La libertà di opinione è sacra, chiunque la metta in discussione farebbe meglio a starsene zitto.
Sono quattro giorni che Paolo è a casa da solo con la mamma sdraiata sul letto in cui è morta.
Margherita da giovane aveva insegnato a Bagno Vignoni, dove adesso c’è il Barrino, dove fino a qualche tempo fa andavo con Paolo e mia moglie a farci un aperitivo.
Margherita aveva 91 anni, era vedova e malata e Paolo aveva scelto di starle vicino e di assisterla in un modo davvero ammirevole.
Lunedì andranno a prenderla per la cremazione e Paolo continuerà ad essere solo - ancora più solo - mi ha detto al telefono.
Sono rimasto molto colpito da questa tragedia, non soltanto per il senso dell’abbandono che è già estremo in ogni lutto che avvenga in condizioni normali (chi muore ci abbandona fisicamente per sempre), ma anche per il forte valore simbolico che estende le privazioni accettate da un figlio per il bene della sua mamma a quelle di tutta una generazione, la mia generazione, per il benessere dei propri genitori.
Se viviamo un periodo di ristrettezze economiche pare che lo dobbiamo alla dissipazione dei soldi pubblici avvenuta a loro favore durante i bei tempi andati; e se adesso ci viene chiesto di rinunciare alla nostra libertà lo dobbiamo accettare per evitare il contagio di un virus che pare accanirsi soprattutto contro le persone più anziane.
Ora, siccome che i miei genitori non l’ho mai visti dissipare proprio un bel niente e men che mai avere la possibilità di permettersi chi sa quale lusso, non me ne vogliate se l'urgenza di trovare delle risposte alle domande che mi smuove questo coronavirus me le andrò a cercare anche tra quelle voci che provano a farsi sentire fuori dal coro.
Era il 30 gennaio 2020, quando il presidente del consiglio Conte affermava alla stampa “non siamo preoccupati, ma vigili e prudenti”. L’affermazione era riferita al coronavirus, sono passati 2 mesi e la situazione che ci viene mostrata tutti i giorni è drammatica. Basta accendere la televisione per vedere infermieri con i visi tumefatti dalle mascherine, persone intubate in reparti di terapia intensiva al collasso, camion militari che trasportano quei morti che le città non riescono più a contenere nei loro cimiteri;
Mettere in discussione la gravità dello stato delle cose non è possibile: significherebbe dubitare
dei morti, di chi li piange e del coraggio di tutte quelle persone che ogni giorno sono in prima linea per contenere questa situazione. Una mancanza di rispetto che a sua volta si attira la loro mancanza di rispetto e quella di tutti quegli italiani che li seguono da casa e gli sono vicini emotivamente.
In Italia si contano 5.476 morti per corona virus, mentre la percentuale tra contagiati e morti va oltre il 9%
Nel resto del Mondo, ad oggi, i morti sono 9.176, ma stiamo parlando del resto del mondo, mentre la percentuale tra contagiati e morti è del 3,32%. 1/3 dell’Italia.
In Cina, dove oramai la situazione si è stabilizzata ed è possibile fare un bilancio si contano 3.276 morti, mentre la percentuale tra contagiati e morti è del 4%. La metà che in Italia.
Nei rimanenti 10 stati con più casi di contagio per coronavirus al mondo, e quindi Cina + Spagna + Francia + Inghilterra + Olanda + Germania + Svizzera + Norvegia + Corea + Stati Uniti d’America ci la media tra i contagi e i decessi scende addirittura al 2,7%. 1/4 dell'Italia!
Ma il dato più sconvolgente è la somma dei decessi registrati in tutti questi paesi: 6.804, che non si discosta poi così tanto dai 5.476 morti che abbiamo nella sola Italia.
In Germania, fortuna loro, si contano appena 94 morti, 1/60 dell’Italia, con una percentuale tra contagi e decessi dello 0,3%, 1/30 dell’Italia
Eppure in Italia stiamo mettendo in pratica le misure “anti contagio” più restrittive di ogni altro paese occidentale e i primi contagiati in Europa non siamo noi ad averceli avuti. Infatti in Italia il 1° caso risale al 21 febbraio a Codogno, mentre in Germania i primi casi risalgono al 29 gennaio, a un mese prima che in Italia!
