(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°9)
Una delle caratteristiche del paesaggio della Val d’Orcia
(e non solo!) è un fiore dallo splendente colore rosso: il Papavero rosso, detto anche “Papavero erratico”,
che è la traduzione del suo nome antico, ancor oggi usato dai botanici,
“Papaver rhoeas”. “Rhoeas” viene da un termine greco che significa “scorre”,
“fluisce”, “cambia rapidamente”, in relazione alla facilità con la quale perde
i petali.
Sempre gli Antichi lo chiamavano “selvatico”, per
distinguerlo dal “domestico” o “bianco”; quest’ultimo sarebbe poi il Papavero
da Oppio. Infatti il Papavero rosso non contiene alcaloidi del gruppo della
morfina e quindi è suscettibile dell’ uso privato e familiare. Il Papavero da
Oppio, lo stesso Oppio e gli alcaloidi fenantrenici (come è la morfina) sono
soggetti a rigorosi vincoli di legge: ne
è vietato l’ uso al di fuori del rigoroso controllo medico.
Come è nostro solito iniziamo l’esame delle sue proprietà a
partire dal più grande e complesso testo farmacologico dell’antichi, ovvero la
“Materia Medica” di Dioscoride, medico militare delle legioni di Vespasiano
(mentre era Imperatore Nerone, durante la Prima Guerra Giudaica, circa nel 60
d.C.).
“Materia Medica”, Libro IV, Cap. 66 (vers. Mattioli):
<< Dassi la
Decottione di cinque ovvero sei de suoi capi fatta in tre ciati [ciato: misura
di volume di 45 ml circa; quindi sono 135 ml circa] fino alla consumazione
della metà, a bere per far dormire. Bevuto il seme con Acqua Melata alla misura
di un acetabolo [unità di volume di circa 70 ml circa], mollifica leggermente
il corpo. Mettesi nei confortini ed in altri alimenti dolci, et mangiasi per il
medesimo effetto. Le fronde impiastrate insieme con i capi, spengono le
infiammazioni: et fomentandosi con esse, ovvero spargendosi la decottione loro
sopra il capo, induce agevolmente il sonno >>.
Poi abbiamo il buon Galeno, medico personale di Marco Aurelio
(quindi siamo già nel II secolo d.C.), che descrive le proprietà delle varie
droghe nel suo “Virtù dei semplici medicamenti”, Libro VII:
<< Sono dei Papaveri più speci, delle quali una è
chiamata “Rhea”, poiché presto cadono i petali dei suoi fiori, l’altro è il
domestico, che qualche volta si coltiva ... La virtù presente in tutti è
quella raffreddante. Il seme del domestico bianco [il Papavero da Oppio; i suoi
semi sono usati ancor oggi, ad esempio in Alto Adige/Sud Tirol, per decorare ed
insaporire pane e dolciumi, come al tempo di Dioscoride], chiamato “Thilacite”,
fa dormire mediocremente, il perché lo spargono sopra il pane e lo mangiano
composto/candito con Miele. Ma il seme di quello, che abbiamo rammentato per
primo, ed al quale cadono subito i petali dei fiori [cioè il nostro Papavero
rosso], raffredda molto più valorosamente; per questo motivo non si può usare
come quello del domestico, mischiato con Miele. Così, dunque, mangiato, fa
grandemente dormire; per questo motivo alcuni ne mettono un poco in quelle
paste che si preparano con Miele e pane >>.
Infine citiamo un autore che, a differenza del Mattioli, non
cita le sue fonti, ma sicuramente le arricchisce: Castore Durante, medico umbro
attivo nella seconda metà del XVI secolo. Durante scrive uno dei testi più ricchi,
dedicato alle sole droghe vegetali l’ “Herbario Nuovo”. Di nuovo ha ben poco,
dato che lui (a parte qualche modesta esperienza personale e di altri medici
coevi) saccheggia impunemente Dioscoride, Galeno, Avicenna e altri autori
medievali e rinascimentali.
