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giovedì 6 settembre 2012

Val d’Orcia, no ai fanghi puzzolenti

(di Mario Neri - tratto da www.patrimoniosos.it)
Prodotti dai depuratori, vengono sparsi a pagamento nei campi: “I turisti scappano”.
Un paesaggio che finora è valso a questo spicchio di terra il riconoscimento più grande. «Qui siamo in un parco tutelato dall’Unesco, eppure nemmeno questo è bastato a frenare gli sversamenti», dice Massimo
Magrini, sindaco di Radicofani. Era già successo nel 2009 nelle Crete Senesi, a Sovicille, Cetona, Chiusi. In un anno, decine di camion provenienti da Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Marche, Umbria e Abruzzo avevano scaricato sui campi della zona 17mila tonnellate di fanghi. Ad Asciano la Procura aveva perfino aperto un’inchiesta dopo le denunce dei cittadini. Qualcuno aveva lamentato bruciori alla gola e crisi respiratorie. Ora gli «spandimenti» però sono ricominciati a Radicofani e stanno per «colpire» anche i pascoli di Pienza. In uno dei luoghi più attrattivi per l’economia turistica della regione stanno per riversarsi tonnellate di scorie urbane. Sono fanghi provenienti dai depuratori di acque reflue dei centri abitati. Rifiuti speciali non pericolosi. Ma se trattati, possono venir impiegati come fertilizzanti al posto dei concimi. «Lo consente una decreto del ’92, anzi lo incentiva come alternativa allo smaltimento in discarica - spiega Magrini - Se controllati, non dovrebbero essere tossici, ma emanano un odore insopportabile anche a chilometri di distanza ». «Una puzza che rischia di far fuggire i turisti e farci perdere i riconoscimenti dell’Unesco. Basta - si arrabbia Fabrizio Fè, sindaco di Pienza - non li vogliamo ». Il timore dei sindaci è che i miasmi e l’ombra di sversamenti incontrollati pregiudichino l’immagine della Val D’Orcia e ne mutino anche il paesaggio. «Rischiamo di perdere il milione di turisti che ogni anno vengono in vacanza nel nostro territorio», dice Andrea Pisano, titolare dell’agriturismo Fonte Bertusi, un podere fra i colli di Pienza ai piedi del quale stanno per riempire di queste sostanze 70 ettari.
Da mesi i sindaci della Val D’Orcia stanno tentando di stoppare le autorizzazioni. Insieme a quella per Pienza, ce ne sono altre 8 in fase di istruttoria. Una battaglia a suon di delibere e regolamenti. Piccole restrizioni e obblighi che però non possono diventare veti ma solo scoraggiare il business dei fanghi. Perché di questo si tratta. I depuratori di mezz’Italia se ne liberano pagando contadini e agricoltori in crisi. «Offrono da 800 a 1000 euro per ogni ettaro messo a disposizione - spiega Magrini - Si possono scaricare fino a 120 tonnellate per ettaro ogni tre anni. A Radicofani i camion li stanno seppellendo in un appezzamento da 60 ettari». E lo stesso ha chiesto di fare la volterrana Aquaser srl a Pienza.
A istruire le autorizzazione è la Provincia, che per ora ha dato un via libera condizionato ad alcune integrazioni progettuali. «Abbiamo le mani legate, non possiamo vietare tout court queste operazioni, nemmeno se si tratta di un parco vincolato», dice Gabriele Berni, assessore provinciale all’ambiente. Ma anche la Provincia di Siena ha provato a stringere le maglie delle norme nazionali emanando un regolamento che fissa paletti molto restrittivi per ottenere le concessioni. Ad esempio, ha diminuito del 90% i quantitativi di fanghi scaricabili nello stesso giorno o imposto che gli interramenti avvengano a distanze maggiori dalle case rispetto a quelle fissate dalla legge nazionale. «L’ideale sarebbe introdurre un principio di prossimità - conclude Berni - è assurdo che i fanghi di Caserta si smaltiscano da noi. Abbiamo anche stanziato più fondi per aumentare i controlli dell’Arpat, ma di più non possiamo fare. Deve aiutarci la Regione con una legge che
protegga le aree pregiate».

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