*Tutti questi dati sono verificabili sulla mappa della John Hopkins University, accessibile dal sito del Ministero della salute italiana e sono riferiti alla data 24/03/2020:https://experience.arcgis.com/experience/685d0ace521648f8a5beeeee1b9125cd
Ma di cosa stiamo parlando? direte voi. Cosa c’è da aggiungere a quello che vediamo tutti i giorni alla televisione?
Stiamo parlando di tutta una serie di interviste, di opinioni e di comunicati che presi singolarmente e messi a confronto con la drammaticità di certe immagini e di certe testimonianze possono suonare addirittura insolenti ma che forse, se letti uno dopo l’altro e se messi a confronto con i dati che ci arrivano dal resto del mondo, ma anche dal nostro Istituto Superiore della Sanità, dall’ISTAT, o dalla cronaca degli anni passati, potrebbero renderci almeno più tolleranti nei confronti di quelle voci che, in questo delicato momento, hanno soltanto da perderci cantando fuori dal coro.
Stiamo parlando di molte autorevoli voci stonate, eccone alcune:
22/02/2020 | CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche);
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23/02/2020 | Fabrizio Pregliasco (Virologo dell’Università di Milano);
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24/02/2020 | AMPAS (Associazione che conta 714 medici e professionisti della salute);
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01/03/2020 | Vincenzo D’Anna (Presidente dell’Ordine dei Biologi italiani);
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03/03/2020 | Stefano Montanari (Direttore di Nanodiagnostics);
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04/03/2020 | Maria Rita Sigismondo (Direttore responsabile di Macrobiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze, il laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano in cui vengono analizzati i campioni dei possibili casi di Covid-19);
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04/03/2020 | Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile (Questa dichiarazione si riferisce alla sola scelta di chiudere le scuole);
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09/03/2020 | Giulio Tarro (Premiato in America come “miglior virologo dell’anno” nel 2018, due volte candidato al Premio Nobel per la medicina, fu lui a isolare il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia a Napoli);
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24/03/2020 | Ilaria Capua (Direttore del dipartimento della Salute dell’Università della Florida);
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Ad eccezione fatta del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, che ho tirato in ballo soltanto per la singolarità del caso della chiusura delle scuole, avvenuta nonostante il parere negativo degli esperti del ministero alla Salute, dell’Istituto superiore della sanità e del Consiglio superiore di sanità nominati dalla Protezione Civile, il minimo comune denominatore di ognuno di questi interventi sono quei dati che spostano la causa del collasso delle terapie intensive dalla letalità del Coronavirus a delle concause, come ad esempio i tagli alla sanità compiuti dal ’97 al 2015 in Italia che hanno dimezzato tutti i nostri centri di terapia intensiva.
Ma vediamo più da vicino questi dati:
1) Ogni anno in Italia muoiono per influenze e polmoniti circa 9/10.000 persone, il 60% nel nord: Come mai, ci si chiede, le mortalità causate ogni anno dall’influenza in Italia, che sono il triplo di quelle per Coronavirus della Cina (dove la situazione è stabilizzata) non fanno altrettanto clamore?
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2) Soltanto l’1.1% delle persone decedute con il Coronavirus non hanno altre patologie pregresse:
Nel caso dell’influenza che, come ricorda la dottoressa Capua, dovremmo smettere di chiamare “banale influenza”, stiamo intorno al 4%, il quadruplo del Coronavirus;
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3) L’età media delle persone morte con il Coronavirus è di 79,4 anni:
Ma attenzione, non parliamo di ottantenni in bona salute, ma di ottantenni che nella maggior parte dei casi avevano non una, ma tre o più malattie pregresse;
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4) la sintomatologia da coronavirus è moderata per la maggior parte dei casi, come un semplice raffreddore, che può però approfondirsi a livello bronco polmonare e dare una polmonite “mite”,
secondo il centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, dichiarazione effettuata a fine febbraio dopo l’osservazione di circa 90mila casi.
