieri, ma che ogni turista (o almeno buona parte) vorrebbe ricevere ancor prima di partire: Dieci luoghi imperdibili, da annotare e mettere in valigia per una vacanza da sogno.
1. La via Francigena e Teutonica
Cipresseta di San Quirico d'Orcia - Val d'Orcia. Foto di Alessandro Forte (https://500px.com) |
Su questi tragitti si possono scorgere alcune delle icone più celebri della Valle, come la cipresseta di San Quirico d'Orcia, la Cappella della Madonna di Vitaleta, o i Campi elisi dove Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe, il Gladiatore di Ridley Scott) avvicinandosi alla morte ritrova la moglie e il figlio. Non è necessario percorrerli in lungo e in largo. Se non siete allenati sceglietevi un tratto, uno qualunque ... ne sarete conquistati.
(Per saperne di più leggi anche: In cammino verso le icone dell'alta Val d'Orcia o la via Francigena in Val d'Orcia).
2. Pienza, la città ideale voluta da Pio II
Pienza è forse uno dei rari casi di sito Unesco custodito all'interno di un ulteriore sito Unesco, la Val d'Ocia. Voluta da Papa Pio II, da qui il nome che la lega a Enea Silvio Piccolomini divenuto Papa nel 1458 con quel nome, questa amena cittadina è un esempio raro di urbanistica rinascimentale portata a compimento.
Ancora oggi l'organizzazione razionale degli spazi e delle prospettive delle piazze e dei palazzi cinquecenteschi rappresentano una delle modalità costruttive attraverso le quali si cercò di realizzare un modello di vita e di governo 'ideale' sulla terra, elaborando un'idea di città che fosse in grado di dare risposte concrete al desiderio di convivenza civile pacifica e operosa degli uomini.
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3. Il Teatro povero di Monticchiello
Monticchiello - Teatro Povero. Foto di Dan Enrietti / Lonelywolphoto (www.flickriver.com) |
Monticchiello è di per se un borgo meraviglioso, le cui origini si perdono nel tempo. Con quella vista, le viuzze intricate, le case in pietra, la rocca e la Chiesa di San Leonardo e Cristoforo del XII secolo dove, gli appassionati di arte medievale, non si lasceranno scappare un vero capolavoro dell'arte italiana: la Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti.
Ma se pensate che tutto questo non basti ad annoverarla tra i "magnifici 10", aspettate ad andarci in occasione del "Teatro povero". Erede di un’antica e non dimenticata solidarietà il Teatro Povero è il segno più attuale e vistoso della vitalità del paese e della capacità della popolazione di ritrovarsi, “mettendosi in piazza” e di affrontare temi di grande attualità.
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4. I giardini della Foce
Proseguendo verso Montepulciano si arriva alla Foce svoltando dopo circa 5 Km a destra e proseguendo per altri 4 Km di sterro. In questo secondo tratto si erge sulla sommità di una collina il Castelluccio (letteralmente "piccolo castello"), eretto intorno all' XI secolo su di una antica necropoli etrusca.
Ai giardini della Foce si accede dal cortile dell’omonima villa, che vedrete al termine della strada bianca. La loro realizzazione è avvenuta tra il 1925 e il 1939, quando Antonio e Iris Origo acquistarono la tenuta della Foce e affidarono all'architetto inglese Cecil Pinsent il compito di ristrutturare gli edifici principali e di creare un ampio giardino. Pinsent (1884-1963) si era stabilito a Firenze da giovane, lavorando tra l’altro alla Villa Medici di Fiesole (acquistata nel 1910 dalla madre di Iris) e alla Villa I Tatti di Bernard Berenson.
Il dialogo tra edifici, giardino e natura pone La Foce al centro di una testimonianza storica dell’evoluzione architettonico-culturale della Toscana: Un giardino formale all’italiana, diviso in geometriche 'stanze' da siepi di bosso, si stende dalla casa verso la Val d’Orcia e il monte Amiata. Pendii terrazzati salgono dolcemente su per il colle, dove ciliegi, pini e cipressi crescono tra ginestra selvatica, timo e rosmarino, e un lungo viale di cipressi porta ad una statua di pietra del XVII secolo. Un sentiero di travertino sotto un pergolato di glicine arriva al bosco e collega il giardino con il cimitero di famiglia, considerato una delle migliori creazioni di Pinsent.
