La presentazione in anteprima all’Istituto Agrario e Geometri “San Pardo” di Larino, ha avuto il significato di una dedica di Pasquale Di Lena, l’autore del libro “Agricoltura e Territorio”, all’istituto che l’ha avuto tra i primi diplomati tanti anni fa. “Domani” e “futuro” le due parole ricorrenti che sono
diventate filo conduttore di quella nuova centralità, agricoltura e ambiente, a significare lo stretto rapporto tra sicurezza alimentare e sostenibilità dello sviluppo, essenziale anche, e soprattutto, per salvaguardare e tutelare il territorio che resta la nostra risorsa primaria, oltre che la nostra identità e l’origine della qualità delle nostre eccellenze alimentari. L'agricoltura ha l'ormai sottovalutato e purtroppo scontato merito di produrre cibo e, come tale, è un settore vitale e primario, che ha bisogno di essere recuperato prima di tutto culturalmente per ridare spazio a sogni e progetti in grado di attirare l’attenzione dei giovani, per renderli protagonisti e, come tali, imprenditori capaci di trovare quelle condizioni di vita e di reddito che non è possibile trovare altrove, ma, anche, di ritrovare i valori persi per colpa di un sistema che ha come unico riferimento il profitto. E’ importate, in questa fase di grave crisi che attanaglia l’agricoltura, non arrendersi, ma credere nel futuro dell’agricoltura, così come scrive e argomenta Pasquale Di Lena con questo suo ultimo lavoro, che anticipa il documento risolutivo del “Forum sulla Sovranità Alimentare”, che si è tenuto lo scorso agosto a Krems in Austria. “Si tratta – ha affermato l'autore - di produrre cibo in sintonia con la natura, cioè di ottenere più cibo con minor uso di energia e risorse, eliminando ogni spreco indotto da una società consumistica. Basti pensare che si perdono ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, pari a 1/3 della produzione mondiale di cibo per consumo umano, mentre oltre 1 miliardo di persone soffre la fame e muore ogni giorno per fame. Un mondo che ha superato velocemente i 6 miliardi di persone e che si avvicina ai 9 miliardi previsti nel 2050, cioè domani. Si tratta anche di pensare l’agricoltura dentro quel contenitore fantastico e primario che è il territorio e nel suo significato più ampio di cibo, qualità, sicurezza alimentare, salvaguardia della biodiversità e delle risorse naturali, il No agli Ogm, la sostenibilità e i diritti d’uso delle risorse nelle mani di chi produce cibo; il Glocal al posto del Global, col consumo di cibi locali e stagionali, la riappropriazione delle pratiche e saperi in cucina”. L’autore ha concluso dicendo che “il mondo ha bisogno dell’agricoltura, cioè dell’attività che da oltre 10mila anni mette a disposizione dell’umanità il cibo, la principale fonte della sua alimentazione e, nel contempo, l’agricoltura ha bisogno di giovani appassionati e professionalmente capaci per rilanciare questo suo ruolo primario per la sicurezza alimentare nel momento in cui si afferma la sovranità alimentare. Sono, però, soprattutto i giovani che hanno bisogno dell’agricoltura per programmare il loro futuro”.
diventate filo conduttore di quella nuova centralità, agricoltura e ambiente, a significare lo stretto rapporto tra sicurezza alimentare e sostenibilità dello sviluppo, essenziale anche, e soprattutto, per salvaguardare e tutelare il territorio che resta la nostra risorsa primaria, oltre che la nostra identità e l’origine della qualità delle nostre eccellenze alimentari. L'agricoltura ha l'ormai sottovalutato e purtroppo scontato merito di produrre cibo e, come tale, è un settore vitale e primario, che ha bisogno di essere recuperato prima di tutto culturalmente per ridare spazio a sogni e progetti in grado di attirare l’attenzione dei giovani, per renderli protagonisti e, come tali, imprenditori capaci di trovare quelle condizioni di vita e di reddito che non è possibile trovare altrove, ma, anche, di ritrovare i valori persi per colpa di un sistema che ha come unico riferimento il profitto. E’ importate, in questa fase di grave crisi che attanaglia l’agricoltura, non arrendersi, ma credere nel futuro dell’agricoltura, così come scrive e argomenta Pasquale Di Lena con questo suo ultimo lavoro, che anticipa il documento risolutivo del “Forum sulla Sovranità Alimentare”, che si è tenuto lo scorso agosto a Krems in Austria. “Si tratta – ha affermato l'autore - di produrre cibo in sintonia con la natura, cioè di ottenere più cibo con minor uso di energia e risorse, eliminando ogni spreco indotto da una società consumistica. Basti pensare che si perdono ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, pari a 1/3 della produzione mondiale di cibo per consumo umano, mentre oltre 1 miliardo di persone soffre la fame e muore ogni giorno per fame. Un mondo che ha superato velocemente i 6 miliardi di persone e che si avvicina ai 9 miliardi previsti nel 2050, cioè domani. Si tratta anche di pensare l’agricoltura dentro quel contenitore fantastico e primario che è il territorio e nel suo significato più ampio di cibo, qualità, sicurezza alimentare, salvaguardia della biodiversità e delle risorse naturali, il No agli Ogm, la sostenibilità e i diritti d’uso delle risorse nelle mani di chi produce cibo; il Glocal al posto del Global, col consumo di cibi locali e stagionali, la riappropriazione delle pratiche e saperi in cucina”. L’autore ha concluso dicendo che “il mondo ha bisogno dell’agricoltura, cioè dell’attività che da oltre 10mila anni mette a disposizione dell’umanità il cibo, la principale fonte della sua alimentazione e, nel contempo, l’agricoltura ha bisogno di giovani appassionati e professionalmente capaci per rilanciare questo suo ruolo primario per la sicurezza alimentare nel momento in cui si afferma la sovranità alimentare. Sono, però, soprattutto i giovani che hanno bisogno dell’agricoltura per programmare il loro futuro”.