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5) Già nel 2018, a causa di un picco influenzale, le terapie intensive di Milano erano al collasso:
Dal ’97 al 2015 i centri di terapia intensiva italiani sono stati dimezzati secondo l’OMS.
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6) Il tasso di mortalità per coronavirus nel mondo è molto più basso di quello del nord Italia:
Se la media tra contagi e decessi nel mondo è del 3% e se in Cina, dove la situazione è stabilizzata è del 4%, perché nel nord Italia siamo al 10%? E Perché continuiamo ad usare come campione le persone sintomatiche negli ospedali invece di estendere il campione anche agli asintomatici?
Oggi le immagini che l’Italia manda in onda stanno facendo suonare campanelli d’allarme ovunque.
E mentre proviamo a contenere il contagio del covid-19 con misure ogni giorno più restrittive ci appelliamo alla solidarietà degli altri stati per aiutarci ora con l’emergenza sanitaria e dopo con quella economica.
Perché quando il ciclo epidemico sarà terminato l’Italia sarà profondamente diversa.
Ma se questa enorme differenza di decessi che stiamo registrando in Italia rispetto al resto del mondo fosse dovuta ad una sbagliata lettura del momento, o ai tagli alla sanità del passato, piuttosto che alla sola aggressività del Coronavirus, come ci stanno indicando molte voci autorevoli, quali sentimenti, quali azioni, quali aiuti riusciremo a smuovere in Europa e nel resto del mondo?
Riposati Margherita
Sono quattro giorni che Paolo è a casa da solo con la mamma sdraiata sul letto in cui è morta.
Margherita da giovane aveva insegnato a Bagno Vignoni, dove adesso c’è il Barrino, dove fino a qualche tempo fa andavo con Paolo e mia moglie a farci un aperitivo.
Margherita aveva 91 anni, era vedova e malata e Paolo aveva scelto di starle vicino e di assisterla in un modo davvero ammirevole.
Lunedì andranno a prenderla per la cremazione e Paolo continuerà ad essere solo - ancora più solo - mi ha detto al telefono.
Sono rimasto molto colpito da questa tragedia, non soltanto per il senso dell’abbandono che è già estremo in ogni lutto che avvenga in condizioni normali (chi muore ci abbandona fisicamente per sempre), ma anche per il forte valore simbolico che estende le privazioni accettate da un figlio per il bene della sua mamma a quelle di tutta una generazione, la mia generazione, per il benessere dei propri genitori.
Se viviamo un periodo di ristrettezze economiche pare che lo dobbiamo alla dissipazione dei soldi pubblici avvenuta a loro favore durante i bei tempi andati; e se adesso ci viene chiesto di rinunciare alla nostra libertà lo dobbiamo accettare per evitare il contagio di un virus che pare accanirsi soprattutto contro le persone più anziane.
Ora, siccome che i miei genitori non l’ho mai visti dissipare proprio un bel niente e men che mai avere la possibilità di permettersi chi sa quale lusso, non me ne vogliate se l'urgenza di trovare delle risposte alle domande che mi smuove questo coronavirus me le andrò a cercare anche tra quelle voci che provano a farsi sentire fuori dal coro.
Non siamo preoccupati, ma vigili e prudenti
Era il 30 gennaio 2020, quando il presidente del consiglio Conte affermava alla stampa “non siamo preoccupati, ma vigili e prudenti”. L’affermazione era riferita al coronavirus, sono passati 2 mesi e la situazione che ci viene mostrata tutti i giorni è drammatica. Basta accendere la televisione per vedere infermieri con i visi tumefatti dalle mascherine, persone intubate in reparti di terapia intensiva al collasso, camion militari che trasportano quei morti che le città non riescono più a contenere nei loro cimiteri;
Mettere in discussione la gravità dello stato delle cose non è possibile: significherebbe dubitare
dei morti, di chi li piange e del coraggio di tutte quelle persone che ogni giorno sono in prima linea per contenere questa situazione. Una mancanza di rispetto che a sua volta si attira la loro mancanza di rispetto e quella di tutti quegli italiani che li seguono da casa e gli sono vicini emotivamente.
