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Resto qui ad Aleppo perché il mio popolo soffre

L'Arcivescovo di Aleppo Racconta agli amici di Sant'Antimo come si vive nella sua città.
CASTELNUOVO DELL’ABATE - VAL D'ORCIA: Il periodico degli Amici di Sant’Antimo nell’ultimo suo numero ricorda che i membri della stessa Associazione sono andati in Siria, dove hanno incontrato Mons. Jeanbart, Arcivescovo  cattolico di Aleppo, di rito greco-
melchita, che ha gentilmente accolto il gruppo di pellegrini nel suo palazzo per dare la sua testimonianza  e rispondere alle loro domande. Poco tempo fa ha mandato una lettera nella quale scriveva: “Resto qui (ad Aleppo) perché il mio popolo soffre. L’elettricità non funziona, l’acqua  è di pessima qualità. Abbiamo scavato dei pozzi dentro le chiese e distribuiamo l’acqua ai civili”. Poi in un’intervista rilasciata a L’Aide ° L’Eglise en Détresse – L’aiuto alla Chiesa che soffre” raccontava che “la gente non ha più mezzi per vivere in città: In campagna si trova un modo, ma in città no. Aleppo ha perso 1400 imprese, è una grande sofferenza”.

Alla situazione disperata, la Chiesa prova ad offrire aiuto: “Offre cibo  a chi non ce l’ha e aiuti finanziari ai disoccupati. Non è sufficiente, ma con l’aiuto di Dio speriamo di andare avanti fino a quando non ritrovano un lavoro”. Ancora dall’interessante pubblicazione degli Amici di Sant’Antimo – che ha come scopo di contribuire allo splendore della liturgia celebrata nell’Abbazia - si legge che Mons. Jeanbart descrive la sua città di Aleppo evocando un’immagine storica, quella della “nuova Berlino”, divisa in due: la parte orientale in mano ai terroristi di Jabhat al Nusra, affiliati al gruppo terrorista di Al Qaeda, e la parte occidentale controllata dal Governo. L’Impatto con la tragedia, con l’esodo dei cristiani dal paese, lo ha durante provato ed ammette che all’inizio si è “depresso”. “Ma poi il Signore – continua l’Arcivescovo – mi ha Aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista, ho ripreso coraggio e speranza per battermi contro la fuga dei cristiani.

Ho capito che quello che stava succedendo dipende da noi. Se resteranno solo i poveri, noi li aiuteremo a crescere e ad essere il popolo di cui noi abbiamo bisogno come testimone”. L’attualità ha i lividi scuri della guerra e delle persecuzioni dei cristiani, ma l’Arcivescovo guarda comunque al futuro con una certa dose di speranza e di coraggio. “Quando il paese si riprenderà - spiega – i cristiani non troveranno più lavoro. Ecco perché ho pensato di lanciare un programma di formazione per il mestiere di muratore”. L’edilizia sarà una priorità dopo i postumi del conflitto. “Quando la guerra finirà, comincerà subito la ricostruzione della case. I cristiani dovranno essere capaci di trovare lavoro in questo campo. Senza lavoro, i giovani se ne andranno”.

Da qui l’invito degli Amici di Sant’Antimo a ricordare l’importanza  di sostenere con la preghiera tutti i nostri fratelli nella fede che in Medioriente vivono in una nuova fase di persecuzione: gli eventi delle ultime settimane in Siria, Irak…ne sono dimostrazione. Chi vuole sostenerli anche economicamente può farlo tramite Fra Giancarlo fr.giancarlo@antimo.it, che è riuscito – malgrado tutto – a conservare un contatto con Mons. Jaenbart.

(di Roberto Cappelli)