Per l’ennesima volta i viticoltori toscani tornano ad esprimere la forte preoccupazione per la gestione del problema degli ungulati.
Nonostante la Regione si sia dotata di una buona legge con precisi obiettivi di riduzione della presenza di queste specie nelle nostre campagne, e nonostante le associazioni venatorie si siano
formalmente impegnate a fare la propria parte, la situazione purtroppo non è sostanzialmente cambiata. L'unica novità è il fiorire di polemiche con il consueto rimpallo di responsabilità. C'è chi accusa la Regione, chi accusa i cacciatori e, nel frattempo, i piani di abbattimento restano al palo, mentre in molte aree la situazione si è ulteriormente aggravata. Appare evidente che nessuno può derogare dal pieno rispetto delle leggi e pertanto sono del tutto inutili i discorsi che non tengono conto dei vincoli normativi. È altrettanto giusto e doveroso però, adoperarsi per rimuovere gli ostacoli che impediscono di operare come sarebbe necessario, soprattutto in presenza di un problema divenuto endemico.
Tra questi ostacoli il principale è certamente rappresentato dai pareri dell’ISPRA sui piani di intervento programmati dalle ATC e dalla Regione, pareri che puntualmente, e senza possibilità di errore, riducono di almeno il 50% il carico di abbattimenti previsto. Per chi non lo sapesse, ISPRA è l’Ente deputato dalla legge nazionale a emettere pareri sui piani di controllo della fauna; nondimeno però, si comporta ed agisce come se fosse il depositario assoluto di un potere di veto che tuttavia la legge non gli riconosce. In questi anni a nulla sono valse le grida di allarme che da più parti il mondo agricolo gli ha fatto pervenire: indifferente alle sollecitazioni ISPRA ha continuato imperterrita a considerare le proposte non in linea con la propria visione ideologica, quasi fossero un oltraggio ad un equilibrio naturale che, ormai, solo loro vedono.
Per queste ragioni non abbiamo remore a ribadire che ISPRA è oggi il principale ostacolo alla soluzione del problema degli ungulati in Toscana. A nostro avviso la Regione, in forza della sua autonomia e del suo prestigio istituzionale, dovrebbe una volta per tutte accettare questa realtà dei fatti, assumendosi finalmente la responsabilità di superare i veti dell’ISPRA e usufruendo, magari, di autorevoli pareri di istituti scientifici regionali i quali, più vicini al territorio, conoscono meglio la realtà locale e sono quindi in grado di individuare le soluzioni più efficaci. In questo senso peraltro, si è formalmente espresso il Consiglio Regionale lo scorso 14 settembre, approvando una mozione che impegna la Giunta ad avvalersi dei pareri di Istituti Scientifici regionali, ed un analogo appello è stato avanzato lo scorso 26 settembre dall’ATC di Siena attraverso un comunicato stampa. AVITO non solo condivide la mozione del Consiglio Regionale e le posizioni dell’ATC di Siena, ma le considera un passo indispensabile per dare risposte concrete ad un settore che non può più permettersi il “lusso” di allevare ungulati per soddisfare le ambizioni di un Istituto che non guarda al di là del proprio naso.
Vogliamo ricordare che i danni crescenti procurati dagli ungulati (facilmente verificabili da chiunque non abbia i paraocchi) mettono a rischio la sopravvivenza di moltissime aziende vitivinicole, e con loro anche migliaia di posti di lavoro. Questa è purtroppo la realtà che l’ISPRA si ostina a non vedere! Siamo anche consapevoli che le polemiche sull’inefficacia dei provvedimenti regionali possono talvolta costituire facili alibi dietro cui trincerarsi per tutti coloro che, per interessi diversi, non hanno condiviso lo spirito e le finalità della recente legge obiettivo, anzi subendola come fosse un’imposizione. Per gli addetti ai lavori non è un mistero che molte componenti del mondo venatorio stiano attuando un latente ostruzionismo all’attuazione della legge, con il malcelato obiettivo di dimostrarne l’inutilità. È un comportamento inaccettabile, con il quale si rifiuta di prendere atto di una situazione andata oramai ben oltre il livello fisiologico. Non è più tollerabile che le nostre colture vengano messe così pesantemente a rischio, così come non è più tollerabile che le stesse vite umane siano messe a repentaglio da una eccessiva presenza di ungulati nelle nostre campagne, come purtroppo è già accaduto nei mesi scorsi. L’agricoltura e la viticultura sono assi portanti dell’economia e dell’immagine della Toscana, che non possono dipendere dagli opachi interessi di corporazioni che ritengono di essere al di sopra della legge e del bene comune.