Purtroppo qualcosa in Italia sta andando storto
Eppure qualcosa va detto. Che in Italia qualcosa sta andando storto rispetto al resto del mondo sono i numeri a dircelo.In Italia si contano 5.476 morti per corona virus, mentre la percentuale tra contagiati e morti va oltre il 9%
Nel resto del Mondo, ad oggi, i morti sono 9.176, ma stiamo parlando del resto del mondo, mentre la percentuale tra contagiati e morti è del 3,32%. 1/3 dell’Italia.
In Cina, dove oramai la situazione si è stabilizzata ed è possibile fare un bilancio si contano 3.276 morti, mentre la percentuale tra contagiati e morti è del 4%. La metà che in Italia.
Nei rimanenti 10 stati con più casi di contagio per coronavirus al mondo, e quindi Cina + Spagna + Francia + Inghilterra + Olanda + Germania + Svizzera + Norvegia + Corea + Stati Uniti d’America ci la media tra i contagi e i decessi scende addirittura al 2,7%. 1/4 dell'Italia!
Ma il dato più sconvolgente è la somma dei decessi registrati in tutti questi paesi: 6.804, che non si discosta poi così tanto dai 5.476 morti che abbiamo nella sola Italia.
In Germania, fortuna loro, si contano appena 94 morti, 1/60 dell’Italia, con una percentuale tra contagi e decessi dello 0,3%, 1/30 dell’Italia
Eppure in Italia stiamo mettendo in pratica le misure “anti contagio” più restrittive di ogni altro paese occidentale e i primi contagiati in Europa non siamo noi ad averceli avuti. Infatti in Italia il 1° caso risale al 21 febbraio a Codogno, mentre in Germania i primi casi risalgono al 29 gennaio, a un mese prima che in Italia!
*Tutti questi dati sono verificabili sulla mappa della John Hopkins University, accessibile dal sito del Ministero della salute italiana e sono riferiti alla data 24/03/2020:https://experience.arcgis.com/experience/685d0ace521648f8a5beeeee1b9125cd
Forse potrebbe essere il caso di ascoltare anche altre opinioni ...
Se dunque in Italia qualcosa sta andando storto, drammaticamente storto rispetto al resto del mondo, forse potrebbe essere il caso di essere meno aggressivi verso le opinioni di quei medici, di quegli scienziati e di quelle istituzioni. che fino a qualche tempo fa, prima che le loro opinioni fossero messe in contrasto con la sensibilità della gente, erano considerati dei componenti autorevoli delle nostre istituzioni.Ma di cosa stiamo parlando? direte voi. Cosa c’è da aggiungere a quello che vediamo tutti i giorni alla televisione?
Stiamo parlando di tutta una serie di interviste, di opinioni e di comunicati che presi singolarmente e messi a confronto con la drammaticità di certe immagini e di certe testimonianze possono suonare addirittura insolenti ma che forse, se letti uno dopo l’altro e se messi a confronto con i dati che ci arrivano dal resto del mondo, ma anche dal nostro Istituto Superiore della Sanità, dall’ISTAT, o dalla cronaca degli anni passati, potrebbero renderci almeno più tolleranti nei confronti di quelle voci che, in questo delicato momento, hanno soltanto da perderci cantando fuori dal coro.
Stiamo parlando di molte autorevoli voci stonate, eccone alcune:
22/02/2020 | CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche);
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23/02/2020 | Fabrizio Pregliasco (Virologo dell’Università di Milano);
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24/02/2020 | AMPAS (Associazione che conta 714 medici e professionisti della salute);
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01/03/2020 | Vincenzo D’Anna (Presidente dell’Ordine dei Biologi italiani);
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03/03/2020 | Stefano Montanari (Direttore di Nanodiagnostics);
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04/03/2020 | Maria Rita Sigismondo (Direttore responsabile di Macrobiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze, il laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano in cui vengono analizzati i campioni dei possibili casi di Covid-19);
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04/03/2020 | Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile (Questa dichiarazione si riferisce alla sola scelta di chiudere le scuole);
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09/03/2020 | Giulio Tarro (Premiato in America come “miglior virologo dell’anno” nel 2018, due volte candidato al Premio Nobel per la medicina, fu lui a isolare il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia a Napoli);
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24/03/2020 | Ilaria Capua (Direttore del dipartimento della Salute dell’Università della Florida);
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Qual è il fil rouge che lega questi pareri?
