Quando si ha una “certa età” non c’è niente di più suggestivo che ricordarsi della propria adolescenza, rivivere i momenti più belli di quell’età spensierata, quando tutto è una nuova scoperta, una nuova avventura. Edì anche Giovanni, aiutante del parroco di Montalcino Fra Pierino, si è fatto prendere la mano dai ricordi e così Giovanni torna ad essere Giovannino di Margherita del Gianni:
“Scrivendo la locandina del campo avventura, mi sono venuti in mente tanti ricordi di quando quelli della mia generazione, andavamo in colonia prima alle Prata, poi alla Velona, con Suor Gabriella e Suor Terenzia e con le Signorine (che poi erano le ragazze di Montalcino più grandi di noi) che avevano il compito di sorvegliarci. I maschi il mese di luglio e le femmine il mese di agosto. Essendo queste colonie organizzate dalla Diocesi, non mancavano gli assistenti spirituali, Don Otello, Don Rino, Don Remo erano quelli che passavano più tempo con noi ed erano instancabile nel trovare giochi e modi di passare la giornata; chi non ricorda la ‘grotta delle fate’ vicino alle Prata, dove giocando ai sette noni, si andava a scavare per farci un ricovero per i giochi con Don Otello!”.
Giovanni ricorda anche le lunghe passeggiate per la strada di Castiglion del Bosco, dove il nonno della Biba, sorvegliante dell’acquedotto, apriva in mezzo ad una pinetina una botola che scendeva sottoterra e faceva bare ai ragazzi un’acqua particolarmente fredda. “Alla Velona le recite organizzate dalle suore, i canti e tutto il giorno in movimento, si scendeva fino all’Orcia e alla sera, stanchi morti, a letto; si dormiva nei saloni del castello trasformati in dormitori e tutti con la paura del fantasma del Rossini. Ogni tanto – continua Giovanni nell’ultimo numero della Lettera alle Famiglie, periodico della parrocchia ilcinese – arrivava Monsignor Chelucci con uno scatolone di biscotti o di cioccolatini fatti a ‘formaggino mio’ che ci piacevano tanto o le gelatine di frutta a merenda. Eravamo divisi in squadre: Aquile, Tigri, Pirati, Falchi e altri nomi; ogni squadra naturalmente era in competizione con le altre, guidati da ragazzi più grandi di noi, i cosiddetti delegati. Costruzione di capanni nel bosco; una volta è stata trovata una bomba d’aereo inesplosa, noi eccitati, le suore impaurite, vennero i carabinieri a fare il sopralluogo, poi i soldati che bonificarono tutta l’area trovando cartucce in quantità e altre cose inesplose: fecero una grande buca in un campo e fecero esplodere il tutto”.
Da grandi la Diocesi mandava i ragazzi il mese di luglio 15 giorni al mare al Villaggio La Vela a Castiglion della Pescaia e il mese di agosto 15 giorni a Pian degli Ontani sull’Abetone, per arrivarci ci voleva un giorno di viaggio o quasi: “Questa montagna e questo mare erano molto apprezzati perché, lontani dalle famiglkie, ci sentivamo liberi, con il profumo dei pini in riva al mare e del bosco su in montagna con la raccolta dei mirtilli e dei lamponi, ma il giorno più bello era la raccolta dei funghi, guidati dalle donne che si occupavano della refezione di noi ragazzi, e alla sera grande mangiata di funghi, trifolati, fritti, alla griglia. Dal Villaggio La Vela al mare ci voleva un pò di cammino, partivamo dopo colazione e la Messa, poi tutta la mattinata in spiaggia, il pomeriggio si rimaneva al villaggio dove c’erano momenti di riflessione e poi tornei, palla a volo o ping-pong o altro. In montagna sostanzialmente era lo stesso, dove al posto del mare c’erano escursioni in Montagna”.
Così conclude il nostro Giovannino: “Tutto ci sembrava bello, tutto ci sembrava buono, forse perché avevamo poco e ci sapevamo accontentare di quello che ci veniva dato”.
(di Roberto Cappelli)
“Scrivendo la locandina del campo avventura, mi sono venuti in mente tanti ricordi di quando quelli della mia generazione, andavamo in colonia prima alle Prata, poi alla Velona, con Suor Gabriella e Suor Terenzia e con le Signorine (che poi erano le ragazze di Montalcino più grandi di noi) che avevano il compito di sorvegliarci. I maschi il mese di luglio e le femmine il mese di agosto. Essendo queste colonie organizzate dalla Diocesi, non mancavano gli assistenti spirituali, Don Otello, Don Rino, Don Remo erano quelli che passavano più tempo con noi ed erano instancabile nel trovare giochi e modi di passare la giornata; chi non ricorda la ‘grotta delle fate’ vicino alle Prata, dove giocando ai sette noni, si andava a scavare per farci un ricovero per i giochi con Don Otello!”.
Giovanni ricorda anche le lunghe passeggiate per la strada di Castiglion del Bosco, dove il nonno della Biba, sorvegliante dell’acquedotto, apriva in mezzo ad una pinetina una botola che scendeva sottoterra e faceva bare ai ragazzi un’acqua particolarmente fredda. “Alla Velona le recite organizzate dalle suore, i canti e tutto il giorno in movimento, si scendeva fino all’Orcia e alla sera, stanchi morti, a letto; si dormiva nei saloni del castello trasformati in dormitori e tutti con la paura del fantasma del Rossini. Ogni tanto – continua Giovanni nell’ultimo numero della Lettera alle Famiglie, periodico della parrocchia ilcinese – arrivava Monsignor Chelucci con uno scatolone di biscotti o di cioccolatini fatti a ‘formaggino mio’ che ci piacevano tanto o le gelatine di frutta a merenda. Eravamo divisi in squadre: Aquile, Tigri, Pirati, Falchi e altri nomi; ogni squadra naturalmente era in competizione con le altre, guidati da ragazzi più grandi di noi, i cosiddetti delegati. Costruzione di capanni nel bosco; una volta è stata trovata una bomba d’aereo inesplosa, noi eccitati, le suore impaurite, vennero i carabinieri a fare il sopralluogo, poi i soldati che bonificarono tutta l’area trovando cartucce in quantità e altre cose inesplose: fecero una grande buca in un campo e fecero esplodere il tutto”.
Da grandi la Diocesi mandava i ragazzi il mese di luglio 15 giorni al mare al Villaggio La Vela a Castiglion della Pescaia e il mese di agosto 15 giorni a Pian degli Ontani sull’Abetone, per arrivarci ci voleva un giorno di viaggio o quasi: “Questa montagna e questo mare erano molto apprezzati perché, lontani dalle famiglkie, ci sentivamo liberi, con il profumo dei pini in riva al mare e del bosco su in montagna con la raccolta dei mirtilli e dei lamponi, ma il giorno più bello era la raccolta dei funghi, guidati dalle donne che si occupavano della refezione di noi ragazzi, e alla sera grande mangiata di funghi, trifolati, fritti, alla griglia. Dal Villaggio La Vela al mare ci voleva un pò di cammino, partivamo dopo colazione e la Messa, poi tutta la mattinata in spiaggia, il pomeriggio si rimaneva al villaggio dove c’erano momenti di riflessione e poi tornei, palla a volo o ping-pong o altro. In montagna sostanzialmente era lo stesso, dove al posto del mare c’erano escursioni in Montagna”.
Così conclude il nostro Giovannino: “Tutto ci sembrava bello, tutto ci sembrava buono, forse perché avevamo poco e ci sapevamo accontentare di quello che ci veniva dato”.
(di Roberto Cappelli)