di Alberto Cappelli
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°9)
Mi capita spesso ancora oggi di
tornare con la memoria a quando da piccolo, a Torrenieri (mio paese natale), mi
ponevo ai lati della strada “Traversa dei Monti”, - da noi chiamata “Vi'
lunga”, ma nota anche come Strada Pecorile Maremmana da
Val Di Chiana -
insieme ad altri amici per assistere, due volte l'anno, al passaggio dei greggi
che in autunno si recavano nei pascoli della maremma e a fine maggio, dopo la
tosatura, tornavano sull'Appennino Tosco-Romagnolo.
Ricordo ancora l'incedere
maestoso dei pastori – delle volte con un agnellino in braccio, per risparmiare
loro la fatica del cammino – attenti a regolare l'attraversamento della Cassia,
punto assai pericoloso, anche se il traffico all'epoca era, non dico
inesistente, ma quasi; o la guardia silenziosa ma vigile dei cani maremmani,
che vagavano da un lato all'altro del gregge; o gli arieti con le loro corna
ricurve, con al collo un campanaccio che accompagnava il belato delle
pecore.
Il passaggio dei greggi proseguiva per diversi giorni e noi ragazzi
non ci stancavamo di assistervi, cantilenando una insulsa nenia che diceva
“passan le pecore, i cacarelli fumano”.
Altri tempi, ma quelli erano,
insieme a pochi altri, all'epoca i divertimenti di noi ragazzi.
I greggi erano composti da un
gran numero di animali – nel lontano 1500 ve ne erano anche di 1000 capi; nel
territorio di Cinigiano, nei primi decenni del 1800 fra la primavera e
l'autunno si contavano provenienti da Torrenieri circa 200.000 capi di bestiame – ma nel periodo precedente il secondo
conflitto mondiale il numero degli ovini componenti i greggi era, comunque,
diminuito.
Nei tempi lontani gli animali
interessati alla transumanza non erano soltanto gli ovini, ma anche i bovini.
Nel giugno del 1940, come noto,
l'Italia senza preavviso invase la Francia e l'aviazione francese, per
ritorsione, dal giorno dopo iniziò a bombardare, fra l'altro, la maremma
livornese e grossetana e in particolare gli obiettivi strategici, quali porti,
ferrovie, caserme e altre strutture militari.
I pastori del Casentino,
Romagnoli e dell'Alta Valle Tiberina che facevano pascolare i loro greggi nelle
“maremme”, tornati da poco nei pascoli estivi di altura, in autunno non
tornarono sui pascoli della costa.
Pochissimi, fra i quali ricordo
un certo Amadori pastore romagnolo, ottennero da poche aziende agrarie della
zona, il permesso di pascolare nei propri terreni, previo accordo con i
mezzadri. Poi, terminata la guerra, i greggi transumanti non si videro più.
Ovviamente il fenomeno della
transumanza interessava tutta la Toscana, regione che, come è noto, si sviluppa
fra l'Appennino e il litorale. Anche le strade che utilizzavano i pastori
variavano a seconda della provenienza e della destinazione. In queste brevi note
riferirò solo sugli itinerari che interessavano la Val D' Orcia, la Val Di
Chiana, l' Amiata e la Maremma Grossetana.
La viabilità utilizzata per la
transumanza era costituita da grandi percorsi svincolati dai centri urbani;
spesso erano itinerari risalenti all'epoca etrusca, decaduti per
l'urbanizzazione romana e medioevale, ma ancora utilizzati per gli spostamenti
pastorali tra l'Appenino e il litorale.
La transumanza è una pratica
antica che si perde nella notte dei tempi ed il suo decadimento ebbe inizio
nella seconda metà del 1800, quando i grandi allevamenti transumanti si
trasformarono in impresa familiare, con greggi che difficilmente superavano i
100 capi.
Questo tipo di pastorizia
consentiva di coniugare le risorse della montagna nel periodo estivo, con i
pascoli invernali delle pianure maremmane, ma apportava anche benefici sanitari
per il bestiame, vuoi per il cambiamento climatico e ambientale, vuoi – in
particolare nei tempi antichi – per integrare una dieta povera di sale, nociva
alla salute degli ovini.
