di Luigi Giannelli
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°12)
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*Galeno rimase a corte fino alla morte, quindi fino ai tempi di Settimio Severo, dato che morì circa a 82 anni, in barba a chi dice che al tempo dei Romani la gente viveva meno di 40 anni. Al solito dipende da chi prendiamo in considerazione: ancor oggi ci sono popoli poverissimi, dove le malattie, la malnutrizione, la fatica fisica estrema non consentono di essere longevi. La longevità è dovuta a fattori sociali, non di “epoca”.
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°12)
Sicuramente, tra le
piante erbacee, l’Iperico è una delle piante che gode del massimo prestigio!
Inoltre, nella Val d’ Orcia è pianta frequente e comune, tutti gli anni si
trova ed ha meravigliose proprietà; a volte è meno comune a volte occupa interi
ettari, se lasciati incolti.In verità l’abbiamo già citata in relazione ad un
preparato che richiedeva anche l’uso delle “borse” dell’ Olmo. Ma è giusto
dedicarle lo spazio che merita,
visto che è largamente usata sia nella tradizione popolare sia nella moderna Erboristeria.
visto che è largamente usata sia nella tradizione popolare sia nella moderna Erboristeria.
Dioscoride, il medico
delle legioni del I secolo d.C., nella sua “Materia Medica” (ovvero la raccolta
di rimedi singoli ed alcuni preparati più grande dell’ area mediterranea
antica), cita l’Iperico nel III Libro dell’opera, in ben quattro capitoli (dal
165 al 168 - vers. Mattioli); questo perché di questa pianta ne vengono
riconosciute più specie e più varietà; in quanto, a nostro modesto parere, a
seconda delle zone e delle aree geoclimatiche si possono trovare varietà e
specie molto affini tra di loro del genere “Hypericum”, tutte aventi le stesse
proprietà.
Passiamo
al testo, che riportiamo nella versione del XVI secolo del Mattioli, con piccole
varianti per la migliore comprensione del testo:
<< Cap. 165 - Dell’Hiperico. Chiamano alcuni l’Hiperico
androsemo [ovvero “sangue umano”], altri corio [cuoio, ma anche pelle, per
l’attività che ha su di essa], & altri chamepitio [“simile al Pino”], per
avere il suo seme odore di ragia di Pino; è pianta ramuscolosa. Ha le foglie
simili a quelle della Ruta, il fiore giallo, simile alle Viole bianche; questo
fiore sfregato tra le dita, emette un liquido simile al sangue, per questo è
stato nominato “Androsemo”. Ha le silique pelosette, di forma allungata e
rotonda, di grandezza dei garni di Orzo; nelle quali è dentro il seme nero, di
odore resinoso; nasce in luoghi coltivati ed aspri. Provoca l’orina, applicato
ai genitali femminili, provoca i mestrui. Bevuto nel Vino cura la terzana e la
quartana [febbri ricorrenti tipiche di malattie come la malaria]. Il seme
bevuto quaranta giorni continui, guarisce le sciatiche [e qui si intende sia
l’aspetto neurologico sia quello articolare]. Le foglie applicate come
empiastro insieme al seme, giovano alle ustioni da fuoco.>>
<< Cap. 166 -
Dell’ Asciro. Ovvero Asciroide, ovvero Androsemo, è anche questa una specie di
Hiperico, ma differente per la sua grandezza, è più folto ed i suoi rametti
sono più lunghi, più legnosi & rosseggianti, le foglie sottili, & i
fiori gialli. Produce il seme di odore resinoso, come quello del’Hiperico;
sfregato con le dita, subito insanguina le mani; & perciò lo hanno chiamato
Androsemo [vedi sopra]. Giova bevuto il seme in un sestario di Acqua Melata [un
sestario era poco più di mezzo litro (540 ml) e l’Acqua Melata era preparata
bollendo insieme uno o più litri di acqua con un litro di miele, fino a tornare
– evaporando l’acqua a un litro], alle sciatiche; perciò scioglie gli Umori
Cholerici [vale a dire biliari], ma bisogna continuare a beverlo fino a
perfetta salute. Anche esso si applica utilmente come empiastro sulle ustioni
da fuoco >>.
<< Cap. 167 -
Dell’ Androsemo. L’ Androsemo è diverso sia dall’ Hiperico che dall’Asciro, poiché
cresce con rami duri & legnosi, & sottili, & rosseggianti fusti;
& le sue foglie sono tre o quattro volte più grandi di quelle della Ruta,
le quali quando si tritano, rendono un liquido simile al Vino [rosso!]. Sono
nella sommità dei fusti assai concavità di ali [vuol dire che le foglie, unite
due a due, formano verso il fusto o il ramo una concavità], dalle quali escono
alcuni ramoscelli a forma di penna, attorno ai quali sono i fiori gialli, &
piccoli. Serrasi il suo seme puntato di più linee in frutti a forma di vasetto,
simile al quello del Papavero Nero. Le chiome triturate, spirano odore
resinoso. Il seme bevuto al peso di due dracme [8-9 gr circa], solve gli Humori
Cholerici [Biliari] del corpo; sana le sciatiche, ma occorre dopo la purga, bere
un po’ d’acqua. L’ erba applicata come empiastro cura le ustioni da fuoco e
ristagna il sangue >>.
