Fusione Montalcino e San Giovanni d'Asso: dopo il referendum la decisione al Consiglio regionale.
A Montalcino e a San Giovanni d'Asso, patria rispettivamente del celebre Brunello e del tartufo bianco delle crete, gli abitanti hanno detto "sì" alla fusione dei due comuni. Poco più di metà sono
andati alle urne tra il 16 e 17 ottobre – un po' di più a San Giovanni, un po' di meno a Montalcino – e a stragrande maggioranza (quasi nove su dieci, un po' meno stavolta a San Giovanni e un po' di più a Montalcino) si sono detti favorevoli al progetto di un comune unico, che nascerà a questo punto il prossimo anno, il 1 gennaio 2017. Il referendum era consultivo, la decisione spetta al Consiglio regionale. Ma con simili numeri è difficile pensare ad un eventuale passo indietro.
Montalcino e San Giovanni d'Asso - un po' più di cinquemila abitanti il primo e novecento il secondo ma ben 243 e 66 chilometri quadrati, quattromilacinquecento gli elettori – sono gli ultimi comuni della regione a scegliere di compiere un simile passo. Ma nella Toscana considerata la terra dei campanili – ma dove i comuni in proporzione sono molti meno che in altre regioni, effetto anche delle riforme settecentesche del granduca Pietro Leopoldo – dal 2012 molte altre amministrazioni comunali hanno progettare di fondersi. E più di uno c'è riuscito.
Qualcuno è passato da gestioni associate di servizi e unioni di comuni, altri ci sono arrivati senza tappe intermedie. La Regione ha incentivato la scelta con 250 mila euro l'anno (per cinque anni) di contributi straordinari erogati a ciascun comune che sceglie di fondersi. In tutta la Toscana dal 2012 sono stati così già venti i referendum, consultivi, che si sono svolti nei comuni che avevano deciso di unirsi. Undici hanno detto sì e per otto la fusione c'è già stata: Montalcino e San Giovanni lo faranno dal 1 gennaio 2017, assieme ad Abetone e Cutigliano e a San Marcello e Piteglio. I comuni di tutta la regione sono in questo modo passati da 287 a 279 (e saranno 276 tra pochi mesi). Dieci referendum, appena meno della metà, sono stati invece bocciati dalla popolazione.
I referendum precedenti
Il primo dei venti referendum che ci sono già stati è stato quello del 6-7 maggio 2012 in Casentino, che ha coinvolto tredici diversi comuni ma bocciò il comune unico. Il 21-22 aprile 2013 di referendum ce ne sono stati ben quattro: negli otto comuni dell'Elba vinsero i "no", mentre si sono fusi Figline e Incisa, Castelfranco e Piandiscò, Fabbriche di Vallico e Vergemoli. Il 16 giugno 2013 è stata la volta di Castel San Niccolò e Montemignaio, dove i cittadini hanno detto che la fusione non era da farsi. Altri nove referendum si sono svolti il 6-7 ottobre 2013. Nel pisano i cittadini di Peccioli e Capannoli bocciarono la fusione con Palaia, dove avevano prevalso i "sì", mentre sono diventati un comune unico Lari-Casciana Terme e Lorenza-Crespina. Via libera anche al nuovo comune di Pratovecchio Stia e a quello di Scarperia e San Piero a Sieve nel Mugello, mentre un "no" è stato registrato per Suvereto e Campiglia e per la proposta di un comune unico di Villafranca e Bagnone. Saltata anche la fusione tra Aulla e Podenzana e Borgo a Mozzano e Pescaglia. Il penultimo referendum si è tenuto il 26-27 ottobre 2014, con la nascita dal nuovo comune di Sillano Giuncugnano. Poi c'è stato il 29-30 novembre 2015 quello dell'Abetone e Cutigliano, con il via libera alla fusione ricevuto a gennaio dal Consiglio regionale. Il successivo appuntamento è stato a maggio 2016: "sì" per San Marcello e Piteglio e "no" invece a Capolona e Castiglion Fibocchi nell'aretino (per un'incollatura) e a Castellina Marittima e Riparbella (in modo più deciso). L'ultimo è la notizia di questi giorni, con Montalcino e San Giovanni d'Asso nel senese pronti a fondersi.
