di Antonio Sigillo
Le credenze e le tradizioni offrono spesso, nelle loro complesse trasmissioni di memorie e narrazioni, vetuste eredità culturali non scevre di antichissimi rituali pagani assimilati nel tempo dalle consuetudini popolari e spesso riferibili alla Mater, dispensatrice di vita e di morte.Nell'ambito della religiosità preistorica la sacralità dell'acqua è unanimemente presente in tutte le culture, dagli inizi ai giorni nostri. Infatti "l'acqua è considerata fonte e origine d'ogni forma di vita, simbolo di rinascita e rigenerazione, elemento fecondante, sostanza magica e terapeutica" (Eliade, op. cit.).
Unendo a questa un'altra fonte di vita, quella del latte materno, l'immaginario popolare magico aveva originato un numero incalcolabile di sorgenti ritenute galattofore, il cui nome - "portatrici di latte" -
ancora oggi evoca la potenza vitale e la realtà sognata del fenomeno. Si chiamano Fonte del Latte, Fonte Téttera, Fonte Lattaia o semplicemente Pocce lattaie.
Quest'ultima denominazione, diffusa in tutta la Toscana, è riferita sia alla forma della stalattite che ricorda vagamente il seno, sia al liquido lattescente (per la grande quantità di carbonato di calcio) che scivola lungo la stessa e si deposita all'interno della concavità originata dalla caduta della stessa goccia che erode lentamente la pietra sottostante. Alcune credenze popolari affermano, inoltre, che se la goccia non si limita a scendere lungo la stalattite ma scivolando forma una serpentina seguendo un percorso di rotazione intorno alla stessa, l'acqua risulta efficace non solo per l'allattamento, ma anche per varie altre patologie.
Unendo a questa un'altra fonte di vita, quella del latte materno, l'immaginario popolare magico aveva originato un numero incalcolabile di sorgenti ritenute galattofore, il cui nome - "portatrici di latte" -
ancora oggi evoca la potenza vitale e la realtà sognata del fenomeno. Si chiamano Fonte del Latte, Fonte Téttera, Fonte Lattaia o semplicemente Pocce lattaie.
Quest'ultima denominazione, diffusa in tutta la Toscana, è riferita sia alla forma della stalattite che ricorda vagamente il seno, sia al liquido lattescente (per la grande quantità di carbonato di calcio) che scivola lungo la stessa e si deposita all'interno della concavità originata dalla caduta della stessa goccia che erode lentamente la pietra sottostante. Alcune credenze popolari affermano, inoltre, che se la goccia non si limita a scendere lungo la stalattite ma scivolando forma una serpentina seguendo un percorso di rotazione intorno alla stessa, l'acqua risulta efficace non solo per l'allattamento, ma anche per varie altre patologie.
In linea generale le "Pocce lattaie" sembrano particolarmente diffuse, o almeno persistenti, nella Toscana meridionale. Nell' Aretino, oltre a quelle di Tortigliano e Tarsignano presso Anghiari, e di Lucignano (Santuario della Madonna delle Querce), "ci sono sorgenti, come la 'fonte lattaia' che sgorga nella campagna di Pastina, presso Monte San Savino, che gli uomini hanno sempre ritenuto benefiche per cause sovrannaturali e presso le quali, in ogni tempo, hanno lasciato un dono, quale compenso del servizio ricevuto (...). Con l'avvento del cristianesimo, i prodigi della fonte lattaia - seminascosta nel fresco mondo di un borro, ai piedi di due pini secolari - furono attribuiti ad una dolcissima e popolarissima madre, in onore della quale fu eretta un'edicola con relativa "Maestà". L'antica polla prese il nome di Madonna del Latte, ma anziché di idoli o mucche di bronzo si guadagnò nuovi ex voto consistenti in spille, catenine, anelli, corone del Rosario, nonché offerte in monete" (BATINI, op. cit.).
Portiamo ora qualche esemplificazione del basso Senese e della Val d’Orcia.
La Buca o Tomba Lattaia, nel comune di Cetona, è una cavità che si sviluppa per un centinaio di metri circa. Il nome deriva dalle acque sgocciolanti dalle sue pareti alle quali sono state assegnate da sempre particolari virtù galattofore se bevute dalle madri che allattano. Qui gli scavi archeologici hanno rilevato a poca profondità abbondanti tracce di reperti dell' epoca romana riferibile al I secolo. Tra questi, stipe votive dedicate alla divinità delle acque lattaie e numerosi ex-voto in terracotta - micro vasetti, bimbi fasciati frammentari, figurazioni di mammelle e monete di bronzo - da cui si risale all' epoca in cui la credenza veniva praticata (v. SANTI, 1798; CALZONI, 1940, 1941; CORRAIN et al., 1967).
