Il 2014 è andato bene – sostiene Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino – la produzione è aumentata del 3,6% a 13,7 milioni di bottiglie e il mercato estero ha assorbito il 70% dell’offerta.
Avanti piano. Nel 2014 l’export italiano di vino ha stabilito un nuovo record con 5,11 miliardi (+1,4%) e
20,4 milioni di ettolitri (+0,8%). Al di sotto delle aspettative (+7% a valore nel 2013) «ma nel complesso mi sembra un buon risultato – osserva Denis Pantini, direttore dell’area agricoltura e agrindustria di Nomisma – se consideriamo che a metà anno il trend era negativo. C’è stato un recupero in zona cesarini, compresa la Cina». La frenata del vino tricolore è stata determinata dalla crisi russa (-10,5%) e dal calo pronunciato del nostro primo mercato, la Germania (-4,4%). Secondo Nomisma ha pesato anche lo scivolone del vino sfuso (incide per il 30% sui volumi), il cui arretramento a valore (vicino al 20%) non è stato compensato né dall crescita degli spumanti (+14%, ma pesa solo il 10% sull’export) né dai vini fermi imbottigliati, che rappresentando il 60% del nostro export.
«Il 2014 è andato bene – sostiene Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino – la produzione è aumentata del 3,6% a 13,7 milioni di bottiglie e il mercato estero ha assorbito il 70% dell’offerta. Ma è con i primi mesi di quest’anno che avvertiamo un fortissimo interesse dall’estero, e anche in Italia, della vendemmia 2010. Quest’annata sta trainando anche le precedenti». Bindocci conferma il mercato americano come la destinazione principale dei vini di Montalcino «con la rincorsa della Gran Bretagna: un mercato di veri conoscitori a cui piacciono i vini di almeno 10 anni».
Raggiante per i risultati del 2014 (+36% a volume) Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc. «Non è finita qui – premette Zanette – nutriamo aspettative di ulteriore crescita anche per quest’anno. La formula del successo del Prosecco? Ci rivolgiamo a un mercato ampio e trasversale con un prodotto gradevole, da consumare tutti i giorni e che piace alle donne». E la vendemmia scarsa del 2014? «Ci dà qualche problema – ammette Zanette – ma ciò vorrà dire che, da un lato, i prezzi dovranno essere adeguati e, dall’altro, per fronteggiare la situazione che si è venuta a creare, il Consorzio ha deciso di accelerare su due provvedimenti allo studio da tempo: l’introduzione della riserva vendemmiale, che consentirà, nelle annate particolarmente favorevoli dal punto di vista qualitativo, di poter disporre di ulteriori volumi da destinare, nelle annate successive, alla produzione di Prosecco Doc. E la possibilità di utilizzare completamente la percentuale del 15% dei vitigni “minori”, già previsti dal disciplinare vigente, nella costituzione delle partite da destinare alla produzione di spumanti». Tornando ai dati, nella classifica delle destinazioni sono aumentati le spedizioni verso il mercato statunitense (+4,4% in valore), che pesa per oltre il 20% del totale. Una flessione di pari entità ha riguardato invece l’export verso la Germania. In aumento del 6% i ricavi nel Regno Unito.
Avanti piano. Nel 2014 l’export italiano di vino ha stabilito un nuovo record con 5,11 miliardi (+1,4%) e
20,4 milioni di ettolitri (+0,8%). Al di sotto delle aspettative (+7% a valore nel 2013) «ma nel complesso mi sembra un buon risultato – osserva Denis Pantini, direttore dell’area agricoltura e agrindustria di Nomisma – se consideriamo che a metà anno il trend era negativo. C’è stato un recupero in zona cesarini, compresa la Cina». La frenata del vino tricolore è stata determinata dalla crisi russa (-10,5%) e dal calo pronunciato del nostro primo mercato, la Germania (-4,4%). Secondo Nomisma ha pesato anche lo scivolone del vino sfuso (incide per il 30% sui volumi), il cui arretramento a valore (vicino al 20%) non è stato compensato né dall crescita degli spumanti (+14%, ma pesa solo il 10% sull’export) né dai vini fermi imbottigliati, che rappresentando il 60% del nostro export.
«Il 2014 è andato bene – sostiene Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino – la produzione è aumentata del 3,6% a 13,7 milioni di bottiglie e il mercato estero ha assorbito il 70% dell’offerta. Ma è con i primi mesi di quest’anno che avvertiamo un fortissimo interesse dall’estero, e anche in Italia, della vendemmia 2010. Quest’annata sta trainando anche le precedenti». Bindocci conferma il mercato americano come la destinazione principale dei vini di Montalcino «con la rincorsa della Gran Bretagna: un mercato di veri conoscitori a cui piacciono i vini di almeno 10 anni».
Raggiante per i risultati del 2014 (+36% a volume) Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc. «Non è finita qui – premette Zanette – nutriamo aspettative di ulteriore crescita anche per quest’anno. La formula del successo del Prosecco? Ci rivolgiamo a un mercato ampio e trasversale con un prodotto gradevole, da consumare tutti i giorni e che piace alle donne». E la vendemmia scarsa del 2014? «Ci dà qualche problema – ammette Zanette – ma ciò vorrà dire che, da un lato, i prezzi dovranno essere adeguati e, dall’altro, per fronteggiare la situazione che si è venuta a creare, il Consorzio ha deciso di accelerare su due provvedimenti allo studio da tempo: l’introduzione della riserva vendemmiale, che consentirà, nelle annate particolarmente favorevoli dal punto di vista qualitativo, di poter disporre di ulteriori volumi da destinare, nelle annate successive, alla produzione di Prosecco Doc. E la possibilità di utilizzare completamente la percentuale del 15% dei vitigni “minori”, già previsti dal disciplinare vigente, nella costituzione delle partite da destinare alla produzione di spumanti». Tornando ai dati, nella classifica delle destinazioni sono aumentati le spedizioni verso il mercato statunitense (+4,4% in valore), che pesa per oltre il 20% del totale. Una flessione di pari entità ha riguardato invece l’export verso la Germania. In aumento del 6% i ricavi nel Regno Unito.