San Quirico - La Ripa - Le Mulina - Bagno Vignoni - Vignoni Alto - San Quirico
Il percorso è molto vario e paesaggisticamente attraversa grandi vedute, seguendo un profilo altimetrico assai tormentato e impegnativo, che in parte corre su strade comunali non asfaltate e in parte su sentieri. Centro di interesse principale Bagno Vignoni e dintorni, con la sua ‘via del grano’. Perché la ‘via del grano’? In alcuni documenti seicenteschi talvolta questa strada si trova indicata con questo nome. Semplice il perché: perché conduceva e conduce ancora oggi nella zona anticamente famosa in tutta la Valdorcia e per questo molto contesa, a causa della presenza di mulini alimentati da acque perenni. Le comunità della Valdorcia si sono sempre contese l’uso di queste acque e nelle antiche ‘memorie’ si trovano spesso contratti e convenzioni per la manutenzione e l’uso di questi mulini. I mulini di Bagno Vignoni infatti, i cui resti sono ancora oggi molto belli a vedersi e oggetto di un progetto comunitario di recupero storico-artistico, furono per secoli il luogo dove da tutta la Valle si veniva a macinare il grano in ogni stagione. E questo è durato fino a pochi anni successivi alla seconda guerra mondiale, cioè agli anni cinquanta. Dotati anche di gualchiere, i mulini di Bagno Vignoni sono ricordati dai documenti in tutti i secoli passati e la loro origine è sicuramente etrusca e romana. Le strade percorse da questo itinerario sono pertanto le stesse che battevano i carri carichi di grano per raggiungere i mulini, luoghi che per secoli hanno rappresentato con i loro antichi sistemi molitori a spinta idraulica, la possibilità di alimentazione e quindi la stessa vita.
Itinerario: | Ad anello |
Tempo: | 3/4 ore |
Altitudine: | Max. 493 m | minima 258 m |
Percorso: | Guardalo su Google Maps |
Da San Quirico d’Orcia si sale nella strada bianca verso la Ripa. Si cammina fra campi coltivati e vigneti che degradano Verso la grande conca della Valdorcia. Dopo un chilometro e mezzo si conquista una posizione elevata che consenta una vista spettacolare dell’Amiata e delle sue pendici. In basso l’Orcia scorre pigro e lungo il suo corso si dispongono casali e antiche fortificazioni. Visto da qui il paesaggio sembra ruotare ed inclinarsi verso il fondovalle, mentre improvvisi colpi di luce, ad ogni ora del giorno mutano colori e ombre in questo grande scenario naturale. Quando la via prende a correre sul crinale l’alta Valdorcia a sinistra e la convalle dell’Asso a destra fanno ala con i grandi spazi che si aprono improvvisi e sembrano correre paralleli ad un appuntamento lontano sotto Montalcino. Laggiù dove termina la loro corsa aerea e ventosa si incontrano nel silenzio delle depressioni boscose anche i due fiumi, che uniscono le acque in una corsa sempre più veloce verso il mare.