A Montalcino e a San Giovanni d'Asso, patria rispettivamente del celebre Brunello e del tartufo bianco delle crete, gli abitanti hanno detto "sì" alla fusione dei due comuni. Poco più di metà sono
andati alle urne tra il 16 e 17 ottobre – un po' di più a San Giovanni, un po' di meno a Montalcino – e a stragrande maggioranza (quasi nove su dieci, un po' meno stavolta a San Giovanni e un po' di più a Montalcino) si sono detti favorevoli al progetto di un comune unico, che nascerà a questo punto il prossimo anno, il 1 gennaio 2017. Il referendum era consultivo, la decisione spetta al Consiglio regionale. Ma con simili numeri è difficile pensare ad un eventuale passo indietro.
Montalcino e San Giovanni d'Asso - un po' più di cinquemila abitanti il primo e novecento il secondo ma ben 243 e 66 chilometri quadrati, quattromilacinquecento gli elettori – sono gli ultimi comuni della regione a scegliere di compiere un simile passo. Ma nella Toscana considerata la terra dei campanili – ma dove i comuni in proporzione sono molti meno che in altre regioni, effetto anche delle riforme settecentesche del granduca Pietro Leopoldo – dal 2012 molte altre amministrazioni comunali hanno progettare di fondersi. E più di uno c'è riuscito.
Qualcuno è passato da gestioni associate di servizi e unioni di comuni, altri ci sono arrivati senza tappe intermedie. La Regione ha incentivato la scelta con 250 mila euro l'anno (per cinque anni) di contributi straordinari erogati a ciascun comune che sceglie di fondersi. In tutta la Toscana dal 2012 sono stati così già venti i referendum, consultivi, che si sono svolti nei comuni che avevano deciso di unirsi. Undici hanno detto sì e per otto la fusione c'è già stata: Montalcino e San Giovanni lo faranno dal 1 gennaio 2017, assieme ad Abetone e Cutigliano e a San Marcello e Piteglio. I comuni di tutta la regione sono in questo modo passati da 287 a 279 (e saranno 276 tra pochi mesi). Dieci referendum, appena meno della metà, sono stati invece bocciati dalla popolazione.
I referendum precedenti
Il primo dei venti referendum che ci sono già stati è stato quello del 6-7 maggio 2012 in Casentino, che ha coinvolto tredici diversi comuni ma bocciò il comune unico. Il 21-22 aprile 2013 di referendum ce ne sono stati ben quattro: negli otto comuni dell'Elba vinsero i "no", mentre si sono fusi Figline e Incisa, Castelfranco e Piandiscò, Fabbriche di Vallico e Vergemoli. Il 16 giugno 2013 è stata la volta di Castel San Niccolò e Montemignaio, dove i cittadini hanno detto che la fusione non era da farsi. Altri nove referendum si sono svolti il 6-7 ottobre 2013. Nel pisano i cittadini di Peccioli e Capannoli bocciarono la fusione con Palaia, dove avevano prevalso i "sì", mentre sono diventati un comune unico Lari-Casciana Terme e Lorenza-Crespina. Via libera anche al nuovo comune di Pratovecchio Stia e a quello di Scarperia e San Piero a Sieve nel Mugello, mentre un "no" è stato registrato per Suvereto e Campiglia e per la proposta di un comune unico di Villafranca e Bagnone. Saltata anche la fusione tra Aulla e Podenzana e Borgo a Mozzano e Pescaglia. Il penultimo referendum si è tenuto il 26-27 ottobre 2014, con la nascita dal nuovo comune di Sillano Giuncugnano. Poi c'è stato il 29-30 novembre 2015 quello dell'Abetone e Cutigliano, con il via libera alla fusione ricevuto a gennaio dal Consiglio regionale. Il successivo appuntamento è stato a maggio 2016: "sì" per San Marcello e Piteglio e "no" invece a Capolona e Castiglion Fibocchi nell'aretino (per un'incollatura) e a Castellina Marittima e Riparbella (in modo più deciso). L'ultimo è la notizia di questi giorni, con Montalcino e San Giovanni d'Asso nel senese pronti a fondersi.