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I comuni medievali della ... (premessa)

di Anabel Thomas        
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°6)
In un blog del dicembre scorso, Giorgio Scheggi discute la legge Calderoli e la nuova Unione dei Comuni («la Val d’Orcia è un insieme che non appartiene a nessuno singolarmente»). Scheggi conclude dicendo che, dietro allo spirito della legge Calderoli, c’è l’incapacità dello Stato ad obbligare i Comuni a fondersi tra loro e, per lasciar loro l’orgoglio municipale, riunirli in un organismo che ha i poteri ma non la legittimità democratica di un
voto. Secondo Scheggi «un cittadino di Contignano, di Monticchiello, del Vivo, si identificherà sempre come tale, indipendentemente dalla forma amministrativa che i Comuni vorrano darsi».
Poco dopo, Fabio Pellegrini (Notizie Val d’Orcia, 31 dicembre, “Chi ha ragioni da difendere non scappa”) discute il comunicato del consiglio comunale del 30 dicembre 2011 – Lista civica «La Piazza» per Pienza e Monticchiello. Il comunicato fa riferimento alla passata amministrazione ed il modo in cui quella aveva catapultato Pienza nella zona Amiata - Val d’Orcia. Successivamente la lista civica non aveva aderito all’Unione dei Comuni dell’Amiata - Val d’Orcia, dopo la cessazione dell’attività della Comunità Montana. Pienza, dunque, risultava inserita nell’ambito della Valdichiana senese. Poco dopo è stato di nuovo inserita nell’ambito dell’Amiata - Val d’Orcia, «contro la scelta democratica dei cittadini di Pienza che ci hanno dato la maggioranza in vista di una riconsiderazione della nostra appartenenza alla Comunità Montana Amiata-Val d’Orcia».
Il comunicato del consiglio comunale conclude dicendo che «La nostra realtà locale deve rimanere sempre un punto di riferimento per tutti quei paesi nei quali i cittadini si stanno organizzando in comitati e liste civiche per tornare a scegliere, indipendentemente dalle decisioni calate dall’alto e da lontano».

Leggendo queste due comunicazioni, mi sono venuti in mente la formazione dell’antico sistema del vicariato nel contado senese (settecento anni fa) e il controllo politico, militare e amministrativo del Governo dei Nove (1287-1355). Mi sono anche ricordata dei ruoli assunti in questo contesto dai vari Comuni della Val d’Orcia. Come vedremo, durante il primo Trecento, Siena voleva stabilire un vero dominio intorno alla città. Con l’andar del tempo, i rapporti economici furono sempre più sbilanciati a vantaggio degli abitanti di Siena. Come Giuliano Pinto scrive nella premessa a La costruzione del dominio cittadino sulle campagne, «la città estese progressivamente la propria giurisdizione sul contado, organizzandolo e amministrandolo secondo modalità spesso non contrattate». Che in questa storia ci siano delle lezioni da imparare per l’amministrazione dei Comuni della Val d’Orcia nel XXI secolo?
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