(AGENPARL) - "Il piviale di Pio II è uno dei tesori più preziosi e celebri del Museo Diocesano di Pienza (Si). Si tratta di uno dei doni che il pontefice volle elargire alla Cattedrale della “sua” neonata città, consacrata in quel fatidico 1462 di cui ricorrono adesso cinquecentocinquanta anni, festeggiati con un
apposito Giubileo pientino. Un vero e proprio dono da re" E' quanto si legge in una nota del Museo Diocesano di Pienza (Si) nella quale si precisa inoltre che: "Simili vesti liturgiche, destinate a essere utilizzate in occasioni solenni, risalivano infatti a prestigiose committenze reali inglesi di un secolo e mezzo prima e sovente erano utilizzate come omaggi per le più importanti personalità dell’Europa di allora. Nei decenni intorno al 1300, infatti, i sovrani d’Inghilterra potevano contare su maestranze specializzate in grado di realizzare tessuti istoriati di eccelsa qualità, realizzati con una laboriosa e straordinaria tecnica esecutiva detta, per l’origine della manifattura, opus anglicanum. Altri esempi si trovano in Italia e nel mondo; ricordo per tutti i piviali di Ascoli Piceno, Anagni, Bologna, Toledo e quello così detto di Sion del Victoria and Albert Museum di Londra".
"Come ha raccontato Laura Martini in una monografia edita ormai dieci anni fa da Silvana editoriale - prosegue la nota - il piviale di Pio II probabilmente fu realizzato intorno al 1317 e regalato dalla regina Isabella d’Inghilterra al pontefice Giovanni XXII, che risiedeva ormai ad Avignone. Nel guardaroba pontificio avignonese è poi descritto nel 1369, ma un testimone assai attendibile sui fatti di casa Piccolomini, come Sigismondo Tizio, dice che il piviale sarebbe stato recuperato da Pio II in Oriente, grazie a Tommaso Paleologo, insieme con le reliquie del braccio del Battista e della testa di Sant’Andrea. Chissà dunque che a un certo punto della sua storia la preziosa veste liturgica non sia stata donata alla casa reale bizantina da un qualche pontefi ce, per poi rientrare in Occidente grazie a Pio II, che l’avrebbe messo in salvo dall’avanzare dei Turchi".
"Nella rinascimentale Pienza piccolominea il piviale risalta tuttavia come un’opera assolutamente fuori contesto - si legge ancora nella nota -; chi l’osserva si stupisce innanzi tutto per l’ossessivo horror vacui di una minuziosissima decorazione figurata, perfettamente in linea con il sentimento dell’arte che da qualche secolo usiamo chiamare gotica. Entro una cornice architettonica organizzata su tre registri di archetti a sesto acuto e percorsa qua e là da serpeggianti bestiari, risaltano deliziose scenette che raccontano non solo le storie della Vergine Maria, ma anche quelle di due martiri care alla Cristianità: Margherita e Caterina d’Alessandria. Le vicende delle sante donne sono narrate con uno spirito degno della migliore tradizione gotica, in una trama che rimanda alle colorate vetrate d’Oltralpe e risulta antitetica all'ordine della nuova lezione enunciata da Giotto in un Italia che guardava ai più accesi risultati del Gotico soprattutto con gli occhi degli orafi (primo tra tutti il senese Guccio di Mannaia)".
"Un paio di anni fa - si spiega nella nota- questo superbo capolavoro lasciò il museo di Pienza per essere cortesemente ospitato nei laboratori di restauro della Pinacoteca Nazionale di Siena: aveva bisogno di manutenzione e soprattutto era intenzione provvedere a fare sì che in futuro potesse “riposare” in maniera più comoda e sicura nella sua 'casa'. Mentre le restauratrici Maria Giorgi e Graziella Palei, sotto lo sguardo attendo di Laura Martini e con la collaborazione di Isetta Tosini dell’Opificio delle Pietre Dure, ne verificavano lo stato di conservazione, l’esperto climatologo dello stesso Opificio Roberto Boddi valutava quali dovessero essere le più opportune condizioni climatiche per assicurare il migliore futuro possibile al piviale. Si è così provveduto, grazie alla perizia di Etruria Musei, a intervenire sulla teca lignea piccolominea che custodisce il piviale, non solo 'climatizzandola', ma anche facendola poggiare a terra, con una inclinazione di 40 gradi, così da evitare gli antipatici e pericolosi sollevamenti del tessuto dovuti al posizionamento verticale".
