(di Antonio Sigillo)
Nell’altare maggiore è conservata l’immagine della Madonna della Consolazione, originariamente un’annunziata, rimasta orfana dell’arcangelo Gabriele. La figura in piedi tiene la mano destra volta verso il petto e con la sinistra, regge un libro e un lembo del mantello che le copre il capo. La figura a grandezza quasi naturale a tutto rilievo è in
terracotta invetriata di colore bianco, di particolare interesse la consunta decorazione a oro, inserita a ‘freddo’, realizzata nei bordi del mantello e della veste talare.
L’immagine plastica della Madonna annunziata proviene dalla cappella di campagna che porta lo stesso nome della chiesa dov’è attualmente conservato. Nel 1861, in seguito a una serie di terremoti, fu trasferita a San Quirico, e collocata nella Collegiata. Nella Collegiata l’aveva già individuata e attribuita il Brogi (1897) che nel 1862 la assegna a Giovanni della Robbia. Favorevole a quest’attribuzione è anche il Marquand (1920) che, non potendo vedere l’opera di San Quirico, fa fede all’indicazione segnalata nell’inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena dell’autore senese. La statua, fu trasferita nuovamente il 7 settembre 1870 per la definitiva sistemazione sull’altar maggiore dell’ex-chiesa di San Francesco, in cui ‘fervono’ i lavori per l’adeguamento alla nuova funzione di santuario dedicato alla Madonna “della Consolazione” di Vitaleta che durarono dal 1864 al 1870.
In epoca moderna, lo studioso fiorentino, Giancarlo Gentilini (1992) la identifica invece quale opera di Andrea della Robbia e la data al primo decennio del Cinquecento, come dimostra la foggia castigata delle vesti e l’ampio panneggio. Il confronto stilistico con l’analoga Annunziata di San Pietro in Radicofani, da cui la distingue, mette in evidenza la tipica espressione ‘casta e timida, mentre, l’omonima rappresentazione di Radicofani, apparirebbe più ‘matronale’ e decisa.
L’opera chiaramente realizzata da mani esperte, come indica la notevole capacità raffigurativa propria di Andrea della Robbia, nell’esemplificare l’espressività del viso della Vergine Annunziata e lo stupore, per quanto gli è stato annunciato, e il successivo atto di pudicizia e di umiltà.
Anche il Santi (1997), pone l’accento sul carattere “dignitosamente devoto” accostando l’opera all’adesione religiosa domenicana e savanoroliana di Andrea e della sua famiglia.
La realizzazione plastica dell’Annunziata è stata eseguita accentuando alcuni gesti, propri dell’Annunzio’. Qui la vergine accosta la mano destra al petto in atto di pudicizia e umiltà, mentre la sinistra stringe il libro con un vigore che testimonia, al contrario una forte sorpresa, ma anche una volontà determinata, come se il testo sacro fosse un fondamentale mezzo di certezza. Nello stesso momento, solleva il mantello che fa intravedere la veste talare, modellata in pieghe parallele. Sia il mantello sia la veste serba ancora tracce (quasi sbiadite) di eleganti decorazioni dorate a ‘freddo’, elemento questo che ricorre spesso nei manufatti di Andrea, mentre la statua si differenzia dalla produzione tarda di questa bottega per la ragguardevole qualità della splendente invetriatura.
Il volto della Vergine, leggermente piegato verso destra, è come a comunicare una remissività ispirata, devozionale e cosciente a una più alta volontà. L’espressione dolce e malinconica è caratterizzata dalla bellezza giovanile nell’ovale e dalla fisionomia delle guance arrotondate.
L’opera fa parte della tipologia autografa di Andrea è si può inserire tra le tipologie di statue più riuscite della produzione del primo decennio del Cinquecento, infatti, la Vergine Annunziata va inserita accanto al San Sebastiano del Museo Civico e Diocesano di Montalcino e alla Santa Maria Maddalena in San Jacopo Oratorio della Maddalena a Borgo a Mozzano (Bagni di Lucca).
L’affascinante e condivisibile sintesi stilistica finale la lasciamo, volentieri, allo studioso Santi (1997) il quale afferma che l’opera presenta: “ Un carattere dignitosamente devoto, quindi, che l’accosta alle testimonianze ‘scuola di San Marco’ (Fra Bartolomeo in primis, ma anche Mariotto Albertinelli e Giovanni Antonio Sogliani). Con esso Andrea della Robbia mostra, infatti, indubbie tangenze espressive, offerte con la consueta grande qualità esecutiva e con finezza di definizione formale anche in questa attraente Annunziata di San Quirico d’Orcia.
Bibliografia
F. Brogi, Inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena, Siena 1862-63, p. 532; A. Marquand, Giovanni della Robbia, Princenton, New York, 1920, p. 183, n. 188;
G. Gentilini, I Della Robbia. La scultura invetriata del Rinascimento, Firenze, 1992, p. 163; B. Santi, in San Quirico d’Orcia. La madonna di Vitaleta: arte e devozione, a cura di L. Martini, San Quirico d’Orcia, 1997, p. 50, IV. B. Santi, in “ I Della Robbia “, Fiesole, 1998, pp. 220, 221.