5. La quercia delle Checche... delle streghe e delle fate
La quercia delle Checche è a metà strada tra la Foce e Monticchiello, a 8 Km, sulla SP 53, una bella strada che attraversa la valle lungo il fiume Orcia e la Cassia fino al bivio per Bagno Vignoni e San Quirico d'Orcia dove l'una confluisce nell'altra.
Questa imponente roverella è uno dei cento alberi più antichi d'Italia, è alta 22 metri, ha una chioma di 34 metri di diametro e un tronco di 4,5 metri di perimetro e vanta un'età approssimativa di 360 anni.
Fonte di storie e di ritrovi la quercia delle Checche, ossia delle cecche (in Toscana le gazze) che lì amano fare i loro nidi, è anche conosciuta come quercia delle streghe in base ad una leggenda che racconta come fosse un luogo d’appuntamento per le streghe in occasione dei sabba. Lì sotto i contadini ci facevano la festa delle trebbiatura e ci ballavano d’estate al luccichio delle lucciole. Ma la migliore testimonianza della sua straordinaria energia attrattiva e della magia che irradia intorno a sé sono i numerosi visitatori che ogni giorno si fanno immortalare sotto i suoi rami giganteschi.
Forse non tutti sanno che la Quercia delle Checche è stata fonte di ispirazione per una delle canzoni più belle mai scritte da Mango, che ha dato il titolo all’album portato a San Remo nel 2007: Ne rimase folgorato e da lì prese l’ispirazione per l’Albero delle fate.
6. Le piscine naturali di Bagni San Filippo
Piscine naturali di Bagni San Filippo. Foto di Ornella Orlandini (www.ornellaorlandini.photoshelter.com) |
Per raggiungerla è sufficiente lascire la SP 53 al bivio per Radicofani, e seguire le indicazioni per Roma. Complessivamente è a15 Km dalla quercia delle Checche. Alle piscine naturali ci si arriva a piedi attraverso un sentiero che entra nel bosco appena si scende verso Bagni San Filippo dalla strada che conduce ad Abbadia San Salvatore.
Il paesaggio si caratterizza per i depositi calcarei formati dalle acque che sgorgano dalle rocce e che creano concrezioni abbondanti lungo il torrente Rondinaia, detto "Fosso Bianco". La più imponente ci appare come una cascata solidificata ed è conosciuta come la "Balena Bianca".
Già nota ai romani per le sue proprietà terapeutiche, l'acqua termale di San Filippo fuoriesce dalla sorgente alla temperatura di 52°C. È classificata come solfureo-solfato-bicarbonato ipertermale, arricchita da fanghi naturali ed è particolarmente indicata per la cura delle malattie osteo-neuro-articolari, dell’orecchio, del naso, della gola e della pelle.
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7. La fortezza di Ghino di Tacco a Radicofani
Rocca di Radicofani. Foto di Michela Cecchetto (www.juzaphoto.com) |
Il paese sorge alle falde di un'elevata rupe vulcanica di roccia basaltica che si erge a 896 metri sul mare, offre la visione di un bellissimo panorama sulla Val d'Orcia, l'Amiata, l'Appennino e i laghi Trasimeno e di Bolsena, ai piedi di un'imponente fortezza che per secoli dominò il valico di confine tra la Toscana e il Lazio.
Qui ebbe la signoria Ghino di Tacco, il leggendario ribelle ghibellino divenuto celebre per le sue imprese da "brigante gentiluomo" menzionate sia da Dante che da Boccaccio. La Fortezza di Radicofani ha una struttura difensiva esterna di forma pentagonale, mentre quella interna ha forma triangolare con le rovine delle tre torri angolari e un corpo centrale (cassero) restaurato e visitabile, dove è allestito su tre piani il museo storico.
Continuando l'ascesa si arriva al punto più alto di tutta la Val d’Orcia, la terrazza dei merli, alta quasi a 1000 metri sul livello del mare, che offre una visuale a 360° sul paesaggio circostante.
(Per saperne di più su Radicofani visita questa pagina)
8. Il borgo termale di Bagno Vignoni
Per arrivare a Bagno Vignoni occorre scendere di nuovo sulla Cassia, tornando sui propri passi dopo 24 Km, oppure allungando di una decina di chilometri per Contignano.