"Il 19 maggio 2012, ormai rientrato a Pienza- conclude la nota- il piviale può finalmente essere presentato nella sua nuova veste, accompagnato peraltro da rinnovati apparati didattici. A festeggiarlo, ringraziando la munifica sponsorizzazione della Banca CRAS Credito Cooperativo Chianciano Terme – Costa Etrusca – Sovicille che ha finanziato l’operazione, sono il Sindaco e l’amministrazione comunale, il Vescovo e la Diocesi, la Fabbriceria, la Fondazione Musei Senesi e soprattutto gli stessi Pientini, che a questo tesoro del loro museo sono veramente molto legati da generazioni". La presentazione del restauro è prevista per sabato prossimo alle ore 11. Lo rende noto il Museo Diocesano di Pienza (Si).
apposito Giubileo pientino. Un vero e proprio dono da re" E' quanto si legge in una nota del Museo Diocesano di Pienza (Si) nella quale si precisa inoltre che: "Simili vesti liturgiche, destinate a essere utilizzate in occasioni solenni, risalivano infatti a prestigiose committenze reali inglesi di un secolo e mezzo prima e sovente erano utilizzate come omaggi per le più importanti personalità dell’Europa di allora. Nei decenni intorno al 1300, infatti, i sovrani d’Inghilterra potevano contare su maestranze specializzate in grado di realizzare tessuti istoriati di eccelsa qualità, realizzati con una laboriosa e straordinaria tecnica esecutiva detta, per l’origine della manifattura, opus anglicanum. Altri esempi si trovano in Italia e nel mondo; ricordo per tutti i piviali di Ascoli Piceno, Anagni, Bologna, Toledo e quello così detto di Sion del Victoria and Albert Museum di Londra".
"Come ha raccontato Laura Martini in una monografia edita ormai dieci anni fa da Silvana editoriale - prosegue la nota - il piviale di Pio II probabilmente fu realizzato intorno al 1317 e regalato dalla regina Isabella d’Inghilterra al pontefice Giovanni XXII, che risiedeva ormai ad Avignone. Nel guardaroba pontificio avignonese è poi descritto nel 1369, ma un testimone assai attendibile sui fatti di casa Piccolomini, come Sigismondo Tizio, dice che il piviale sarebbe stato recuperato da Pio II in Oriente, grazie a Tommaso Paleologo, insieme con le reliquie del braccio del Battista e della testa di Sant’Andrea. Chissà dunque che a un certo punto della sua storia la preziosa veste liturgica non sia stata donata alla casa reale bizantina da un qualche pontefi ce, per poi rientrare in Occidente grazie a Pio II, che l’avrebbe messo in salvo dall’avanzare dei Turchi".
"Nella rinascimentale Pienza piccolominea il piviale risalta tuttavia come un’opera assolutamente fuori contesto - si legge ancora nella nota -; chi l’osserva si stupisce innanzi tutto per l’ossessivo horror vacui di una minuziosissima decorazione figurata, perfettamente in linea con il sentimento dell’arte che da qualche secolo usiamo chiamare gotica. Entro una cornice architettonica organizzata su tre registri di archetti a sesto acuto e percorsa qua e là da serpeggianti bestiari, risaltano deliziose scenette che raccontano non solo le storie della Vergine Maria, ma anche quelle di due martiri care alla Cristianità: Margherita e Caterina d’Alessandria. Le vicende delle sante donne sono narrate con uno spirito degno della migliore tradizione gotica, in una trama che rimanda alle colorate vetrate d’Oltralpe e risulta antitetica all'ordine della nuova lezione enunciata da Giotto in un Italia che guardava ai più accesi risultati del Gotico soprattutto con gli occhi degli orafi (primo tra tutti il senese Guccio di Mannaia)".
"Un paio di anni fa - si spiega nella nota- questo superbo capolavoro lasciò il museo di Pienza per essere cortesemente ospitato nei laboratori di restauro della Pinacoteca Nazionale di Siena: aveva bisogno di manutenzione e soprattutto era intenzione provvedere a fare sì che in futuro potesse “riposare” in maniera più comoda e sicura nella sua 'casa'. Mentre le restauratrici Maria Giorgi e Graziella Palei, sotto lo sguardo attendo di Laura Martini e con la collaborazione di Isetta Tosini dell’Opificio delle Pietre Dure, ne verificavano lo stato di conservazione, l’esperto climatologo dello stesso Opificio Roberto Boddi valutava quali dovessero essere le più opportune condizioni climatiche per assicurare il migliore futuro possibile al piviale. Si è così provveduto, grazie alla perizia di Etruria Musei, a intervenire sulla teca lignea piccolominea che custodisce il piviale, non solo 'climatizzandola', ma anche facendola poggiare a terra, con una inclinazione di 40 gradi, così da evitare gli antipatici e pericolosi sollevamenti del tessuto dovuti al posizionamento verticale".
"Il 19 maggio 2012, ormai rientrato a Pienza- conclude la nota- il piviale può finalmente essere presentato nella sua nuova veste, accompagnato peraltro da rinnovati apparati didattici. A festeggiarlo, ringraziando la munifica sponsorizzazione della Banca CRAS Credito Cooperativo Chianciano Terme – Costa Etrusca – Sovicille che ha finanziato l’operazione, sono il Sindaco e l’amministrazione comunale, il Vescovo e la Diocesi, la Fabbriceria, la Fondazione Musei Senesi e soprattutto gli stessi Pientini, che a questo tesoro del loro museo sono veramente molto legati da generazioni". La presentazione del restauro è prevista per sabato prossimo alle ore 11. Lo rende noto il Museo Diocesano di Pienza (Si).