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giovedì 29 agosto 2013

Todoverto indaga a Pienza i codici della memoria

Il flusso lineare di segnali che vanno da un neurone all’altro non può spiegare, da solo, come il cervello rappresenti la percezione e la memoria.
PIENZA - VAL D'ORCIA: Per via pittorica e plastica Todoverto indaga questo meccanismo attraverso una sequenza di segni alfabetici e numerici, di regole cromatiche e spaziali che danno vita ad un sistema comunicativo che è in grado di veicolare le esperienze, le immagini e le emozioni che l’artista conserva nella propria memoria. Il processo astrattivo, che attribuisce alle opere di Todoverto una valenza aniconica, non impedisce
infatti di cogliere il legame tra esse e il proprio referente. L’uso ricorrente dei fondi color Terra di Siena, la presenza dell’oro, l’azzurro sono il frutto di una libertà immaginativa che riconduce a un livello di realtà visiva che ci sarebbe precluso attraverso i mezzi della conoscenza comune.
Todoverto non istaura con il territorio senese e il patrimonio artistico in esso contenuto un dialogo fondato sulla rappresentazione realistica dei soggetti, perché si affida a una percezione di natura affettiva e simbolica. Egli infatti si vale della realtà che lo circonda come stimolo per la creazione d’un proprio universo plastico e
pittorico nel quale la tridimensionalità dell’opera non scaturisce dall’atmosfericità della tela, ma dal sovrapporsi di più piani di stoffa nei quali si aprono “tagli” e “bruciature” che consentono di vedere in profondità, di cogliere segni alfabetici e numerici al cui valore si perviene solo per via traslata e allusiva.
Lettere, numeri, segni di punteggiatura nelle sue opere subiscono un processo di oggettivazione, divengono forme concrete svincolate da qualsiasi associazione fonetica e linguistica. Queste ‘abbreviazioni’, come i “tagli”, le “cuciture” e le “bruciature”, consentono a Todoverto di definire il proprio stile espressivo che non è finalizzato alla mera riproduzione dell’oggetto, bensì alla più profonda conoscenza dello stesso. La sua “visione” della Val d’Orcia non è infatti fondata su una registrazione ottica dei vari elementi che costituiscono
il territorio, ma sulla capacità di afferrarne le strutture significanti.

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