Li abbiamo visti vendere in ogni bancarella, stazione o mercatino. I turisti stranieri forse li trovano pure divertenti. Si tratta dei souvenir che, nelle città d’arte affollate di visitatori, propongono delle divagazioni, solitamente a tema sessuale, sui simboli artistici più noti. Solo che la Torre di Pisa, fallicamente reinterpretata come ornamento per dei boxer, ha
fatto infuriare il Comune, che ha previsto una multa
da 500 euro per questo oltraggio al prestigioso simbolo cittadino. Da Pisa è partita la guerra al souvenir trash che ora accomuna i comuni toscani di Firenze, Pienza, Siena e San Gimignano. E’ prendendo spunto da questo episodio (l’ennesimo del genere) che il vicesindaco di Firenze ha pensato di mettere su un’alleanza contro il trash, partendo dalla lotta alla vendita di souvenir sconci che sfruttano i simboli della città. Anche all’ombra di Palazzo Vecchio la questione decoro è da tempo sotto i riflettori: troppe le bancarelle, specie al mercato di San Lorenzo, che vendono improbabile biancheria intima con le pudenda del David.
I Comuni hanno il potere di intervenire in materia di commercio, sfruttando le regole che vietano l’esposizione di prodotti offensivi del decoro, delle convinzioni religose o sensibilità culturali, ma si trovano anche a dover fare i conti con le direttive europee sulla liberalizzazione del commercio. Chi vincerà questo scontro: i souvenir trash o i sindaci?