Ad eccezione fatta del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, che ho tirato in ballo soltanto per la singolarità del caso della chiusura delle scuole, avvenuta nonostante il parere negativo degli esperti del ministero alla Salute, dell’Istituto superiore della sanità e del Consiglio superiore di sanità nominati dalla Protezione Civile, il minimo comune denominatore di ognuno di questi interventi sono quei dati che spostano la causa del collasso delle terapie intensive dalla letalità del Coronavirus a delle concause, come ad esempio i tagli alla sanità compiuti dal ’97 al 2015 in Italia che hanno dimezzato tutti i nostri centri di terapia intensiva.
Ma vediamo più da vicino questi dati:
1) Ogni anno in Italia muoiono per influenze e polmoniti circa 9/10.000 persone, il 60% nel nord: Come mai, ci si chiede, le mortalità causate ogni anno dall’influenza in Italia, che sono il triplo di quelle per Coronavirus della Cina (dove la situazione è stabilizzata) non fanno altrettanto clamore?
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2) Soltanto l’1.1% delle persone decedute con il Coronavirus non hanno altre patologie pregresse:
Nel caso dell’influenza che, come ricorda la dottoressa Capua, dovremmo smettere di chiamare “banale influenza”, stiamo intorno al 4%, il quadruplo del Coronavirus;
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3) L’età media delle persone morte con il Coronavirus è di 79,4 anni:
Ma attenzione, non parliamo di ottantenni in bona salute, ma di ottantenni che nella maggior parte dei casi avevano non una, ma tre o più malattie pregresse;
Leggi l'articilo | Leggi l'articilo
4) la sintomatologia da coronavirus è moderata per la maggior parte dei casi, come un semplice raffreddore, che può però approfondirsi a livello bronco polmonare e dare una polmonite “mite”,
secondo il centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, dichiarazione effettuata a fine febbraio dopo l’osservazione di circa 90mila casi.
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5) Già nel 2018, a causa di un picco influenzale, le terapie intensive di Milano erano al collasso:
Dal ’97 al 2015 i centri di terapia intensiva italiani sono stati dimezzati secondo l’OMS.
Leggi l'articilo | Leggi l'articilo
6) Il tasso di mortalità per coronavirus nel mondo è molto più basso di quello del nord Italia:
Se la media tra contagi e decessi nel mondo è del 3% e se in Cina, dove la situazione è stabilizzata è del 4%, perché nel nord Italia siamo al 10%? E Perché continuiamo ad usare come campione le persone sintomatiche negli ospedali invece di estendere il campione anche agli asintomatici?
Già in passato gli ospedali della Lombardia hanno avuto casi di terapie intensive al collasso
Come in questo articolo del 2018, a causa di un’influenzaOggi le immagini che l’Italia manda in onda stanno facendo suonare campanelli d’allarme ovunque.
E mentre proviamo a contenere il contagio del covid-19 con misure ogni giorno più restrittive ci appelliamo alla solidarietà degli altri stati per aiutarci ora con l’emergenza sanitaria e dopo con quella economica.
Perché quando il ciclo epidemico sarà terminato l’Italia sarà profondamente diversa.
Ma se questa enorme differenza di decessi che stiamo registrando in Italia rispetto al resto del mondo fosse dovuta ad una sbagliata lettura del momento, o ai tagli alla sanità del passato, piuttosto che alla sola aggressività del Coronavirus, come ci stanno indicando molte voci autorevoli, quali sentimenti, quali azioni, quali aiuti riusciremo a smuovere in Europa e nel resto del mondo?
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