(di Antonio Sigillo)
A Radicofani nella Chiesa di San Pietro e Sant’Agata, sono presenti ben quattro opere in terracotta invetriata le cosiddette “robbiane”, opere realizzate in quello stile che è diventato un appellativo di bellezza ed elemento identificativo della Toscana, anche grazie alla realizzazione di tabernacoli posti nelle facciate di case in poderi o posti agli incroci delle vie. Robbiane riconducibili, nel nostro caso, ad Andrea, ai suoi figli, ed alla bottega.
Il padre di Luca, Simone, (ideatore della tecnica della terracotta invetriata) aveva una bottega in via dell’Oriuolo a Firenze. Era un tintore e aveva costruito la sua fortuna grazie ad una pianta “La Rubia o Robbia” della famiglia delle Rubiaceae; pianta tintoria, questa, tra le più antiche e famose per la produzione del rosso chiamato anche “garanza dei tintori”. È plausibile che, proprio grazie all’uso di questa pianta, oltre che alla fortuna economica, la famiglia debba il proprio cognome.
CHIESA DI SAN PIETRO
La Chiesa di San Pietro, è stata dichiarata monumento nazionale. Sorge nel cuore dell’abitato di Radicofani. La sua costruzione risale intorno al X - XI secolo, è in stile romanico, ed ha subito varie trasformazioni ed ampliamenti. La facciata mostra un paramento murario in conci squadrati di pietra vulcanica, il portale e la bifora posta sopra sono del XIII secolo. La torre campanaria presenta ampie monofore nella parte terminale.
L’interno è a tre navate: la navata centrale presenta una grande tribuna semicircolare ed è chiusa a capanna, le altre tre presentano una volta a crociera costolonata. Sulla destra è possibile ammirare una statua in terracotta invetriata di scuola robbiana raffigurante l’”Annunciata”. Statua policroma della Madonna del Castello, attribuita a Francesco di Valdambrino (inizi del XV secolo), Statua Lignea di Gesù morto, scuola fiorentina del XVI secolo. Alla destra dell’altare maggiore è possibile ammirare una “Madonna col Bambino e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista”, su quello a sinistra un elegante dossale robbiano raffigurante “Madonna col Bambino e i Santi Michele e Caterina d’Alessandria”.
Andrea della Robbia e bottega, Vergine Annunziata, inizi 1500/10, Terracotta invetriata
La Madonna in piedi, tiene con la mano sinistra un libro, la mano destra è posata sopra il polso. Il panneggio poco elaborato e pesante, “paludoso”, quasi manieristico, la poco riconoscibilità delle forme sotto il panneggio, rende una solenne austerità alla figura della Vergine. Il panno sulla testa lievemente drappeggiato nasconde interamente i lunghi capelli ondulati ricadenti sulle spalle. Mentre nell’espressione del volto della Vergine, si legge l’adesione, la consapevolezza, dell’annuncio.
Il Brogi (1862) ci informa che l’opera “è stata rotta in diversi luoghi come si vede dalle stuccature sulla faccia, in diversi luoghi dei panni, ed in fine fra la base dei piedi”. Segnale questo di ripetuti spostamenti non sempre realizzati con cura. Il Marquand (1920), accosta quest’opera a Giovanni e riferisce: “questa statua evidentemente faceva parte di un gruppo dell’Annunciazione, il S. Gabriele è mancante, come a San Quirico, e altrove”.
Notevolmente difficoltoso risulta una esposizione filologica della cospicua creazione finale di statue e dossali d’altare riferibili ad Andrea e alla sua maniera nei primi anni del Cinquecento. Presenti nel nostro territorio alcune di queste opere di rilevante interesse e autografe come l’incantevole, San Sebastiano proveniente da San Francesco a Montalcino ora nel Museo Civico e Diocesano, la casta e timida Vergine annunziata che si celebra nella Chiesa di Santa Maria di Vitaleta a San Quirico d’Orcia che, vicino alla Madonna di Pistoia, 1505, formava un gruppo dell’annunciazione.
