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Camigliano: innovazione, tradizione e tutela del paesaggio

L'azienda agricola Camigliano, dove un lungo viale di cipressi ci accompagna nel borgo, è una delle realtà storiche più importanti di Montalcino con al timone Gualtiero Ghezzi, figlio del fondatore Walter, che, arrivato qui nel 1957 - capostipite dei tanti milanesi che, nei decenni successivi, acquistarono proprietà in terra ilcinese - comprò
parte dei caseggiati e la tenuta, allora circa novecento ettari di terreni, sui quali si portava avanti ogni tipo di coltura, un piccolo mondo antico, autosufficiente e polifunzionale, coi suoi allevamenti, le officine, la falegnameria… La prima etichetta di Brunello di Montalcino Camigliano porta la data della vendemmia 1965.

Ma i tempi cambiano e, negli anni, poco a poco, la proprietà cede parte dei terreni e razionalizza la produzione, oggi concentrata sul settore vitivinicolo. Cogli attuali 530 ettari, di cui 200 di bosco, 150 di cereali, 40 di oliveti e 92 vitati - 65 di Sangiovese, 25 tra Cabernet, Merlot, Syrah e due a Vermentino - l’azienda produce ogni anno circa 300mila bottiglie, di cui 150mila di Brunello, 100mila di Rosso di Montalcino, 30mila di IGT Poderuccio, blend di Cabernet e Merlot, 10mila di Vermentino e ottomila di Brunello “Gualto” Riserva, curate dall’enologo langarolo Beppe Caviola da Dogliani ed esportate in più di trenta Paesi. Visto anche il suo patrimonio olivicolo di ben cinquemila piante, Camigliano produce anche un ottimo olio Dop “Terre di Siena”.

Nell’ambito della tutela e recupero degli antichi borghi toscani, i Ghezzi hanno realizzato una nuova cantina, che prevede tini d’acciaio a temperatura controllata e rimontaggio automatico, botti in rovere di Slavonia da 25 a 60 ettolitri e un impianto di condizionamento diviso per zone, che ha visto la demolizione di parte della vecchia struttura, costruita negli anni Settanta con un brutto impatto ambientale: infatti, grazie a questo intervento, Camigliano può di nuovo vedere la luce del paesaggio che lo circonda e, al posto di un muro di cemento, c’è ora un ampio terrazzo pedonale prospiciente la campagna con suggestive vedute, utilizzabile anche per eventi, che apre la piazza San Biagio verso l’Alta Maremma. E’ un esempio di come si possa avere rispetto per il territorio, in armonia con l’ambiente abitativo delle persone residenti, al contrario di ciò che vediamo nelle grandi periferie urbane: “Ci sentiamo grati verso questi luoghi che ci hanno accolto - ci dicono Gualtiero Ghezzi e la moglie Laura Censi - una gratitudine che negli anni ci ha spinto a cercare in qualche modo di sdebitarci, noi abbiamo cercato di farlo il modo costruttivo, progettando il recupero strutturale e architettonico della stessa Camigliano, un tentativo di ridar vita a un luogo suggestivo per offrire un nostro concreto contributo verso un territorio che ci ha dato molto anche in termini di qualità di vita, facendoci riassaporare la bellezza di giorni vissuti secondo ritmi naturali”.

Come stanno evolvendo negli ultimi anni i vini di Camigliano? “Oggi, per fortuna, si sta riprendendo il vecchio stile del Brunello, si punta all’eleganza e all’equilibrio, si è finalmente abbandonata la filosofia, per me sbagliata, di fare dei Sangiovese troppo potenti e ultra colorati, che, tra l'altro, non è neppure nella loro natura. In questo ci sta dando veramente una grossa mano il nostro consulente enologo Beppe Caviola, in azienda da oltre due anni, che, oltre alla sua rara sensibilità d'assaggio, ha portato un gran contributo di conoscenze e competenze in termini di selezione delle uve e lavorazioni sui vini, che a Camigliano erano allo stato embrionale e, con lui, abbiamo potuto sviluppare al meglio. Stiamo investendo in due ettari e mezzo nuovi di Brunello e contiamo, nell’arco di qualche anno, di avere un Sangiovese all’avanguardia”.

Come sta procedendo il lavoro nella nuova cantina? “Terminata tre anni fa, oggi la nostra è una cantina abbastanza all’avanguardia con circa seimila quintali d'acciaio, duemila di legno e una linea d'imbottigliamento tra le più moderne. Copre globalmente cinquemila metri quadrati ed è stata un grosso sforzo dal punto di vista economico, organizzativo e costruttivo. La facciata è parte in pietra e per il resto coperta di terra e erba, una collina verde in cui stanno cominciando a nascere le essenze della macchia mediterranea, abbiamo piantato delle ginestre e col tempo diventerà un bosco, quindi quasi invisibile, costituendo naturalmente una buona barriera di coibenza termica. Abbiamo solo demolito, il poco che abbiamo costruito l’abbiamo fatto completamente nascosto sottoterra per avere un impatto ambientale minimo, creando pure una palificazione che ha messo in sicurezza il paese sul lato sud, quello purtroppo più soggetto a frane. La storia, la passione e il territorio sono i motivi che ci hanno portato a Camigliano, in terra di Toscana e che ritroverete nei nostri vini”.

(di Andrea Cappelli)