Camminando ancora si oltrepassa il Romitorio con la sua antica chiesetta, la casa colonica di Poggio Grande e poi la strada incomincia lentamente a scendere. Sulla sinistra il paesaggio boschivo appare in tutta la sua grande bellezza, lasciando intravedere, oltre la fuga delle prime colline, la mole massiccia del Monte Amiata che incombe sempre più. A questo punto è tutto il paesaggio che si inclina e fugge via verso il fiume di cui si avverte la presenza nascosta senza vederlo. La Strada prosegue un po’ incassata fra i seminativi ed i vigneti, lasciando a sinistra delle case coloniche, poi si avvicina ad una piccola cipresseta che segnala un bivio. È qui che più tardi occorrerà svoltare a sinistra di chi procede verso la Ripa per raggiungere Bagno Vignoni. Ma intanto si prosegue per un chilometro verso il castello già nominato, uno stupendo edificio costruito sullo strapiombo, di cui restano molte parti originali in bella vista, che si incomincia a vedere dopo la prima curva della strada. È qui che si apre come d’improvviso uno degli scenari più celebri della Valdorcia, sotto lo strapiombo che incombe minaccioso sul fiume e lascia scorgere nel versante opposto un paesaggio di grande effetto scenografico e fortemente suggestivo. Se oltrepassate la collinetta che si congiunge al cassero del castello, arrivate sul limitare dello strapiombo dove i falchetti si librano leggeri ed i rondoni si ficcano con voli obliqui, radendo la parete rocciosa coperta appena dagli olivi selvatici. Giù in fondo il fiume appare lucente e, scorrendo veloce sui sassi chiari libera uno scroscio ora violento. Qua e là si formano risciacqui improvvisi e gorghi candidi, dove l’acqua verdolina trasecola in uno spumeggiare incerto, prima di disperdersi nei corsi. Le grandi pietre che l’acqua leviga e percuote con la sua forza misteriosa, biancheggiano da lontano come sculture e, nella loro assorta incombenza sembrano specchiarsi sulle acque che si ritraggono subito da queste crucciate divinità rupestri.
La mole del Castello della Ripa è di forma quadrata ed esibisce una sopraelevazione che probabilmente non è della stessa epoca. Il castello ha un aspetto affascinante e la posizione elevata ne esalta le strutture rimaneggiate in epoche diverse. Le possenti mura portano tracce della cinta originale e la porta d’accesso è chiaramente ricostruita. Anticamente il castello si chiamava Ripa al Cotone e fin dagli inizi del XIII secolo, risulta facente parte dell’organizzazione territoriale senese. I primi signori di questa Rocca furono i Salimbeni, che lottarono a lungo contro il comune senese, prima di cedere i privilegi di un’antica feudalità sopravvissuta ai tempi. Ma nel quattrocento il castello passò definitivamente sotto il controllo senese e pur cambiando vari proprietari esso restò fino ad oggi all’interno della genealogia dei Piccolomini.
Dopo avere goduto della spettacolare veduta della Ripa, si torna indietro fino al bivio già segnalato e, svoltando alla destra di chi risale la via, si incomincia a scendere verso Mulina per l’antica strada del bosco. Prima del l929, anno in cui il ponte di fondovalle fu distrutto dalla piena, come si vede ancora oggi, questa strada era carrozzabile e collegava San Quirico con Rocca d’Orcia. Il fondo, si noterà, è buono e mostra un’antica massicciata sottostante, segno dell’importanza ricoperta da una via di comunicazione fondamentale per il traffico locale, in considerazione dei mulini che anche qui si possono ancora vedere sul fiume una volta giunti in fondo. La strada, oggi un sentiero, scende lentamente verso l’Orcia, è costantemente ombreggiata e, in un ambiente naturale splendidamente selvaggio, vi conduce in un luogo che ha ancora grande fascino: il Ponte di Mulina. I resti di una passerella costruita nel dopoguerra campeggiano sul fiume. vicino ai piloni rovesciati nel greto e di fronte, attraverso un camminamento di cemento, se l’acqua non è molta, si può arrivare al vecchio mulino che esibisce ancora al piano terra i resti del suo impianto molitorio. Qui il fiume è assai largo e numerose cascatelle creano fra i massi disseminati sul greto un piacevole ambiente fluviale.
Ma per continuare verso Bagno Vignoni, bisogna proseguire sul sentiero di prima, guadando il piccolo torrente che affluisce dall’Orcia e risale la collina decisamente portandosi in prossimità di un casale abbandonato di nome Coroglie. È da qui che si può arrivare a Bagno Vignoni , proprio alla storica vasca termale, dopo avere passato il Poggione e continuato a camminare del sentiero ben visibile che corre sotto il costone.