Andrea e Giovanni della Robbia e bottega, Madonna col Bambino e Santi inizi del 1500, Terracotta invetriata
La Madonna, seduta su una panchina, viola con modanature bianche, tiene in piedi, sul ginocchio destro, il Bambino abbracciandolo con ambe le mani. Due angeli in volo reggono una corona sopra la testa. A lati della Vergine stanno in piedi i Santi Antonio Abate in saio monacale che, con la mano destra, regge un libro e con l’altra si appoggia ad un bastone. In un angolo in basso si intravede il muso del porcellino suo abituale accompagnatore. Dall’altro lato Giobbe, sereno nel suo slancio devoto, veste una tunica lacera ed ha le braccia e le gambe segnate dalle piaghe della lebbra. Ai lati della pala, due lesene corinzie, recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate. Nella lunetta, Iddio Padre nell’atto di benedire mentre con l’altra mano tiene il libro dove sono segnate le lettere Alfa e Omega: la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco simboleggiano la nascita e la morte, l’inizio e fine di tutto. Ai Suoi lati due angeli adoranti. La lunetta è chiusa da una cornice formata da frutti e fiori policroni. Il fondo è azzurro e le figure sono invetriate.
Ancora il Brogi, (1862) ci fa notare che tre dita della mano destra del Padre Eterno siano rotte, e che vi sono su più figure cadute della invetriatura che copriva il sottostante bianco. Lo stile della lunetta, è quello di Andrea e ricorda l’altare del Dio Padre a Montepulciano (Museo Civico).
Le figure centrali appartengono ad un prototipo tipico di Andrea. Il Bambino Gesù è posto sulla destra della Madre che con un gesto, diventato consueto in molte opere, si porta l’indice della mano sinistra alle labbra, mentre le figure laterali dei Santi rimandano ad un gusto manieristico più consono a Giovanni, come si può ammirare nella Pala della Madonna delle Grazie a Montepulciano. I contenuti che abbiamo illustrato sono tipici della plastica di Andrea e Giovanni della Robbia, e della produzione seriale di bottega con echi e rimandi alla gradevolezza delle composizioni del Ghirlandaio. La collocazione cronologica è riferibile ai primi del Cinquecento poiché questo tipo di realizzazioni sono state favorite anche dal gusto conservativo di una committenza periferica.
Andrea e Luca “il giovane” della Robbia e bottega, Madonna col Bambino e Santi, 1500/10, Terracotta invetriata
La Vergine è seduta in trono col Bambino Gesù in grembo. In basso sul bordo semicircolare della base è leggibile: “AVE MARIA GRATIA PLEN (A)”, due angeli in volo incoronano la Vergine.
Sul lato destro S. Caterina delle ruote, che tiene un libro. Nella sua sinistra la ruota dentata simbolo del suo martirio. Nel lato opposto S. Michele Arcangelo vestito di una classica corazza che calpesta il dragone dopo avergli recisa la testa con la spada. Nella predella i Santi Girolamo, Sebastiano, Jacopo Maggiore, Antonio da Padova. Ai lati della predella gli stemmi dell’arcivescovo Dino e della famiglia Muta. Due lesene corinzie recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate policrome su fondo bianco.
L’architrave presenta delle modanature strutturate. Nel fregio del ricco cornicione vi sono sette cherubini. Il fondo è azzurro ed increspato di nuvole.
Da una più attenta ipotesi cronologica e attributiva è verosimile supporre che per alcune intriganti tavole policrome generate in questi stessi anni nella bottega, Andrea si affidasse ad aiuti dotati di una certa personalità e autonomia stilistica. Tra questi si suggerisce Luca, “il giovane”, (soprattutto nella figura dello scapigliato Bambino fuori dai canoni di Andrea) il quale risulta, di aver tenuto rapporti produttivi col padre, e con i fratelli Giovanni e Girolamo.
Grazie alla presenza degli stemmi dell’Arcivescovo Dino e della famiglia Muta, inseriti per diverse ragioni di committenza, questo altare richiama l’analoga tavola di Montalcino, (Museo Civico Diocesano) fatta realizzare da un notaio, il cinese Niccolò Posi nel 1507.
CHIESA DI SANT’AGATA
La Chiesa di Sant’Agata, già dedicata a San Lorenzo dei Frati Francescani Conventuali è esistente dalla fine del XIV e fu ampliata e riconsacrata nel 1556. Guardando la facciata esterna si possono notare le antiche tracce dell’edificio medievale (archi a sesto acuto tamponati). Con la soppressione granducale del 1792, l’edificio chiesastico, fu consegnato alla Confraternita Laicale di Sant’Agata che realizzò i lavori di modernizzazione e la dedicò alla Santa patrona di Radicofani: Sant’Agata.
