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I barbabecchi, al primo posto fra le erbe buone da pascolo

(Estratto da Erbe di Val d'Orcia, di Augusto de Bellis - 1988, Editori del Grifo)
Al primo posto fra le erbe buone da pascolo, sono i barbabecchi, i tornacrepoli, le scorze, l'ascenzio. Se dico barbabecchi, al plurale, è perché in effetti, i valdorciani indicano con questo nome almeno tre pianticelle di cui una non ha nulla a che vedere con la famiglia delle Composite, cui appartengono le altre.
Anche se i contadini fanno un po' di confusione a proposito di barbabecchi e cioè fra Tragopogon pratensis
L.; Tragopogon eriospermum, che il Santi chiamava Tragopogon Dalechampi, e Plantago maritima L., quest'ultima della famiglia delle Plantaginacee, ne fanno comunque una netta distinzione dicendo che i primi due sono commestibili anche per l'uomo, mente il terzo lo è solo per gli animali. L'insalata è il piatto in cui finiscono i barbabecchi della famiglia delle Composite, specialmente d'estate, sulla tavola dei contadini. Volendo individuare meglio il terzo barbabecco valdorciano, al nome scientifico di Plantago maritima L., va aggiunto: varietà serpentina Fiori, in quanto ne esiste una seconda varietà, quella alpina, che però, non cresce in questi luoghi.
Se si osserva da vicino il barbabecco serpentino, questo appare come un ciuffetto somigliante ad un groviglio di serpentelli, provvisto di una robusta radice carnosa, semplice ma che va a pescare l'umidità fino a qualche decimetro di profondità; insomma, la radice appare sproporzionata alla parte aerea ma solo a queste condizioni questa straordinaria pianticella riesce a vivere in crete come quelle della Valle dell'Orda.
Quando la pecora speluzzica raso terra i radi fili di erbe che scarseggiano nel periodo invernale, per arrotondare i propri bocconi, eccola brucare gli esili fusticelli dell'Assenzio, del Polio, della Santoreggia, del Serpillo i cui aromi nel latte sono subito avvertiti dai mungitori, ed ecco il momento per ottenere il cacio di rara qualità.