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Il senso della partecipazione

di Giorgio Scheggi          
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°6)
Tutti senza un grammo di coraggio, in larga misura privi di consapevolezza e con l’aria furbetta e pateticamente pronti a fare battute su qualsiasi cosa. E’ la condizione drammatica della classe politica del nostro paese ed è una piccola parte di ciò che ne ha determinata la distanza, meglio, la diffidenza, quando non pura avversione, dei cittadini. Sappiamo che non esiste più alcun luogo ove si possano formare i futuri dirigenti, dove l’intreccio fecondo tra le nuove idee
e l’esperienza di chi ha avuto responsabilità nei partiti o nell’amministrazione pubblica faceva crescere gli uni e gli altri.
In questo contesto ci perdono tutti: i cittadini, sempre più alla ricerca di un “personaggio”, di un Houdini, di un risolutore; ci perdono quei politici che lavorano, nonostante tutto, con dignità e impegno e che provano a rimanere collegati alla società civile; ci perde lo Stato, sempre meno credibile nelle istituzioni e nei propri organismi di rappresentanza.
Eppure, di tanto in tanto, spesso in ambito locale, rifiorisce un comune senso di partecipazione, il tentativo di ricreare un orizzonte, una prospettiva che dia senso ad un divenire altrimenti sempre più gelidamente distante, inafferrabile, indifferente.
Chi scrive crede, meglio, spera, che i partiti abbiano ancora la forza per autoriformarsi e che ci restituiscano la loro funzione costituzionale, nel frattempo, tuttavia, ci deve essere chi ne continui la perduta capacità di sottrarre le persone dall’individualismo e le solleciti ad essere parte viva della società.
Quando abbiamo costituito l’Associazione Orcia, eravamo mossi da un generico desiderio di rilanciare qualche tema di interesse locale, qualche richiamo alla storia di un territorio, alla sua cultura, al suo patrimonio. Ci siamo ritrovati a discuterne tra persone di orientamenti politici diversi, persone che anche sui singoli temi hanno approcci diversi, eppure, in quelle occasionali riunioni, ho sentito questa comune volontà di non farsi travolgere da ciò che ci viene suggerito come inevitabile, dalle scorciatoie, dalle mode. Ecco perché, anche da un simile, minuscolo, contesto può nascere qualcosa di positivo, un sodalizio che osi opporsi al degrado, che invochi la partecipazione degli Amministratori Pubblici, che prema sulla cittadinanza perché si informi, perché divenga, appunto, opinione pubblica.
Quando verrà il momento di decisioni scomode, di scelte di governo del territorio difficili come l’utilizzo del suolo, le gestione delle acque, le infrastrutture, ecc., se ci sarà stato chi, per tempo, ne avrà conosciuti i contenuti, i rischi, le conseguenze, quando questi temi dovranno trasformarsi in atti concreti, in scelte definitive, avremo tutti quanti, Amministratori per primi, il conforto della consapevolezza.
Se noi per primi fossimo consapevoli di tutto ciò, converrebbe, forse, allargare ad un numero sempre maggiore di persone, la possibilità di condividere con noi le idee, le preoccupazioni o il disagio per ciò accade intorno a noi. L’Associazione Orcia, prima associazione intercomunale della Val d’Orcia, potrà crescere e radicarsi ed altri potrebbero seguirne l’esempio.
Nel 1768 venti commercianti costituirono l’Associazione del Commercio o Camera di Commercio di New York: è ancora là.