L’interno, in stile neoclassico è a una sola navata con abside che accoglie il coro. Nella parete a sinistra è visibile Trittico ligneo di ambito senese (XVII sec) raffigurante La Madonna del Rosario che sovrasta il paese di Radicofani semplificato. Ai lati i Santi protettori Agata e Saturnino, sul lato sinistro un’urna lignea dorata e dipinta di scuola fiorentina (XVII sec) che contiene le ossa di S. Saturnino martire e un crocefisso ligneo di Aldo Fatini (1970). Nella parete sulla destra è collocato un Crocefisso di scuola fiamminga ( XV sec). Sull’altare è posta la grande pala d’altare attribuita ad Andrea della Robbia con la Madonna col Bambino circondata da quattro Santi.
Andrea della Robbia, Madonna col Bambino e Santi, 1500 ca., Terracotta invetriata
La madonna seduta tiene il Bambino Gesù, in atto benedicente, in piedi sul ginocchio destro. In alto si vedono due Angeli che la incoronano. Ai lati quattro Santi Francesco, Elisabetta d’Ungheria, Cristina di Bolsena e Lorenzo. Nel gradino posto in basso centralmente si legge: “SUB TUUM PRESIDIUM CONFIGIMUS SATA DEI GENITRIS”. Due lesene corinzie recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate bianche su fondo azzurro.
Nel fregio del cornicione vi sono sei cherubini. Nella predella al centro, l’Angelo Annunziante e l’Annunziata, sono divisi da un’anfora riempita di gigli bianchi. Ai lati i Santi Sebastiano e Rocco, protettori delle pestilenze. Su entrambe le estremità anfore biansate bianche contenenti frutta e foglie policrome.
La pala d’altare della chiesa di S. Agata, realizzata nel decennio del XV secolo, è manifestamente opera di Andrea della Robbia e della sua bottega. Lo dimostra l’impianto centrale della Madonna in trono che volge lo sguardo verso il Bambino Gesù Benedicente raffigurato in piedi. Ai lati, disposti a semicerchio, i Santi che devotamente partecipano rapiti alla sacra conversazione tra madre e figlio. Nel fondo azzurro della pala, all’altezza degli angeli, è l’increspato di nuvolette a rilievo ed ancora alcune figure dei Santi sono riscontabili in pale realizzate da Andrea per le città di Montepulciano e Montalcino. Infine un ultimo segno identificativo che assegna quest’opera al maestro della bottega robbiana, è la frenetica volontà dell’artista di riempire ogni spazio della composizione.
A Radicofani nella Chiesa di San Pietro e Sant’Agata, sono presenti ben quattro opere in terracotta invetriata le cosiddette “robbiane”, opere realizzate in quello stile che è diventato un appellativo di bellezza ed elemento identificativo della Toscana, anche grazie alla realizzazione di tabernacoli posti nelle facciate di case in poderi o posti agli incroci delle vie. Robbiane riconducibili, nel nostro caso, ad Andrea, ai suoi figli, ed alla bottega.
Il padre di Luca, Simone, (ideatore della tecnica della terracotta invetriata) aveva una bottega in via dell’Oriuolo a Firenze. Era un tintore e aveva costruito la sua fortuna grazie ad una pianta “La Rubia o Robbia” della famiglia delle Rubiaceae; pianta tintoria, questa, tra le più antiche e famose per la produzione del rosso chiamato anche “garanza dei tintori”. È plausibile che, proprio grazie all’uso di questa pianta, oltre che alla fortuna economica, la famiglia debba il proprio cognome.
CHIESA DI SAN PIETRO
La Chiesa di San Pietro, è stata dichiarata monumento nazionale. Sorge nel cuore dell’abitato di Radicofani. La sua costruzione risale intorno al X - XI secolo, è in stile romanico, ed ha subito varie trasformazioni ed ampliamenti. La facciata mostra un paramento murario in conci squadrati di pietra vulcanica, il portale e la bifora posta sopra sono del XIII secolo. La torre campanaria presenta ampie monofore nella parte terminale.
L’interno è a tre navate: la navata centrale presenta una grande tribuna semicircolare ed è chiusa a capanna, le altre tre presentano una volta a crociera costolonata. Sulla destra è possibile ammirare una statua in terracotta invetriata di scuola robbiana raffigurante l’”Annunciata”. Statua policroma della Madonna del Castello, attribuita a Francesco di Valdambrino (inizi del XV secolo), Statua Lignea di Gesù morto, scuola fiorentina del XVI secolo. Alla destra dell’altare maggiore è possibile ammirare una “Madonna col Bambino e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista”, su quello a sinistra un elegante dossale robbiano raffigurante “Madonna col Bambino e i Santi Michele e Caterina d’Alessandria”.
