Donatella Vannetti |
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°9)
La Valdorcia, dal 2004 “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” UNESCO, primo territorio rurale a essere premiato con questo riconoscimento, è un angolo di Toscana ai piedi dell’Amiata, che, per la sua straordinaria bellezza, è spesso location di film con riprese mozzafiato di crete e terre bruciate, un paesaggio incantato, quasi lunare, una terra dove i
vigneti si adagiano accanto a verdi cipressi e gialle distese di grano. Una valle e un fiume che dà il nome a un Consorzio di vignaioli che si sono organizzati attorno a un progetto comune nato 12 anni fa. Un piccolo Consorzio, quello della DOC Orcia, che conta una quarantina di iscritti per un totale di circa settanta ettari di vigneto, una produzione complessiva di 3.400 quintali d'uva e circa 100mila bottiglie, ma intraprendente, che ha imparato, da subito, a lavorare sodo. In questi anni i produttori hanno dovuto reimpiantare vigneti obsoleti, forgiare un carattere per i propri vini, acquisire le professionalità necessarie che servono a garantire standard costanti di qualità, essere presenti ai meeting che contano: “Come Consorzio abbiamo cercato di legare il vino Orcia in maniera indissolubile al territorio di produzione – ci dice la presidente Donella Vannetti - infatti durante le degustazioni lo abbiamo sempre proposto in abbinamento ai tanti altri buoni prodotti della filiera agroalimentare di questa terra famosa in tutto il mondo. E un'attenzione particolare sarà sempre più rivolta alla nostra base sociale, cercando di allargare il consenso verso il Consorzio, strumento indispensabile per le aziende. La Denominazione sta crescendo qualitativamente, stiamo puntando molto sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni e il mercato e le guide di settore ci premiano. Non scordiamoci che il vino è ormai un tratto culturale importante per la vita delle nostre comunità, che vi trovano un elemento essenziale della propria identità”. La DOC Orcia abbraccia il territorio di ben 13 comuni - Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda, Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena - con una varietà pedologica tale da esprimere un’ampia diversità di caratteri: se dai terreni costituiti prevalentemente da sabbie gialle e ubicati ad altitudini che oscillano intorno ai 500 metri s.l.m. si ottengono vini fini ed eleganti, nei terreni costituiti invece da scisti argillosi o con prevalenza di galestro o alberese, si fanno sentire la potenza e la sapidità. Ultima novità la “Riserva Orcia Sangiovese” con un minimo di 90% di Sangiovese e cinque vitigni autoctoni - foglia tonda, colorino, canaiolo, pugnitello e malvasia nera – che, dopo un periodo d'invecchiamento non inferiore a 30 mesi, di cui almeno 24 in botti di legno di rovere e i restanti 6 in vetro, uscirà nel 2015. Un calice di Orcia che, abbinato a territorio di un inestimabile valore artistico, paesaggistico e culturale, convince sempre più.