Difficilmente vi ritroverete a percorrere una strada così suggestiva. Il tratto che conduce alla cassia Cassia svela il paesaggio di creta più affascinante della provincia senese. Le eccezionali pendenze dei calanchi e dei terreni circostanti sono state le migliori difese naturali di un luogo ancora intatto, che ha resistito nel tempo all'aggressione degli aratri e delle ruspe. Viceversa la cassia, che fino a San Quirico d'Orcia coincide per lunghi tratti con la via Francigena, percorre un mare di colline lavorate con grande cura, coronate da poderi antichissimi, come Ricorsi, Passalacqua, l'Arcimbaldo e, a seconda della stagione, da presse e rotoballe di paglia e fieno.
Se esiste un luogo capace di accendere nuovi entusiasmi e altrettanta serenità al termine di un viaggio così intenso e articolato questo è Bagno Vignoni. Qui potrete ammirare la grande vasca che costituiva l'antica struttura termale. Questa singolarità urbanistica pone anziché la piazza lo specchio d'acqua al centro del paese, rendendolo davvero unico. Gli amanti della natura, prendendo il sentiero che scende ai piedi della collina verso il fiume Orcia arriveranno alla piscina libera che raccoglie le acque termali, dove è possibile sostare tranquillamente. Oppure potrete accomodarvi in uno dei tanti locali (in proporzione alle dimensioni del borgo) e gustarvi un aperitivo, o una bella merenda toscana in "santa" pace.
(Per saperne di più su Bagno Vignoni visita questa pagina)
9. L'abbazia di Sant'Antimo
La tradizione attribuisce la costruzione originaria a Carlo Magno, cui il papa Adriano I avrebbe donato il corpo di Sant'Antimo. Gli storici registrano il passaggio del re carolingio da Siena nell'800 durante il suo viaggio verso Siena e nulla vieta di pensare che l'abbazia sia stata fondata in questo periodo.
Eretta secondo la tradizione benedettina, è sicuramente il più importante monumento romanico della Toscana meridionale, uno di quei luoghi che lascia nell'immaginario il segno originale della grande opera che commuove e meraviglia, a prescindere dalla cultura cui ciascuno si sente legato.
(Per saperne di più su Sant'Antimo visita questa pagina)
10. I panorami di Sant'Angelo in colle e Castiglioncello sul Trinoro
Vista sul Monte Amiata dalla strada che conduce a Castiglioncello sul trinoro |
A Sant'Angelo in colle ci si arriva proseguendo da Sant'Antimo per 10 Km lungo una splendida strada bianca che gira sotto le mura di Castelnuovo dell'Abate, dove la contesa fra il bosco e lo spazio coltivato si risolve in una continua sfida consumata sulle colline. Il borgo è abitato da un silenzio irreale che sembra provenire dal lavoro negli orti sottostanti e nelle vigne che, proseguendo all'orizzonte, caratterizzano il regno di sua maestà Brunello.
A Castiglioncello del Trinoro non ci si arriva mai per caso: si raggiunge dalla Foce e rimane a metà strada di un percorso ad anello di 13 Km. Vi daranno il benvenuto lo sgocciolio incessante di un fontone, le pietre grigie dei muri e delle case, il legno verniciato di verde pallido delle porte e degli stipiti. Dieci persone, una più una meno, vivono stabilmente in questo villaggio sospeso nel tempo. Qui le abitazioni e la chiesa romanica di S. Andrea si affacciano sulla Val d'Orcia dalla parte del monte Amiata, su una distesa di colline coltivate per lo più a grano, o a prato, dove i pastori portano da sempre le pecore al pascolo.
BUON VIAGGIO ...
L'tinerario
Descrizione: L'itinerario riportato sulla mappa è un anello è di 140 Km che percorre tutta la Val d'orcia articolandosi sui principali punti di interesse. Un possibile accesso dall'interno può essere dalla Quercia delle Checche a Pienza.
Attenzione: Il percorso è leggermente diverso da quello descritto precedentemente: stessi luoghi, ma diversa sequenza.
Navigatore: Chi volesse seguire il tragitto sul navigatore del proprio cellulare potrà farlo cliccando la stellina alla destra del titolo ☆
Per sapere dove dormire e quali agriturismi scegliere in Val d'Orcia:
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