C'è grande attesa, sia a Montepulciano che nell'intera provincia, per capire se quel «Ritratto di gentiluomo» anomino è di Michelangelo Merisi
Sarà una scoperta di rilevanza planetaria (come il silenzio di questi mesi lascerebbe intendere) o riserverà una piccola delusione? Si tratta di un Caravaggio oppure l'opera non è attribuibile al grande maestro? «Ancora un pochino di tempo e avremo delle risposte che valuteremo. E poi anche i mezzi di informazione sapranno quale è stato l'esito degli accertamenti», conferma senza tuttavia sbilanciarsi Luigi Di Corato, direttore della Fondazione Musei senesi. «Ottimista? Nè così, né pessimista. Lascio semplicemente ultimare l'intervento di studio con tranquillità, senza esercitare inutili pressioni», osserva ricordando che «qualunque sia l'esito avremmo recuperato un oggetto straordinario». L'intenzione è comunque di sciogliere le riserve sull'attribuzione del dipinto, finora di autore sconosciuto, entro giugno. Potrebbe diventare l'evento del 2012 se le risposte, come auspicato, saranno positive.
Il giallo del Caravaggio, com'è noto, era stato sollevato da un esperto di fama come Massimo Pulini. L'aveva notato circa otto anni fa nel museo civico di Montepulciano durante la presenza in zona per una mostra a Pienza. Quel Ritratto di gentiluomo a suo avviso era da ascrivere proprio a Michelangelo Merisi. «Il quadro è stato montato in un grande laboratorio e viene analizzato da un gruppo di lavoro di Firenze fra i maggiori esperti di Caravaggio», si limita ad aggiungere Di Corato. La tela, per capire cosa c'era sotto, è stata passata anche allo scanner. Una tecnica, quest'ultima, che di recente ha per esempio consentito all'Opificio delle pietre dure di Firenze si svelare i segreti del capolavoro la Cena di Emmaus dell'artista usando un multispettrale all'infrarosso che ha indagato il dipinto a livelli di profondità e con una risoluzione mai raggiunta finora.
«I tecnici non ci hanno anticipato risultati - conferma l'assessore alla cultura di Montepulciano Franco Rossi - , confesso di essere piuttosto curioso. Sono andato a vedere il dipinto nel laboratorio dove vengono utilizzate tecniche che, senza toccare l'opera, trattata con le dovute accortezze, riescono ad ottenere risposte. Che sia un Caravaggio? La speranza è l'ultima a morire».
(tratto da: www.lanazione.it)