A Bagno Vignoni già gli Etruschi ed i Romani conoscevano queste acque salutari. I primi, poiché transitavano di qui lungo la celebre ‘via termale’ che dalla lucumonia di Chiusi giungeva A Roselle e proseguiva per Volterra. l Romani invece avevano tracciato vicino l'antica strada consolare che attraversava la Valdorcia dirigendosi verso nord, includendo la zona termale nella loro centuriazione del territorio. Numerose sepolture con epigrafi sono venute alla luce nella zona fino a poco tempo fa, prima che venisse trafugata, una di queste lapidi era affissa sotto il loggiato della vasca. Frequentate nel medioevo da Caterina Benincasa e da Lorenzo il Magnifico, le terme di Bagno Vignoni sono sempre state efficaci nella cura di molte malattie delle ossa.
Da Bagno Vignoni ci si dirige a Vignoni Alto per l’antica strada che risale la collina e, arrampicandosi fra i ginestreti, raggiunge il Castello che gode di una vista panoramica impareggiabile su tutta la Valdorcia.
Vignoni Alto è oggi una piccola borgata su cui svetta la torre del cassero. Nelle viuzze del castello vi si trovano delle abitazioni rurali e un palazzo gentilizio in parte restaurato. Qui si incontra una chiesetta e, dall’antica porta che si apre sulla valle, si gode la visione aerea dell’Orcia che scorre sotto la mole del Monte Amiata. Sulle colline attorno e anche sul fondovalle tutti i celebri castelli della Valdorcia, si manifestano chiaramente nelle loro strutture difensive. È da qui che per la strada bianca, che risale la collina, si può tornare al bivio lasciato poc’anzi e fare ritorno a San Quirico d’Orcia.
(Estratto da Guida alla Valdorcia nascosta esoterica naturale, di Fabio Pellegrini - 2000, stampato da Arti Tipografiche Toscane)
Camminando ancora si oltrepassa il Romitorio con la sua antica chiesetta, la casa colonica di Poggio Grande e poi la strada incomincia lentamente a scendere. Sulla sinistra il paesaggio boschivo appare in tutta la sua grande bellezza, lasciando intravedere, oltre la fuga delle prime colline, la mole massiccia del Monte Amiata che incombe sempre più. A questo punto è tutto il paesaggio che si inclina e fugge via verso il fiume di cui si avverte la presenza nascosta senza vederlo. La Strada prosegue un po’ incassata fra i seminativi ed i vigneti, lasciando a sinistra delle case coloniche, poi si avvicina ad una piccola cipresseta che segnala un bivio. È qui che più tardi occorrerà svoltare a sinistra di chi procede verso la Ripa per raggiungere Bagno Vignoni. Ma intanto si prosegue per un chilometro verso il castello già nominato, uno stupendo edificio costruito sullo strapiombo, di cui restano molte parti originali in bella vista, che si incomincia a vedere dopo la prima curva della strada. È qui che si apre come d’improvviso uno degli scenari più celebri della Valdorcia, sotto lo strapiombo che incombe minaccioso sul fiume e lascia scorgere nel versante opposto un paesaggio di grande effetto scenografico e fortemente suggestivo. Se oltrepassate la collinetta che si congiunge al cassero del castello, arrivate sul limitare dello strapiombo dove i falchetti si librano leggeri ed i rondoni si ficcano con voli obliqui, radendo la parete rocciosa coperta appena dagli olivi selvatici. Giù in fondo il fiume appare lucente e, scorrendo veloce sui sassi chiari libera uno scroscio ora violento. Qua e là si formano risciacqui improvvisi e gorghi candidi, dove l’acqua verdolina trasecola in uno spumeggiare incerto, prima di disperdersi nei corsi. Le grandi pietre che l’acqua leviga e percuote con la sua forza misteriosa, biancheggiano da lontano come sculture e, nella loro assorta incombenza sembrano specchiarsi sulle acque che si ritraggono subito da queste crucciate divinità rupestri.
