di Marco Biagi e Francesco Matteucci
dalla notte dei tempi, di curare ugualmente a livello di psiche. Purtroppo stiamo perdendo tutte quelle ‘ricette’ che i nostri avi si tramandavano di generazione in generazione, ma la verità su di queste non è dimenticata oggi dalla scienza, che spesso, anzi molto frequentemente, ha copiato le caratteristiche delle piante medicinali per farne prodotti di sintesi. La Società Italiana di Fitoterapia, con sede presso l’Università degli Studi di Siena, ha da sempre studiato ed evidenziato le proprietà curative del mondo vegetale e si è sempre battuta e si sta battendo perché finalmente la Fitoterapia sia riconosciuta, come nella stragrande maggioranza degli stati europei, come disciplina terapeutica convenzionale e non come medicina alternativa. Una delle primarie aspettative e compiti della Società è di formare a questa scienza, con Corsi di Perfezionamento, Master e Eventi accreditati dal Ministero della Salute per il programma ECM, professionisti del settore medico e farmaceutico, di modo che chi vorrà curarsi con le piante medicinali potrà trovare professionisti ben preparati e non empirici venditori di bazzecole.Dalla tradizione propria di un parco come quello della Val d’Orcia, che leggiamo volentieri anche nel libro del De Bellis, cominceremo a parlare nei vari numeri che usciranno, in modo semplice ma scientificamente valido, di alcune specie conosciute da generazioni che sicuramente potranno avvincere ed interessare, incuriosendo, l’attento lettore.E come non iniziare da una pianta apprezzata forse più in cucina che come medicamento: il Timo (Thymus vulgaris), usato dai Sumeri più di 5000 fa e dopo dagli antichi Greci, mentre i Romani, da buongustai, ne introdussero l’uso come pianta da arrosti e per lenire la puzza delle carni difficilmente conservabili ed, insieme ad altre spezie, aromatizzare il vino che facilmente virava in sapore e profumo. Già nel XVI secolo curava i crampi allo stomaco, la tosse, il singhiozzo, morsi e punture di insetti ed animali velenosi.I principi attivi sono: olio essenziale, acido oleanolico, acido ursolico, acido clorogenico, acido caffeico, i flavonoidi. L’olio essenziale ha spiccate proprietà antimicrobiche e antifungine (in particolare attivo su Candida albicans) dovute prevalentemente ai fenoli ed in particolare al timolo e carvacrolo; antimicotiche grazie al timolo. Questo componente ha dimostrato attività nel trattamento del meteorismo e stipsi. La specie possiede inoltre attività espettorante, antitossivo nei casi di tosse secca e convulsa dei bambini. I flavonoidi sono responsabili dell’attività antiossidante e antispastica sulla mucosa liscia di vari organi come bronchi, stomaco, intestino. In farmacia può essere dispensato in capsule, tintura, olio essenziale e sciroppo. A livello cosmetico il timo è utilizzato per la preparazione di shampoo per le proprietà antisettiche ed antiseborroiche.Considerando il comune utilizzo alimentare si ritiene comunemente che il timo non sia tossico: il suo olio essenziale è leggermente tossico se usato in quantità elevate per uso interno, e non è da assumere in gravidanza ed in allattamento, come del resto la stragrande maggioranza dei farmaci di sintesi e/o fitoterapici.
Contro i malanni di stagione ...
Per i malanni di stagione sono sufficienti tre tazze d’infuso aggiungendo il magico miele (di cui apriremo un capitolo a parte) per curare le patologie respiratorie.Se il raffreddore è forte e persistente usare 10-15 gocce di olio essenziale di timo in mezzo bicchiere di olio di oliva, mescolando fino ad ottenere una perfetta emulsione, massaggiando poi durante il giorno il petto e la gola del sofferente; possono essere usate anche 4-5 gocce di olio essenziale nell’acqua bollente per suffimigi (fumenti).