Da “Herbario Nuovo”, edizione romana del 1585, pg. 333:
<< Papavero erratico
Errans plenum que sopore Papaver;
Inflammata iuvat
foliis, atque leniter alvum
Semina demollit,
flores in pulvere dulci
Et lympha epoti corpus
pleuritide privant >>.
Ne diamo una traduzione sintetica:
<< Il Papavero errante favorisce il sonno
Le foglie giovano nelle infiammazioni e ammorbidiscono le
feci
I semi sono emollienti, i fiori polverizzati addolciscono
E la linfa bevuta porta via dal corpo la pleurite >>.
<< ... >>.
<< Qualità: rinfresca, è sonnifero et è sonnifero e
freddo nel IV grado [il IV è il grado massimo di una qualità, secondo la
Tradizione].
Virtù: di dentro. Dassi la decottione di cinque ovvero sei
dei sui capi fatta in tre ciathi [ circa 135 ml] di Vino, fatta bollire fino
alla consumazione della metà, a bere per far dormire. Bevuto il seme con Acqua
Melata [Acqua + Miele parti uguali, fatta bollire fino a tornare alla quantità
del Miele, schiumando mentre bolle], alla misura di un acetabolo [ misura di
volume corrispondente a un po’ meno di 70 ml], mollifica leggermente il corpo;
mettesi nei confortini [dolcetti canditi, adatti a migliorare l’umore, da qui
“confortare”] e in altri cibi dolci e mangiasi per lo medesimo effetto; e triti
in polvere per la doglia di petto chiamata “pontia” [affezione broncopolmonare
e pleuritica], e bevonsi con Acqua Melata, o con decottion pettorale al peso di
una dramma [dracma, circa 4,5 gr]. Del che havendo alcuni medici bellissime
esperienze, hanno poscia usato di fare il sciroppo, hora col succo, hora con
l’infusione de i predetti fiori: il quale usano poscia ne i siroppi loro, che
per tale effetto compongono, con felice successo. Usano le villane l’herba de i
papaveri salvati chi ne i cibi abbondantemente, et altrove ne ingrassano i paperi. L’ Acqua
stillata da questa pianta estingue il soverchio calore interno, onde nelle
febbri ardenti si beve utilmente, perciochè rinfresca il fegato, et mitiga
facendone gargarismo l’infiammagioni della gola et della lingua
Virtù: di fuori. Il
succo dell’ herba con Nitro [carbonato di sodio minerale] et solfo sana la
rogna, e giova à tutti i difetti della pelle. L’ Acqua lambiccata giova alle
erisipile [erisipole: in questo caso le forme dermatologiche eruttive
infiammate, arrossate e pruriginose], al flusso del sangue dal naso, et
all’infiammagioni del fegato, applicata con una pezzetta. Messa alle tempie
giova nella frenesia. L’ Acqua che nel principio di Giugno si stilla da l’herbe
tagliata, leva le macole rosse della faccia, lavandole due volte al giorno. Fa
bianche le mani, et applicata alle tempie provoca il sonno. Vale alla faccia
incotta dal Sole, et al dolor caldo di testa. Sana l’ulcere della bocca, et
giova a i caldi dolori de gli occhi. La decottione, facendone lavanda, ferma i
mestrui, et mitiga l’infiammagioni, et i doloride gl’ occhi >>.
Per concludere, gli Antichi Maestri avevano ben presente la
differenza tra i vari Papaveri. Certo è che il nostro, umilissimo (e
gratuito!) Papavero rosso è, per i suoi semi, più potente del “somniferum”, il
moderno “Papavero da Oppio”. Non ci sono alcaloidi fenantrenici (come la
morfina), ma ci sono gli ossichinolinici come la papaverina, che ha azione
rilassante muscolare, sedativa e blandamente (secondo i parametri moderni) sonnifera. Buon sonno a tutti!