Nonostante la Regione si sia dotata di una buona legge con precisi obiettivi di riduzione della presenza di queste specie nelle nostre campagne, e nonostante le associazioni venatorie si siano
formalmente impegnate a fare la propria parte, la situazione purtroppo non è sostanzialmente cambiata. L'unica novità è il fiorire di polemiche con il consueto rimpallo di responsabilità. C'è chi accusa la Regione, chi accusa i cacciatori e, nel frattempo, i piani di abbattimento restano al palo, mentre in molte aree la situazione si è ulteriormente aggravata. Appare evidente che nessuno può derogare dal pieno rispetto delle leggi e pertanto sono del tutto inutili i discorsi che non tengono conto dei vincoli normativi. È altrettanto giusto e doveroso però, adoperarsi per rimuovere gli ostacoli che impediscono di operare come sarebbe necessario, soprattutto in presenza di un problema divenuto endemico.
Tra questi ostacoli il principale è certamente rappresentato dai pareri dell’ISPRA sui piani di intervento programmati dalle ATC e dalla Regione, pareri che puntualmente, e senza possibilità di errore, riducono di almeno il 50% il carico di abbattimenti previsto. Per chi non lo sapesse, ISPRA è l’Ente deputato dalla legge nazionale a emettere pareri sui piani di controllo della fauna; nondimeno però, si comporta ed agisce come se fosse il depositario assoluto di un potere di veto che tuttavia la legge non gli riconosce. In questi anni a nulla sono valse le grida di allarme che da più parti il mondo agricolo gli ha fatto pervenire: indifferente alle sollecitazioni ISPRA ha continuato imperterrita a considerare le proposte non in linea con la propria visione ideologica, quasi fossero un oltraggio ad un equilibrio naturale che, ormai, solo loro vedono.
Per queste ragioni non abbiamo remore a ribadire che ISPRA è oggi il principale ostacolo alla soluzione del problema degli ungulati in Toscana. A nostro avviso la Regione, in forza della sua autonomia e del suo prestigio istituzionale, dovrebbe una volta per tutte accettare questa realtà dei fatti, assumendosi finalmente la responsabilità di superare i veti dell’ISPRA e usufruendo, magari, di autorevoli pareri di istituti scientifici regionali i quali, più vicini al territorio, conoscono meglio la realtà locale e sono quindi in grado di individuare le soluzioni più efficaci. In questo senso peraltro, si è formalmente espresso il Consiglio Regionale lo scorso 14 settembre, approvando una mozione che impegna la Giunta ad avvalersi dei pareri di Istituti Scientifici regionali, ed un analogo appello è stato avanzato lo scorso 26 settembre dall’ATC di Siena attraverso un comunicato stampa. AVITO non solo condivide la mozione del Consiglio Regionale e le posizioni dell’ATC di Siena, ma le considera un passo indispensabile per dare risposte concrete ad un settore che non può più permettersi il “lusso” di allevare ungulati per soddisfare le ambizioni di un Istituto che non guarda al di là del proprio naso.
Vogliamo ricordare che i danni crescenti procurati dagli ungulati (facilmente verificabili da chiunque non abbia i paraocchi) mettono a rischio la sopravvivenza di moltissime aziende vitivinicole, e con loro anche migliaia di posti di lavoro. Questa è purtroppo la realtà che l’ISPRA si ostina a non vedere! Siamo anche consapevoli che le polemiche sull’inefficacia dei provvedimenti regionali possono talvolta costituire facili alibi dietro cui trincerarsi per tutti coloro che, per interessi diversi, non hanno condiviso lo spirito e le finalità della recente legge obiettivo, anzi subendola come fosse un’imposizione. Per gli addetti ai lavori non è un mistero che molte componenti del mondo venatorio stiano attuando un latente ostruzionismo all’attuazione della legge, con il malcelato obiettivo di dimostrarne l’inutilità. È un comportamento inaccettabile, con il quale si rifiuta di prendere atto di una situazione andata oramai ben oltre il livello fisiologico. Non è più tollerabile che le nostre colture vengano messe così pesantemente a rischio, così come non è più tollerabile che le stesse vite umane siano messe a repentaglio da una eccessiva presenza di ungulati nelle nostre campagne, come purtroppo è già accaduto nei mesi scorsi. L’agricoltura e la viticultura sono assi portanti dell’economia e dell’immagine della Toscana, che non possono dipendere dagli opachi interessi di corporazioni che ritengono di essere al di sopra della legge e del bene comune.
Andrea Cappelli