Andrea della Robbia e bottega, Vergine Annunziata, inizi 1500/10, Terracotta invetriata
La Madonna in piedi, tiene con la mano sinistra un libro, la mano destra è posata sopra il polso. Il panneggio poco elaborato e pesante, “paludoso”, quasi manieristico, la poco riconoscibilità delle forme sotto il panneggio, rende una solenne austerità alla figura della Vergine. Il panno sulla testa lievemente drappeggiato nasconde interamente i lunghi capelli ondulati ricadenti sulle spalle. Mentre nell’espressione del volto della Vergine, si legge l’adesione, la consapevolezza, dell’annuncio.
Il Brogi (1862) ci informa che l’opera “è stata rotta in diversi luoghi come si vede dalle stuccature sulla faccia, in diversi luoghi dei panni, ed in fine fra la base dei piedi”. Segnale questo di ripetuti spostamenti non sempre realizzati con cura. Il Marquand (1920), accosta quest’opera a Giovanni e riferisce: “questa statua evidentemente faceva parte di un gruppo dell’Annunciazione, il S. Gabriele è mancante, come a San Quirico, e altrove”.
Notevolmente difficoltoso risulta una esposizione filologica della cospicua creazione finale di statue e dossali d’altare riferibili ad Andrea e alla sua maniera nei primi anni del Cinquecento. Presenti nel nostro territorio alcune di queste opere di rilevante interesse e autografe come l’incantevole, San Sebastiano proveniente da San Francesco a Montalcino ora nel Museo Civico e Diocesano, la casta e timida Vergine annunziata che si celebra nella Chiesa di Santa Maria di Vitaleta a San Quirico d’Orcia che, vicino alla Madonna di Pistoia, 1505, formava un gruppo dell’annunciazione.
Andrea e Giovanni della Robbia e bottega, Madonna col Bambino e Santi inizi del 1500, Terracotta invetriata
La Madonna, seduta su una panchina, viola con modanature bianche, tiene in piedi, sul ginocchio destro, il Bambino abbracciandolo con ambe le mani. Due angeli in volo reggono una corona sopra la testa. A lati della Vergine stanno in piedi i Santi Antonio Abate in saio monacale che, con la mano destra, regge un libro e con l’altra si appoggia ad un bastone. In un angolo in basso si intravede il muso del porcellino suo abituale accompagnatore. Dall’altro lato Giobbe, sereno nel suo slancio devoto, veste una tunica lacera ed ha le braccia e le gambe segnate dalle piaghe della lebbra. Ai lati della pala, due lesene corinzie, recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate. Nella lunetta, Iddio Padre nell’atto di benedire mentre con l’altra mano tiene il libro dove sono segnate le lettere Alfa e Omega: la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco simboleggiano la nascita e la morte, l’inizio e fine di tutto. Ai Suoi lati due angeli adoranti. La lunetta è chiusa da una cornice formata da frutti e fiori policroni. Il fondo è azzurro e le figure sono invetriate.
Ancora il Brogi, (1862) ci fa notare che tre dita della mano destra del Padre Eterno siano rotte, e che vi sono su più figure cadute della invetriatura che copriva il sottostante bianco. Lo stile della lunetta, è quello di Andrea e ricorda l’altare del Dio Padre a Montepulciano (Museo Civico).
Le figure centrali appartengono ad un prototipo tipico di Andrea. Il Bambino Gesù è posto sulla destra della Madre che con un gesto, diventato consueto in molte opere, si porta l’indice della mano sinistra alle labbra, mentre le figure laterali dei Santi rimandano ad un gusto manieristico più consono a Giovanni, come si può ammirare nella Pala della Madonna delle Grazie a Montepulciano. I contenuti che abbiamo illustrato sono tipici della plastica di Andrea e Giovanni della Robbia, e della produzione seriale di bottega con echi e rimandi alla gradevolezza delle composizioni del Ghirlandaio. La collocazione cronologica è riferibile ai primi del Cinquecento poiché questo tipo di realizzazioni sono state favorite anche dal gusto conservativo di una committenza periferica.
Andrea e Luca “il giovane” della Robbia e bottega, Madonna col Bambino e Santi, 1500/10, Terracotta invetriata
La Vergine è seduta in trono col Bambino Gesù in grembo. In basso sul bordo semicircolare della base è leggibile: “AVE MARIA GRATIA PLEN (A)”, due angeli in volo incoronano la Vergine.
