I protagonisti di questa storia sono due, un italiano e un americano. Sullo sfondo vino, tanto vino, e soldi, tanti soldi. Ma andiamo con ordine.
Nel 1976 Diego Molinari, pilota Alitalia da ben 25 anni, decide di cambiare vita: molla tutto, soprattutto il lavoro, e si trasferisce a Montalcino, località
Cerbaiona. Lì apre la sua cantina: 1,6 ettari di terreno che riempie con una vigna di Sangiovese. La passione c’era già, le basi anche. Diego, a 45 anni, torna a studiare e a sudare. Con lui la moglie Nora, di origini egiziane. Oggi, ottobre 2015, Diego ha 84 anni e il suo Brunello è tra i più premiati al mondo. Ne produce non più di 8mila bottiglie l’anno, per un fatturato di circa 600mila euro. Insomma, la Cerbaiona è diventata, in questi 39 anni, un gioiello in quel di Montalcino. La dimostrazione sono i 6 milioni di euro versati dal secondo protagonista di questa storia per fare sua l’azienda. Una cifra record.
Il secondo protagonista: il magnate americano. Gary Rieschel è il secondo protagonista di questa storia e, soprattutto, il nuovo proprietario della Cerbaiona. Nato in America, una laurea ad Harvard e una carriera iniziata in Silicon Valley, Rieschel è oggi un venture capitalist a Shangai, ovvero un investitore in capitale di rischio. Ma è soprattutto un grande appassionato e collezionista di vini. Da 11 anni è a capo della Qiming Venture Partners e praticamente da allora corteggia la Cerbaiona di proprietà dell’amico Diego Molinari. In realtà, come spiega un suo socio, Rieschel aveva già investito su un altro luogo del Brunello, precisamente a Castiglion del Bosco, di Massimo Ferragamo. Ma la Cerbaiona era il suo sogno: un’azienda piccola, situata sopra un colle che domina l’intero strepitoso panorama e soprattutto produttrice di un Brunello più che eccellente. Alla fine, mentre Rieschel si trovva a Manila per il Forbes Global Ceo, l’incontro tra 400 magnati sulla guida “visionaria” delle grandi aziende, l’annuncio: Diego Molinari ha venduto la Cerbaiona.
L’eccellenza ha un prezzo. La cifra è quella: 6 milioni di euro, la più alta mai pagata per una cantina italiana. C’è chi sussurra che si tratti di una cifra folle, ma Matthew Fioretti, esperto di export di vini e socio di Rieschel, davanti al chiacchiericcio sorride, e spiega: «È un prezzo elevato, ma è un’azienda storica che seguiamo da più di 20 anni. Le bottiglie sono sul mercato a 200 euro l’una». Perché l’affare andasse in porto, Rieschel ha «messo assieme – continua Fioretti – un gruppo di cari amici da tutto il mondo con la passione genuina per il meglio». E alla Cerbaiona il meglio non è rappresentato solo dalla vigna: ci sono uno splendido casale, un bosco e altri 1,4 ettari utilizzati per Rosso di Montalcino e per il Cerbaiona Igt. Il mercato di riferimento è, al 60 percento della produzione, l’estero, cosa che ha aiutato a coinvolgere investitori un po’ da tutto il mondo.
Ma è evidente che la perla della Cerbaiona sia il Brunello, il cui prezzo a bottiglia, in enoteca, arriva facilmente sopra i 200 euro (a seconda delle annate). È una griffe all’interno di un brand già di grande successo com’è il Brunello. Quello prodotto dalla Cerbaiona ha recentemente vinto il titolo di Vino dell’Anno 2015 assegnato da Daniele Cernilli nella Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2015, mentre Antonio Galloni, uno dei critici del vino più quotati internazionalmente, gli ha dato il massimo del punteggio disponibile, aggiungendo: «Cerbaiona è fra i tre migliori Brunelli che io abbia mai assaggiato». E Galloni ne ha assaggiati tanti di Brunelli. Risultati strepitosi dunque, tutti ottenuti solamente grazie alla passione e al talento di Diego e Nora Molinari, e Rieschel ne è perfettamente consapevole: «Da anni, Cerbaiona rappresenta per me e mia moglie un qualcosa di speciale – ha detto il venture capitalist –. Siamo stati con Diego e Nora durante ogni nostro viaggio in Toscana. Ora ci auguriamo di proseguire con questa filosofia dell’ospitalità, cortesia e vino spettacolare, ovvero quanto si aspetta chi visita Cerbaiona. Che richiede rispetto non solo per quello che è stata, ma anche per ciò che sarà».
L’amore (straniero) per il Brunello. Rieschel è riuscito dove tanti altri imprenditori non erano mai riusciti. Perché la Cerbaiona non è la prima volta che è stata al centro di trattative. Del resto le terre del Brunello hanno sempre avuto un grande appeal internazionale e negli ultimi anni è scattata una vera corsa all’acquisto: un paio d’anni fa gli imprenditori brasiliani della André Santos Esteves spa hanno rilevato dalla famiglia Marone Cinzano la storica tenuta Argiano (52 ettari di vigneto e 340mila bottiglie prodotte, di cui 110mila di Brunello). Si vociferava di un affare da 40 milioni di euro. Naturalmente la cifra non fu quella alla fine. In precedenza, negli anni ’80, erano stati gli italoamericani Mariani, con l’etichetta Castello Banfi e la guida di Ezio Rivella, ad essere artefici del successo nel mondo del Brunello. Quattro anni fa, invece, sono approdati in zona l’ex Ceo di Time Warner, Richard Parsons, e la famiglia dell’industriale farmaceutico italo-svizzero (e armatore di Alinghi) Ernesto Bertarelli. Perché il Brunello piace, e pure tanto.
