(AGI) - "Questo, tuttavia, non significa che la nostra posizione sia oscurantista. Da parte della Cia -avverte il presidente- non c'e' alcuna preclusione nei confronti della scienza e della ricerca. D'accordo, quindi, con il ministro Clini sulla proposta di una riflessione seria che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola. Il tutto, comunque, deve essere fatto -ripeto- nel pieno rispetto del principio di precauzione e della tutela delle esigenze peculiari delle produzioni di qualita' e tipiche dei territori agricoli italiani". "Nessuno ha mai pensato
che fine farebbero i prodotti tipici e di qualita' delle nostre terre con le coltivazioni Ogm. Quei prodotti che sono il frutto di una biodiversita' eccezionale che contraddistingue e rende unica l'agricoltura italiana. Con il biotech c'e' il rischio di far scomparire dalle tavole una varieta' straordinaria di produzioni d'eccellenza. Non potremo cosi' mangiare e assaporare, ad esempio, le mele annurca, le pesche di Romagna, il pomodoro Pachino e San Marzano, le nocciole del Piemonte, le arance di Ribera, le clementine di Calabria, la pasta fatta con grano duro italiano, il Brunello di Montalcino, il Dolcetto d'Alba, l'Amarone, il Primitivo di Manduria, gli oli d'oliva della Sabina, di Brisighella, della Daunia. Sarebbe, in pratica, la morte di un mondo agricolo che ha permesso all'agroalimentare 'made in Italy' di conquistare i mercati internazionali".
che fine farebbero i prodotti tipici e di qualita' delle nostre terre con le coltivazioni Ogm. Quei prodotti che sono il frutto di una biodiversita' eccezionale che contraddistingue e rende unica l'agricoltura italiana. Con il biotech c'e' il rischio di far scomparire dalle tavole una varieta' straordinaria di produzioni d'eccellenza. Non potremo cosi' mangiare e assaporare, ad esempio, le mele annurca, le pesche di Romagna, il pomodoro Pachino e San Marzano, le nocciole del Piemonte, le arance di Ribera, le clementine di Calabria, la pasta fatta con grano duro italiano, il Brunello di Montalcino, il Dolcetto d'Alba, l'Amarone, il Primitivo di Manduria, gli oli d'oliva della Sabina, di Brisighella, della Daunia. Sarebbe, in pratica, la morte di un mondo agricolo che ha permesso all'agroalimentare 'made in Italy' di conquistare i mercati internazionali".