Sul lato destro S. Caterina delle ruote, che tiene un libro. Nella sua sinistra la ruota dentata simbolo del suo martirio. Nel lato opposto S. Michele Arcangelo vestito di una classica corazza che calpesta il dragone dopo avergli recisa la testa con la spada. Nella predella i Santi Girolamo, Sebastiano, Jacopo Maggiore, Antonio da Padova. Ai lati della predella gli stemmi dell’arcivescovo Dino e della famiglia Muta. Due lesene corinzie recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate policrome su fondo bianco.
L’architrave presenta delle modanature strutturate. Nel fregio del ricco cornicione vi sono sette cherubini. Il fondo è azzurro ed increspato di nuvole.
Da una più attenta ipotesi cronologica e attributiva è verosimile supporre che per alcune intriganti tavole policrome generate in questi stessi anni nella bottega, Andrea si affidasse ad aiuti dotati di una certa personalità e autonomia stilistica. Tra questi si suggerisce Luca, “il giovane”, (soprattutto nella figura dello scapigliato Bambino fuori dai canoni di Andrea) il quale risulta, di aver tenuto rapporti produttivi col padre, e con i fratelli Giovanni e Girolamo.
Grazie alla presenza degli stemmi dell’Arcivescovo Dino e della famiglia Muta, inseriti per diverse ragioni di committenza, questo altare richiama l’analoga tavola di Montalcino, (Museo Civico Diocesano) fatta realizzare da un notaio, il cinese Niccolò Posi nel 1507.
CHIESA DI SANT’AGATA
La Chiesa di Sant’Agata, già dedicata a San Lorenzo dei Frati Francescani Conventuali è esistente dalla fine del XIV e fu ampliata e riconsacrata nel 1556. Guardando la facciata esterna si possono notare le antiche tracce dell’edificio medievale (archi a sesto acuto tamponati). Con la soppressione granducale del 1792, l’edificio chiesastico, fu consegnato alla Confraternita Laicale di Sant’Agata che realizzò i lavori di modernizzazione e la dedicò alla Santa patrona di Radicofani: Sant’Agata.
L’interno, in stile neoclassico è a una sola navata con abside che accoglie il coro. Nella parete a sinistra è visibile Trittico ligneo di ambito senese (XVII sec) raffigurante La Madonna del Rosario che sovrasta il paese di Radicofani semplificato. Ai lati i Santi protettori Agata e Saturnino, sul lato sinistro un’urna lignea dorata e dipinta di scuola fiorentina (XVII sec) che contiene le ossa di S. Saturnino martire e un crocefisso ligneo di Aldo Fatini (1970). Nella parete sulla destra è collocato un Crocefisso di scuola fiamminga ( XV sec). Sull’altare è posta la grande pala d’altare attribuita ad Andrea della Robbia con la Madonna col Bambino circondata da quattro Santi.
Andrea della Robbia, Madonna col Bambino e Santi, 1500 ca., Terracotta invetriata
La madonna seduta tiene il Bambino Gesù, in atto benedicente, in piedi sul ginocchio destro. In alto si vedono due Angeli che la incoronano. Ai lati quattro Santi Francesco, Elisabetta d’Ungheria, Cristina di Bolsena e Lorenzo. Nel gradino posto in basso centralmente si legge: “SUB TUUM PRESIDIUM CONFIGIMUS SATA DEI GENITRIS”. Due lesene corinzie recano come motivo ornamentale una decorazione composta di frutta e foglie policrome che fuoriescono da due anfore biansate bianche su fondo azzurro.
Nel fregio del cornicione vi sono sei cherubini. Nella predella al centro, l’Angelo Annunziante e l’Annunziata, sono divisi da un’anfora riempita di gigli bianchi. Ai lati i Santi Sebastiano e Rocco, protettori delle pestilenze. Su entrambe le estremità anfore biansate bianche contenenti frutta e foglie policrome.
La pala d’altare della chiesa di S. Agata, realizzata nel decennio del XV secolo, è manifestamente opera di Andrea della Robbia e della sua bottega. Lo dimostra l’impianto centrale della Madonna in trono che volge lo sguardo verso il Bambino Gesù Benedicente raffigurato in piedi. Ai lati, disposti a semicerchio, i Santi che devotamente partecipano rapiti alla sacra conversazione tra madre e figlio. Nel fondo azzurro della pala, all’altezza degli angeli, è l’increspato di nuvolette a rilievo ed ancora alcune figure dei Santi sono riscontabili in pale realizzate da Andrea per le città di Montepulciano e Montalcino. Infine un ultimo segno identificativo che assegna quest’opera al maestro della bottega robbiana, è la frenetica volontà dell’artista di riempire ogni spazio della composizione.