Nel 1976 Diego Molinari, pilota Alitalia da ben 25 anni, decide di cambiare vita: molla tutto, soprattutto il lavoro, e si trasferisce a Montalcino, località
Cerbaiona. Lì apre la sua cantina: 1,6 ettari di terreno che riempie con una vigna di Sangiovese. La passione c’era già, le basi anche. Diego, a 45 anni, torna a studiare e a sudare. Con lui la moglie Nora, di origini egiziane. Oggi, ottobre 2015, Diego ha 84 anni e il suo Brunello è tra i più premiati al mondo. Ne produce non più di 8mila bottiglie l’anno, per un fatturato di circa 600mila euro. Insomma, la Cerbaiona è diventata, in questi 39 anni, un gioiello in quel di Montalcino. La dimostrazione sono i 6 milioni di euro versati dal secondo protagonista di questa storia per fare sua l’azienda. Una cifra record.
Il secondo protagonista: il magnate americano. Gary Rieschel è il secondo protagonista di questa storia e, soprattutto, il nuovo proprietario della Cerbaiona. Nato in America, una laurea ad Harvard e una carriera iniziata in Silicon Valley, Rieschel è oggi un venture capitalist a Shangai, ovvero un investitore in capitale di rischio. Ma è soprattutto un grande appassionato e collezionista di vini. Da 11 anni è a capo della Qiming Venture Partners e praticamente da allora corteggia la Cerbaiona di proprietà dell’amico Diego Molinari. In realtà, come spiega un suo socio, Rieschel aveva già investito su un altro luogo del Brunello, precisamente a Castiglion del Bosco, di Massimo Ferragamo. Ma la Cerbaiona era il suo sogno: un’azienda piccola, situata sopra un colle che domina l’intero strepitoso panorama e soprattutto produttrice di un Brunello più che eccellente. Alla fine, mentre Rieschel si trovva a Manila per il Forbes Global Ceo, l’incontro tra 400 magnati sulla guida “visionaria” delle grandi aziende, l’annuncio: Diego Molinari ha venduto la Cerbaiona.
L’eccellenza ha un prezzo. La cifra è quella: 6 milioni di euro, la più alta mai pagata per una cantina italiana. C’è chi sussurra che si tratti di una cifra folle, ma Matthew Fioretti, esperto di export di vini e socio di Rieschel, davanti al chiacchiericcio sorride, e spiega: «È un prezzo elevato, ma è un’azienda storica che seguiamo da più di 20 anni. Le bottiglie sono sul mercato a 200 euro l’una». Perché l’affare andasse in porto, Rieschel ha «messo assieme – continua Fioretti – un gruppo di cari amici da tutto il mondo con la passione genuina per il meglio». E alla Cerbaiona il meglio non è rappresentato solo dalla vigna: ci sono uno splendido casale, un bosco e altri 1,4 ettari utilizzati per Rosso di Montalcino e per il Cerbaiona Igt. Il mercato di riferimento è, al 60 percento della produzione, l’estero, cosa che ha aiutato a coinvolgere investitori un po’ da tutto il mondo.
Ma è evidente che la perla della Cerbaiona sia il Brunello, il cui prezzo a bottiglia, in enoteca, arriva facilmente sopra i 200 euro (a seconda delle annate). È una griffe all’interno di un brand già di grande successo com’è il Brunello. Quello prodotto dalla Cerbaiona ha recentemente vinto il titolo di Vino dell’Anno 2015 assegnato da Daniele Cernilli nella Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2015, mentre Antonio Galloni, uno dei critici del vino più quotati internazionalmente, gli ha dato il massimo del punteggio disponibile, aggiungendo: «Cerbaiona è fra i tre migliori Brunelli che io abbia mai assaggiato». E Galloni ne ha assaggiati tanti di Brunelli. Risultati strepitosi dunque, tutti ottenuti solamente grazie alla passione e al talento di Diego e Nora Molinari, e Rieschel ne è perfettamente consapevole: «Da anni, Cerbaiona rappresenta per me e mia moglie un qualcosa di speciale – ha detto il venture capitalist –. Siamo stati con Diego e Nora durante ogni nostro viaggio in Toscana. Ora ci auguriamo di proseguire con questa filosofia dell’ospitalità, cortesia e vino spettacolare, ovvero quanto si aspetta chi visita Cerbaiona. Che richiede rispetto non solo per quello che è stata, ma anche per ciò che sarà».
L’amore (straniero) per il Brunello. Rieschel è riuscito dove tanti altri imprenditori non erano mai riusciti. Perché la Cerbaiona non è la prima volta che è stata al centro di trattative. Del resto le terre del Brunello hanno sempre avuto un grande appeal internazionale e negli ultimi anni è scattata una vera corsa all’acquisto: un paio d’anni fa gli imprenditori brasiliani della André Santos Esteves spa hanno rilevato dalla famiglia Marone Cinzano la storica tenuta Argiano (52 ettari di vigneto e 340mila bottiglie prodotte, di cui 110mila di Brunello). Si vociferava di un affare da 40 milioni di euro. Naturalmente la cifra non fu quella alla fine. In precedenza, negli anni ’80, erano stati gli italoamericani Mariani, con l’etichetta Castello Banfi e la guida di Ezio Rivella, ad essere artefici del successo nel mondo del Brunello. Quattro anni fa, invece, sono approdati in zona l’ex Ceo di Time Warner, Richard Parsons, e la famiglia dell’industriale farmaceutico italo-svizzero (e armatore di Alinghi) Ernesto Bertarelli. Perché il Brunello piace, e pure tanto.