Nell’altare maggiore è conservata l’immagine della Madonna della Consolazione, originariamente un’annunziata, rimasta orfana dell’arcangelo Gabriele. La figura in piedi tiene la mano destra volta verso il petto e con la sinistra, regge un libro e un lembo del mantello che le copre il capo. La figura a grandezza quasi naturale a tutto rilievo è in
terracotta invetriata di colore bianco, di particolare interesse la consunta decorazione a oro, inserita a ‘freddo’, realizzata nei bordi del mantello e della veste talare.
L’immagine plastica della Madonna annunziata proviene dalla cappella di campagna che porta lo stesso nome della chiesa dov’è attualmente conservato. Nel 1861, in seguito a una serie di terremoti, fu trasferita a San Quirico, e collocata nella Collegiata. Nella Collegiata l’aveva già individuata e attribuita il Brogi (1897) che nel 1862 la assegna a Giovanni della Robbia. Favorevole a quest’attribuzione è anche il Marquand (1920) che, non potendo vedere l’opera di San Quirico, fa fede all’indicazione segnalata nell’inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena dell’autore senese. La statua, fu trasferita nuovamente il 7 settembre 1870 per la definitiva sistemazione sull’altar maggiore dell’ex-chiesa di San Francesco, in cui ‘fervono’ i lavori per l’adeguamento alla nuova funzione di santuario dedicato alla Madonna “della Consolazione” di Vitaleta che durarono dal 1864 al 1870.
In epoca moderna, lo studioso fiorentino, Giancarlo Gentilini (1992) la identifica invece quale opera di Andrea della Robbia e la data al primo decennio del Cinquecento, come dimostra la foggia castigata delle vesti e l’ampio panneggio. Il confronto stilistico con l’analoga Annunziata di San Pietro in Radicofani, da cui la distingue, mette in evidenza la tipica espressione ‘casta e timida, mentre, l’omonima rappresentazione di Radicofani, apparirebbe più ‘matronale’ e decisa.
L’opera chiaramente realizzata da mani esperte, come indica la notevole capacità raffigurativa propria di Andrea della Robbia, nell’esemplificare l’espressività del viso della Vergine Annunziata e lo stupore, per quanto gli è stato annunciato, e il successivo atto di pudicizia e di umiltà.
Anche il Santi (1997), pone l’accento sul carattere “dignitosamente devoto” accostando l’opera all’adesione religiosa domenicana e savanoroliana di Andrea e della sua famiglia.
La realizzazione plastica dell’Annunziata è stata eseguita accentuando alcuni gesti, propri dell’Annunzio’. Qui la vergine accosta la mano destra al petto in atto di pudicizia e umiltà, mentre la sinistra stringe il libro con un vigore che testimonia, al contrario una forte sorpresa, ma anche una volontà determinata, come se il testo sacro fosse un fondamentale mezzo di certezza. Nello stesso momento, solleva il mantello che fa intravedere la veste talare, modellata in pieghe parallele. Sia il mantello sia la veste serba ancora tracce (quasi sbiadite) di eleganti decorazioni dorate a ‘freddo’, elemento questo che ricorre spesso nei manufatti di Andrea, mentre la statua si differenzia dalla produzione tarda di questa bottega per la ragguardevole qualità della splendente invetriatura.
Il volto della Vergine, leggermente piegato verso destra, è come a comunicare una remissività ispirata, devozionale e cosciente a una più alta volontà. L’espressione dolce e malinconica è caratterizzata dalla bellezza giovanile nell’ovale e dalla fisionomia delle guance arrotondate.
L’opera fa parte della tipologia autografa di Andrea è si può inserire tra le tipologie di statue più riuscite della produzione del primo decennio del Cinquecento, infatti, la Vergine Annunziata va inserita accanto al San Sebastiano del Museo Civico e Diocesano di Montalcino e alla Santa Maria Maddalena in San Jacopo Oratorio della Maddalena a Borgo a Mozzano (Bagni di Lucca).
L’affascinante e condivisibile sintesi stilistica finale la lasciamo, volentieri, allo studioso Santi (1997) il quale afferma che l’opera presenta: “ Un carattere dignitosamente devoto, quindi, che l’accosta alle testimonianze ‘scuola di San Marco’ (Fra Bartolomeo in primis, ma anche Mariotto Albertinelli e Giovanni Antonio Sogliani). Con esso Andrea della Robbia mostra, infatti, indubbie tangenze espressive, offerte con la consueta grande qualità esecutiva e con finezza di definizione formale anche in questa attraente Annunziata di San Quirico d’Orcia.
Bibliografia
F. Brogi, Inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena, Siena 1862-63, p. 532; A. Marquand, Giovanni della Robbia, Princenton, New York, 1920, p. 183, n. 188;
G. Gentilini, I Della Robbia. La scultura invetriata del Rinascimento, Firenze, 1992, p. 163; B. Santi, in San Quirico d’Orcia. La madonna di Vitaleta: arte e devozione, a cura di L. Martini, San Quirico d’Orcia, 1997, p. 50, IV. B. Santi, in “ I Della Robbia “, Fiesole, 1998, pp. 220, 221.