Il passaggio delle greggi poteva
costituire un problema per i contadini che si trovavano lungo le strade della
transumanza, per cui effettuavano una discreta vigilanza affinché gli ovini non
entrassero nei coltivi
Questa pratica di allevamento
venne regolamentata da disciplinari. In Toscana vi dette inizio lo Stato senese
che nel 1419 adottò lo Statuto dei Paschi di Siena, con il quale si
disciplinava il movimento dei greggi nei territori di pascolo (Dogane),
si regolavano gli ingressi, i punti di conta, le date di frequentazione dei
pascoli e i percorsi connessi (Strade di Dogana). Allo Statuto senese si
ispirarono gli Statuti della Dogana di Firenze del 1579.
La strada di transumanza che dal
Casentino portava in Maremma, aveva inizio a Rassina e da qui, raggiunto lo
spartiacque fra il Valdarno e il Casentino, passava dall'antica Dogana di
Laterina, quindi risaliva la Val d'Ambra ed entrava nel bacino dell' Ombrone,
da dove i pastori proseguivano per la Colonna del Grillo e per Torrenieri,
entrando in Maremma a Cinigiano. Questo percorso era seguito anche dai pastori
romagnoli e dell'Alta Valle Tiberina ed era controllato dalle calle di
Cinigiano.
Da queste stesse aree, se i
pastori decidevano di dirigersi verso il bacino dell' Albegna, dopo Torrenieri
si seguiva un altro itinerario situato più ad est, che passava per le pendici
occidentali dell' Amiata.
Chi, invece, voleva accedere ai
pascoli del Viterbese, percorreva la Val di Chiana fino a Montepulciano, quindi
oltrepassata Cetona si entrava nel bacino del fiume Fiora o del torrente
Paglia.
L'itinerario maremmano sopra
indicato, dopo la Colonna del Grillo raggiungeva Monte Sante Marie e Asciano
(dove vi era la terza sosta, la prima nel senese). Tra Asciano e San Giovanni
d'Asso seguiva il borro La Capra
proseguendo poi per Vaccareccia, Baccoleno e Villa Sant'Antonio, dove
scollinava al podere Spinalbe (quarto pernottamento); quindi, seguendo il
percorso del torrente Asso, raggiungeva Torrenieri e da qui, dopo la località
Lamo, saliva a Montalcino per scendere
al fiume Orcia che attraversava a valle della stazione ferroviaria
Sant'Angelo-Cinigiano: questo percorso fu reso possibile solo dopo la
costruzione della strada che dalla località Lamo conduce a Montalcino, avvenuta
sul finire del 1700. Prima, dopo Torrenieri, si proseguiva sulla Strada Pecorile Maremmana da Val di Chiana – in
questo tratto nota anche come Strada Pecorile del Pian dell'Asso – che
scorre parallela alla ferrovia fino al fosso del Rigo, salendo poi al Poggio
San Paolino verso Castelnuovo dell'Abate, per ridiscendere al fiume Orcia (oggi
questo itinerario è percorribile su tratti di strade carrozzabili e su
mulattiere).
Un terzo percorso della
transumanza, da Torrenieri si dirigeva verso Orbetello per raggiungere la
Maremma meridionale: seguiva la Statale Cassia in direzione di San Quirico d'
Orcia fino all'attraversamento del fiume Orcia; qui abbandonava la Cassia dirigendosi verso Castiglione d'
Orcia e, dopo l'antica Osteria Ansitonia, scavalcava diverse
valli affluenti del torrente Vivo per raggiungere Casteldelpiano e Arcidosso,
località dalla quale quattro strade scendevano verso la costa.
Da Torrenieri si potevano raggiungere le Calle di Cinigiano
imboccando dopo Montalcino la Strada Maremmana Paganico-Montalcino, che
passando da Poggio alle Mura, attraversava l' Orcia nella località Capanne.
Oggi questa attività pastorale è
scomparsa, ma ritengo importante non perdere la sua memoria; ricordarla alle
nuove generazioni lo ritengo necessario per far loro conoscere tutte le tappe
che hanno condotto l'umanità al modo di vivere attuale.
(Per saperne di più: Paolo
Marcaccini, Lidia Calzolai “I percorsi della transumanza in Toscana”,
Edizione Polistampa, 2003).