La Val d’Orcia ha sempre avuto una vocazione agricola. Oggi questa vocazione si estende a un senso molto lato di 'coltura': questo termine, infatti, comprende non solo la coltivazione dei campi, la pastorizia, la gestione dei boschi, ma anche la
manutenzione di strade e aree comuni, la creazione e il mantenimento di aree educative adatte a un turismo evoluto, la produzione oculata di energie alternative 'di seconda generazione' (per soddisfare la domanda locale e non basate solo sugli incentivi), con conseguente aumento del reddito e di posti lavoro (in agricoltura, energia, turismo, manutenzione, educazione civile e naturalistica nelle scuole, ecc). Tutto ciò può essere raggiunto se sarà possibile realizzare un patto fra agricoltori, produttori di beni e sevizi e istituzioni; un patto che sia fatto di regole condivise, mirate a sviluppare l’agricoltura e l'attenta gestione del suolo. Di regole che permettano lo snellimento e la semplificazione delle procedure, che favoriscano l’agriturismo, che controllino l’erosione delle crete, che impediscano ogni tipo di inquinamento, dallo spargimento incontrollato di fanghi di digestore a quello luminoso, che organizzino eventi di qualità collegati alla storia.
manutenzione di strade e aree comuni, la creazione e il mantenimento di aree educative adatte a un turismo evoluto, la produzione oculata di energie alternative 'di seconda generazione' (per soddisfare la domanda locale e non basate solo sugli incentivi), con conseguente aumento del reddito e di posti lavoro (in agricoltura, energia, turismo, manutenzione, educazione civile e naturalistica nelle scuole, ecc). Tutto ciò può essere raggiunto se sarà possibile realizzare un patto fra agricoltori, produttori di beni e sevizi e istituzioni; un patto che sia fatto di regole condivise, mirate a sviluppare l’agricoltura e l'attenta gestione del suolo. Di regole che permettano lo snellimento e la semplificazione delle procedure, che favoriscano l’agriturismo, che controllino l’erosione delle crete, che impediscano ogni tipo di inquinamento, dallo spargimento incontrollato di fanghi di digestore a quello luminoso, che organizzino eventi di qualità collegati alla storia.
Questo patto, nelle esperienze europee già sviluppate, si chiama Parco agricolo.
Ed è a quanto sta lavorando il "Comitato per la tutela e lo sviluppo della Val d'Orcia, Amiata e Crete senesi" fianco a fianco alla RETE DEI COMITATI e quindi alla Regione Toscana, affinché questo Parco prenda forma in un prossimo futuro, con l'apporto sinergico e la partecipazione di chi lavora e vive in questa valle.
Il Parco agricolo è un obiettivo fondamentale, ma anche, e forse più di tutto, è importante il processo che porta alla formazione del Parco, a partire dalla costruzione di consenso e di partecipazione attiva dei soggetti potenzialmente interessati. Si tratta di una sfida difficile che richiede un atteggiamento che non si accontenti dell'esistente nei periodi di relativa prosperità e che non cerchi di cambiare e di migliorare solo sotto la pressione della crisi. Vantaggi competitivi, come quelli di cui attualmente gode la Val d'Orcia, possono essere rapidamente annullati da competitori emergenti in grado di proporre un'offerta più innovativa e articolata. Ogni rendita di posizione è destinata a esaurirsi rapidamente.
Progettare un Parco agricolo significa guardare in avanti; realizzarlo significa essere in un futuro di sostenibilità e di cura del patrimonio territoriale.
Progettare un Parco agricolo significa guardare in avanti; realizzarlo significa essere in un futuro di sostenibilità e di cura del patrimonio territoriale.