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Divin Orcia, a San Giovanni d’Asso è stato presentato il vino Orcia doc

(di Roberto Cappelli)
A oggi la superficie dei vigneti iscritti all’albo della “Doc Orcia” è pari a 400 ettari, di cui 90 ettari di viticoltori associati al Consorzio, attualmente costituito da 36 produttori, di cui 29 imbottigliatori. Nel 2010 la produzione, rivendicata dagli associati del Consorzio, è stata pari a 3.400 quintali, in flessione di circa il 15% rispetto al 2009, mentre il numero delle bottiglie prodotte è arrivato a quasi 200mila, in incremento di circa il 25% rispetto all’anno
precedente.
“Considerando il periodo di crisi - dichiara la Presidente del Consorzio Orcia doc Donella Vannetti - tali dati sono da accogliere positivamente, infatti, pur essendo i numeri ancora bassi in termini assoluti, indicano che i produttori riescono a trovare spazio sul mercato sia nazionale che internazionale, come ci segnalano gli stessi. Sicuramente un importante strumento per presentarsi con maggiori chance al mercato sarà fornito dal nuovo disciplinare, con l’introduzione dell’Orcia Sangiovese e della Riserva, che permetterà di valorizzare ancor meglio le produzioni dei nostri associati”.

Un calice di Orcia doc che convince sempre più, un castello medievale come quello di San Giovanni d’Asso, un museo etnografico d’eccellenza sul tartufo bianco e un menù a base del “diamante bianco”: questi gli ingredienti di “Divin Orcia” 2011, evento istituzionale del Consorzio Del Vino Orcia, che raduna ogni anno eno-appassionati da tutta Italia. Il direttore del Museo del Tartufo, professor Gianfranco Molteni, ha spalancato le porte di questa pregevole location culturale per accogliere produttori, turisti, operatori attratti dall’Orcia e dal famoso Tartufo Bianco delle Crete senesi: “Il tartufo e il vino sono certamente prodotti d’eccellenza del nostro territorio - dichiara Molteni -, ma sono anche un tratto culturale essenziale per la vita delle nostre comunità che, proprio intorno alla produzione e al consumo del cibo, trova un elemento essenziale della sua identità. Rispetto al passato, la società attuale si è frantumata in mille diverse occupazioni lavorative e con articolazioni sociali assai complesse, ma è proprio intorno al cibo che ritroviamo una dimensione unitaria così forte, tanto che il mangiare insieme appare quasi più importante di ciò che si mangia. La contrapposizione è però solo apparente perché non solo nella dimensione ufficiale della ristorazione, ma anche in quella più spontanea e popolare delle sagre, la qualità del pasto è assicurata da un connubio di qualità che vede i saperi degli enologi intrecciati con le competenze acquisite, nel tempo, dai nostri ristoratori e dalle nostre donne. Accompagnando i piatti più complessi e il semplice uovo, il tartufo esalta i sapori della nostra terra e, soprattutto, se accompagnato da un bicchiere del nostro vino, penso alla denominazione Orcia, garantisce una convivialità eccellente, in cui trovare vecchi e nuovi amici”.