<< Cap. 168 - Del Cori. Il Cori il quale
chiamano alcuni Hiperico, che produce le foglie simile all’ Erica, rosse, più
grasse, & più piccole, non più alta di una spanna, d’odore aggradevole a
acuto. Il seme bevuto provoca i mestrui, & l’orina. Preso con Vino, giova
ai morsi di quei ragni che chiamano “Falangi” [ragno comune, di specie diverse
e diverse dimensioni, che si trova dall’ area mediterranea fino all’Africa,
dove si trovano esemplari molto grandi; in realtà non è particolarmente
velenoso], alle sciatiche, ed allo spasimo detto “opisthotono”. Si applica come
unzione sul corpo con Pepe, nei rigori [tremiti] che precedono le febbri, ed
all’ “opisthotono” utilmente con olio.>>.
L’ opistotono è una caratteristica
tensione-spastica di varia origine, o traumatica, o da avvelenamento, o da
infezione da tetano, o altro che provoca la piegatura della colonna vertebrale
(tutta) all’indietro, tenendo chi la soffre nella tipica posizione “ponte”;
esiste un quadro di Sir Charles Bell, che mostra un ammalato di tetano con
opitostono (il quadro è del 1809 ed è “fotografico”).
Galeno*,
il medico di Marco Aurelio, parla dell’Iperico nel VIII Libro del suo “Le virtù
dei semplici medicamenti” (semplici intesi come “ingredienti di medicamenti
complessi”):
<< L’ Iperico scalda e dissecca,
è composto di così sottili parti, che provoca i mestrui e l’orina; per avere
questi effetti non basta assumere il seme solamente, ma tutto il frutto [ovvero
il fiore maturato]; questo applicato come empiastro da fresco, non solo
cicatrizza le ferite e le ulcerazioni, ma anche le ustioni da fuoco. Essiccato
e ridotto in polvere e applicato alle ulcerazioni purulente e umide, le sana.
Alcuni lo danno per la sciatica >>. Poi anche Galeno fa riferimento ad
Asciro ed Androsemo, che considera varietà dell’Iperico, con proprietà analoghe
a quelle che dice Dioscoride, non nomina il Cori, ma dice che l’Iperico è
chiamato anche “Dionisio”. Fa una interessante aggiunta << Il decotto
fatto nel Vino è cura valorosa per le ferite grandi >>.
Insomma, sia Dioscoride che Galeno,
riconoscono che esistono varietà della stessa pianta, e che hanno più o meno le
stesse proprietà. Galeno è più sintetico, ma molto più preciso.
In
effetti, fin dall’antichità sono riconosciute all’Iperico tre grandi attività:
- quella su ferite, ulcerazioni e contro le ustioni da fuoco;
- quella sull’apparato neuro-articolare, in particolare per la sciatica;
- un'azione neurologica centrale (tremori ed opistotono).
Dalla tarda romanità in poi, emerge la
preparazione dell’ estratto oleoso di Iperico, quello che si usa fare
triturando le sommità fiorite, miste a fiori già “maturati” in frutti, e
ponendole a macerare in olio vegetale, esponendo i vasi di vetro al Sole per
una decina di giorni e poi lasciare macerare il tutto al buio. Un tempo si
metteva del vino bianco insieme, che poi veniva fatto bollire e evaporare, così
si accentuava il processo di estrazione e si sterilizzava la massa olio-pianta.
Poi il tutto veniva fatto scolare e spremuto, separate le ultime tracce di
residuo acquoso. Chi scrive ha usato un’altra tecnica: alla pianta fresca
triturata, aggiunge del Sale, che blocca tutti gli eventuali processi
degradativi; dopo esposizione al Sole,
macerazione successiva, poi scolatura, pressatura, filtrazione accurata, si
ottiene un oleolito di Iperico di grande potenza.
Ma potenza per fare cosa? Ebbene
l’oleolito di Iperico è straordinariamente efficace per la cura delle ustioni
da fuoco, come dicevano gli antichi, per le ulcerazioni torpide, per le piaghe
da decubito, per le ferite in generale. Utile metterlo anche negli oli per i
massaggi per i dolori nevritici e articolari.
Invece, oggi, per uso interno l’
Iperico è usato solo come antidepressivo.
Ma
guardiamolo anche con una visione moderna, osa contiene?
Contiene: olio essenziale (a sua volta
composto in prevalenza di metilottano, metildecano, nonano, andecano, a e b-pinene,
limonene, mircene, cariofillene, decanale, ottanale, a-terpineolo, geraniolo)
flavonoidi (iperina, rutina, quercetina), diantroni (ipericina, emodinantrolo),
tannini, fitosteroli, acidi organici, furanocumarine.
Azioni accertate oggi: per uso esterno
– antiinfiammatoria, cicatrizzante, antiustioni e antipiaghe da decubito. Per
massaggi antireumatici.
Per uso interno – antidepressivo,
antiinfiammatorio articolare; anti-ulcera gastrica e intestinale;
*Galeno rimase a corte fino alla morte, quindi fino ai tempi di Settimio Severo, dato che morì circa a 82 anni, in barba a chi dice che al tempo dei Romani la gente viveva meno di 40 anni. Al solito dipende da chi prendiamo in considerazione: ancor oggi ci sono popoli poverissimi, dove le malattie, la malnutrizione, la fatica fisica estrema non consentono di essere longevi. La longevità è dovuta a fattori sociali, non di “epoca”.