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Ciao Fortunata

Dopo una vita lunga, operosa e colma d'affetti familiari, all'età di 94 anni ci ha purtroppo lasciato Fortunata Martini, uno degli ultimi vignaioli ilcinesi di quella che io considero la generazione eroica, che ha contribuito in maniera determinante, col lavoro delle mani e il sudore della fronte, a creare il mito del Brunello.
MONTALCINO - VAL D'ORCIA: Ma ascoltiamo la storia direttamente dalle sue parole, in una delle ultime chiacchierate davanti al fuoco del camino: “Mio marito Manfredi, classe 1914, era il cantiniere di Tancredi Biondi Santi durante gli anni
precedenti la Seconda Guerra Mondiale presso la ‘Cantina Sociale Biondi Santi e Compagni’, che aveva la sua sede nelle cantine del palazzo dell’attuale Municipio ilcinese e da lui aveva imparato a coltivare la vigna e l’arte della vinificazione, tanto che nel 1942 conseguì anche il diploma di agronomo a Roma. Negli anni Cinquanta comprammo insieme il podere 'Il Paradiso' di 3,5 ettari sulla collina che degrada dal centro storico di Montalcino verso nord-est, all’epoca c'erano moltissimi olivi, producevano fino a cento quintali d’olive all’anno”.

A Montalcino infatti allora la produzione d'olio era molto superiore a quella di vino, purtroppo poi nel 1956 ci fu una gelata che seccò tutte le piante, così Manfredi, costretto dagli eventi e dal fatto che, se volevamo bere un bicchiere di vino, eravamo costretti a comprarlo, decise d'impiantare la vigna. “E il nostro vino, che era chiamato ‘il vino della buca’, risultava sempre uno dei migliori che venivano portati alla cantina sociale. Manfredi nel 1967 - continua Fortunata - fu anche uno dei soci fondatori del Consorzio del Brunello, purtroppo ci ha lasciato prematuramente, l’ultima sua vendemmia è stata quella del 1982. E' da lui che ho acquisito l’amore per le viti e il vino, che trasmetteva a tutti quelli che gli stavano vicino, facendogli sentire l’energia vibrante della tradizione, in modo silenzioso, ma determinato”.

Fortunata ha lasciato un prezioso testimone, i suoi Brunello tipici e integri, splendidi nell’espressione territoriale per naturalità e mineralità, che emanano un'aria di famiglia e sanno nitidamente di Sangiovese. “E io nutro ancora la speranza  - è ancora Fortunata a dircelo - che la nuova generazione di giovani vignaioli capisca e raccolga questo testimone, seguendone l'esempio per continuare a tracciare una strada certa nella storia enologica di Montalcino”.

Oggi il Paradiso di Manfredi - la cui prima vendemmia ufficialmente imbottigliata è stata il 1981 - una tipica azienda della Montalcino d’una volta, dalla quale siamo sicuri ci sarebbe ancora molto da imparare, continua, nel solco della tradizione, con la figlia Rosella, il genero Florio Guerrini e le nipoti Silvia e Gioia, a cui vanno le nostre più sentite condoglianze. Ora di Fortunata ci rimane il ricordo, sempre sorridente, ironica e d'una tranquillità senza tempo, ma con una passione viscerale verso le sue viti impiantate su vecchi terrazzamenti retti da muretti a secco e il famoso orto, che ha curato fino al suo ultimo giorno terreno, senza mai farsi mancare un bel bicchiere di Brunello a ogni pasto!

Dolce nonnina, che la terra, che tanto hai lavorato e amato, Ti sia lieve. Signore, se hai bisogno di potare bene le vigne del Paradiso, chiedi di Fortunata, certamente non rimarrai deluso.

(di Roberto  Cappelli)