La buca delle Pocce Lattaie che si apre nella valle dell'Orcia, in località Pianoia, nel comune di Pienza, è un'altra grotta galattofora (v. PINZA 1902). Vicino alla cavità principale, lunga una quindicina di metri, se ne aprono altre tre ugualmente oggetto di questo culto. La studiosa poliziana Giovannangiola Secchi Tarugi constatò infatti che in una di queste grotte c'era ancora chi veniva a bere l'acqua, avendo trovato offerte votive che testimoniavano una frequentazione fino agli anni 1950/60. La Buca del Beato Benincasa, in località "Le Costarelle" a Monticchiello, così come altre analoghe di Cetona e Sarteano (Belverde e Grotta dell'Orso) risalgono al neolitico ed hanno la stessa funzione, cioè quella di essere un luogo sacro.
L'attestazione della frequentazione della Buca del Beato è data dall'enorme quantità di materiale funerario, dimostrata in vari livelli di deposito ed una grande quantità di ceramiche lineare a forme vascolari. La frequentazione è continuata in epoca romana tutto ciò comprovato dalla presenza di alcune monete e da varie ceramiche acrome o policrome. L'antico luogo di culto fu scelto non a caso come eremo, nel 1400, dal religioso Giovanni Benincasa, poi beatificato, dal quale in seguito prese il nome.
Infine da alcuni recenti studi sugli aspetti geologici di questi siti galattofori si trova una singolare coincidenza tra i luoghi di culto pre- e post-cristiani e un'intersezioni delle correnti d'acqua sotterranee, quasi che queste intersezioni evidenziassero "punti di energia" avvertiti dalle antiche popolazioni. Il tutto, naturalmente, attende una spiegazione scientifica.
Per un rapido sguardo oltre i confini, ricordiamo che in Francia alcune sporgenze a forma di mammelle nella grotta di "Sos", nelle Landes, dove scorre la fontana di "Les pouppettes", hanno fatto attribuire all' acqua la proprietà di restituire il latte alle nutrici che la bevevano dopo un' offerta e una preghiera alla Madonna. In altre località della Francia si segnalano acque galattofore che fanno aumentare la secrezione lattea se inzuppate in pannolini ed applicate sui seni.
In Portogallo le donne che non hanno latte fanno tre volte il giro intorno ad una roccia detta Pedra Leital, succhiandone le protuberanze a forma di mammelle. La successiva sovrapposizione artistica del tema della Madonna del Latte nasce, anche, nell'intento di arginare il fenomeno profano delle "Pocce lattaie" che in allora trovavano ancora tanta accoglienza nella massa popolare.
Nella visione religiosa la Madonna allattante è una delle più tenere raffigurazioni di Chi è contemporaneamente madre di Cristo e madre degli uomini. L'esposizione del seno della Vergine sottolinea i tratti umani dell'incarnazione divina del Bambino, così terreno da avere la necessità di nutrirsi e di incontrare il calore materno. La raffigurazione presenta anche richiami teologici: il latte come l'assegnazione della Grazia.
BIBLIOGRAFIA
- BATINI G., Toscana dei miracoli, Firenze 1977
- BONANI G.P., S. BALDASSARRE BONANI, Maria Lactans, Roma, Edizioni Marianum 1995
- CALZONI V., Scoperta a Grotta Lattaia sul Monte sul Cetona, in «Bollettino Paletnologico Italiano», n.s., 5-6, pagg. 234-235, Firenze 1941
- CORRAIN c., DITTATORE F. e ZAMPINI P., Fonti e grotte lattaie nell'Europa Occidentale, in «Etnoiatria», 1,2, Varese 1967
- ELIADE M., Trattato di Storia delle Religioni, Torino 1976
- GRAZIOSI P., L'arte preistorica in Italia, Firenze 1973
- MAGGI R., Le grotte e la loro funzione, in AA.VV., L'antica età del Bronzo, Atti del Convegno di Viareggio, 1995, Firenze 1996
- PINZA G., Escursione archeologica a Castelluccio di Pienza nella provincia di Siena, in «Bullettino di Paletnologia italiana» XXVIII, 1-3, pago 50, Parma 1902
- RADI G., La grotta del Beato Benincasa nel quadro delle culture dal Neolitico all' età del Bronzo in Toscana, Pisa 1981
- SANTI G., Viaggio secondo per le due provincie senesi che forma il seguito del viaggio al Montamiata, Stamperia Prosperi 1798
- SECCHI TARUGI., GIi _scavi di Casa al Vento presso Montepulciano, in “Studi Etruschi “, XXIX, Firenze, 1923