Val d'Orcia Holiday
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Evviva l’Amiata, evviva la Valdorcia!

(di Giorgio Scheggi)
Sin da ragazzino ho sempre pensato al Vivo (Vivo d’Orcia), come un posto delle fiabe. Gli ambienti nei quali, di tanto in tanto, mi portava il mio babbo, erano l’inveramento dei racconti che leggevo. Un posto per sognare: un contraltare al vasto paesaggio valdorciano, stupefacente ma aspro. Quel rumore di acqua buona che scorre, le fragoline di bosco, le trote, i castagni paciosi e generosi ma soprattutto l’intima e misteriosa bellezza del minuscolo borgo dell’Eremo rappresentavano e rappresentano un privilegio per chi ci
abita e chi, come me, spesso, ci si rifugia.
Ecco, Vivo e Campiglia d’Orcia, l’elemento montano del Parco della Valdorcia che aspetta di essere meglio scoperto, valorizzato e accolto tra le eccellenze dell’area. Il vero legame che la Valdorcia ha con l’Amiata è questo, è un formidabile arricchimento dell’offerta cui dovrebbero fare più attenzione tutti i soggetti coinvolti nella gestione del turismo. Quando, all’indomani del riconoscimento UNESCO, si cominciò a parlare di Amiata Valdorcia, io storcevo il naso, non riuscivo a capire: non si stava parlando di Vivo e Campiglia, si stava parlando di Abbadia SS e Piancastagnaio, si stava parlando di trasferire in Valdorcia il dibattito sui quei problemi (irrisolti) della montagna che hanno accompagnato tutta l’esperienza di dibattito politico dalla chiusura delle miniere ad oggi. Il disperato tentativo di portare ad una sintesi istituzionale i comuni interessi dei cinque comuni del parco, veniva ulteriormente a fiaccarsi per l’ingresso di temi quali la geotermia, piano neve, impianti di risalita, la gestione dei cosiddetti “boschi comuni”, l’utilizzo e la valorizzazione dei beni ex Indeni, i pellettieri, la florovivaistica. Temi di enorme importanza, anche generale, beninteso, ma che non sono mai entrati nelle discussioni, nei dibattiti, nei circoli, ovunque ci sia opportunità di discutere a San Quirico, a Pienza, a Montalcino. Temi che segnano una distanza “strategica”, una richiesta di risorse e un impegno molto caratterizzati dalla condizione montana ove tutte queste attività, tuttI questi punti di crisi, vengono ad evidenziarsi.
Se ci si vuole mettere insieme si deve avere in testa che le emergenze del tuo Comune sono le emergenze di tutti. Ecco, mi chiedo se quei due comuni montani sarebbero mai disposti a rimettersi al giudizio dell’area su quelle questioni. No, francamente penso di no e probabilmente per un’ottima ragione: li hanno affrontati sempre e giustamente come “problemi della montagna”. Basti vedere quanta e di che qualità è stata la circolazione e la condivisione dei rispettivi punti di crisi da quando è stata istituita la Comunità Montana “Amiata-Valdorcia”: è stato un così buon lavoro di comuni iniziative, di scambio di esperienze ecc. ecc., cha alla prova della nascente istituzione, ovvero, l’Unione dei Comuni, due di questi (Pienza e Montalcino) si sono sfilati. Qualcuno, stando così le cose, si chiede se sarà lecito o opportuno che la nuova istituzione, così mutilata, possa definirsi ancora Valdorcia. Se non si costruiscono con pazienza ed intelligenza prospettive e strategie comuni, se non si lavora in tutti i segmenti della società per far crescere una consapevolezza di unità, questi tentativi saranno sempre vissuti come artificiosi, di mera architettura burocratica, inutili, e qui non parlo di Amiata Valdorcia, qui parlo anche di Valdorcia tout court.
In realtà, ciò che occorre fare veramente, ed a ciò è chiamata l’Unione dei Comuni, è rendere i servizi meno costosi e più vicini ai bisogni della popolazione, associare funzioni istituzionali per farle diventare più autorevoli ed efficienti . Questo si aspettano tutti coloro che, come me, tifano perché la nuova istituzione intercomunale funzioni. Ciò non contrasterà, non contrasta con la strategia dei comuni del Parco che deve svilupparsi sotto il riconoscimento Unesco e deve al più presto mettere in campo quei progetti di area che agiranno sicuramente come acceleratore di nuovi sviluppi di coesione istituzionale.
Questo giornale ha rilanciato l’idea di una scuola di “Arti e mestieri”: sarà inserito nei grandi progetti di area? Si andrà ad aggiungere al nuovo centro termale, alla cantina sociale e alle infrastrutture turistiche di cui da tanto si parla? Il giusto modo per sostenere un’idea è calarla nella realtà del territorio, progettare per raccogliere consensi e risorse. Il resto sono riunioni e riunioni. Il resto è una pagina già scritta che non piace a nessuno.
Evviva l’Amiata, evviva la Valdorcia!.