Cresce la necessità sempre più forte di una zonazione seria ed efficace, sia per i produttori che per i consumatori, soprattutto (ma non solo) in territori come quello del Brunello di Montalcino e del Chianti Classico.
MONTALCINO - VAL D'ORCIA: Una parola, "zonazione", che si èaggirata tra le anteprime come uno spettro, seppur "benevolo", nel senso che porta
con sé una discussione tesa a qualificare i due vini in questione e a renderli ancora più importanti di quanto lo siano già. A partire dal fatto evidente che l'opzione in discussione non riguarda, in nessuno dei due casi,una zonazione "qualitativa" o "classificatoria", obbiettivamente impossibile da inseguire per i molteplici interessi aziendali già abbondantemente consolidati, ma solo "geografica" per una più precisa collocazione di questi vini, che sono fra i più importanti d'Italia, nei loro rispettivi territori e per una loro ulteriore valorizzazione.
Nel caso del Chianti Classico la soluzione sembrerebbe davvero a portata di mano, introducendo specifiche sottozone, o denominazioni "comunali", usando gli storici comuni che compongono la denominazione (Barberino Val d'Elsa, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Poggibonsi, Radda in Chianti, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa) e porterebbe un'ulteriore spinta propulsiva alla novità di fascia alta rappresentata dalla neonata "Gran Selezione". Nel caso del Brunello la questione è solo leggermente più complicata, dato che la denominazione di Montalcino è compresa in unico comune. Ma è evidente che località e frazioni possono facilmente diventare delle sottozone, anche perché molte sono già riconosciute dalla critica enologica come entità a sé stanti, in grado di produrre dei Brunello dalle precise connotazioni stilistiche. Il dibattito (e la strada) sono aperti.
MONTALCINO - VAL D'ORCIA: Una parola, "zonazione", che si èaggirata tra le anteprime come uno spettro, seppur "benevolo", nel senso che porta
con sé una discussione tesa a qualificare i due vini in questione e a renderli ancora più importanti di quanto lo siano già. A partire dal fatto evidente che l'opzione in discussione non riguarda, in nessuno dei due casi,una zonazione "qualitativa" o "classificatoria", obbiettivamente impossibile da inseguire per i molteplici interessi aziendali già abbondantemente consolidati, ma solo "geografica" per una più precisa collocazione di questi vini, che sono fra i più importanti d'Italia, nei loro rispettivi territori e per una loro ulteriore valorizzazione.
Nel caso del Chianti Classico la soluzione sembrerebbe davvero a portata di mano, introducendo specifiche sottozone, o denominazioni "comunali", usando gli storici comuni che compongono la denominazione (Barberino Val d'Elsa, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Poggibonsi, Radda in Chianti, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa) e porterebbe un'ulteriore spinta propulsiva alla novità di fascia alta rappresentata dalla neonata "Gran Selezione". Nel caso del Brunello la questione è solo leggermente più complicata, dato che la denominazione di Montalcino è compresa in unico comune. Ma è evidente che località e frazioni possono facilmente diventare delle sottozone, anche perché molte sono già riconosciute dalla critica enologica come entità a sé stanti, in grado di produrre dei Brunello dalle precise connotazioni stilistiche. Il dibattito (e la strada) sono aperti.