La mole del Castello della Ripa è di forma quadrata ed esibisce una sopraelevazione che probabilmente non è della stessa epoca. Il castello ha un aspetto affascinante e la posizione elevata ne esalta le strutture rimaneggiate in epoche diverse. Le possenti mura portano tracce della cinta originale e la porta d’accesso è chiaramente ricostruita. Anticamente il castello si chiamava Ripa al Cotone e fin dagli inizi del XIII secolo, risulta facente parte dell’organizzazione territoriale senese. I primi signori di questa Rocca furono i Salimbeni, che lottarono a lungo contro il comune senese, prima di cedere i privilegi di un’antica feudalità sopravvissuta ai tempi. Ma nel quattrocento il castello passò definitivamente sotto il controllo senese e pur cambiando vari proprietari esso restò fino ad oggi all’interno della genealogia dei Piccolomini.
Dopo avere goduto della spettacolare veduta della Ripa, si torna indietro fino al bivio già segnalato e, svoltando alla destra di chi risale la via, si incomincia a scendere verso Mulina per l’antica strada del bosco. Prima del l929, anno in cui il ponte di fondovalle fu distrutto dalla piena, come si vede ancora oggi, questa strada era carrozzabile e collegava San Quirico con Rocca d’Orcia. Il fondo, si noterà, è buono e mostra un’antica massicciata sottostante, segno dell’importanza ricoperta da una via di comunicazione fondamentale per il traffico locale, in considerazione dei mulini che anche qui si possono ancora vedere sul fiume una volta giunti in fondo. La strada, oggi un sentiero, scende lentamente verso l’Orcia, è costantemente ombreggiata e, in un ambiente naturale splendidamente selvaggio, vi conduce in un luogo che ha ancora grande fascino: il Ponte di Mulina. I resti di una passerella costruita nel dopoguerra campeggiano sul fiume. vicino ai piloni rovesciati nel greto e di fronte, attraverso un camminamento di cemento, se l’acqua non è molta, si può arrivare al vecchio mulino che esibisce ancora al piano terra i resti del suo impianto molitorio. Qui il fiume è assai largo e numerose cascatelle creano fra i massi disseminati sul greto un piacevole ambiente fluviale.
Ma per continuare verso Bagno Vignoni, bisogna proseguire sul sentiero di prima, guadando il piccolo torrente che affluisce dall’Orcia e risale la collina decisamente portandosi in prossimità di un casale abbandonato di nome Coroglie. È da qui che si può arrivare a Bagno Vignoni , proprio alla storica vasca termale, dopo avere passato il Poggione e continuato a camminare del sentiero ben visibile che corre sotto il costone.
A Bagno Vignoni già gli Etruschi ed i Romani conoscevano queste acque salutari. I primi, poiché transitavano di qui lungo la celebre ‘via termale’ che dalla lucumonia di Chiusi giungeva A Roselle e proseguiva per Volterra. l Romani invece avevano tracciato vicino l'antica strada consolare che attraversava la Valdorcia dirigendosi verso nord, includendo la zona termale nella loro centuriazione del territorio. Numerose sepolture con epigrafi sono venute alla luce nella zona fino a poco tempo fa, prima che venisse trafugata, una di queste lapidi era affissa sotto il loggiato della vasca. Frequentate nel medioevo da Caterina Benincasa e da Lorenzo il Magnifico, le terme di Bagno Vignoni sono sempre state efficaci nella cura di molte malattie delle ossa.
Da Bagno Vignoni ci si dirige a Vignoni Alto per l’antica strada che risale la collina e, arrampicandosi fra i ginestreti, raggiunge il Castello che gode di una vista panoramica impareggiabile su tutta la Valdorcia.
Vignoni Alto è oggi una piccola borgata su cui svetta la torre del cassero. Nelle viuzze del castello vi si trovano delle abitazioni rurali e un palazzo gentilizio in parte restaurato. Qui si incontra una chiesetta e, dall’antica porta che si apre sulla valle, si gode la visione aerea dell’Orcia che scorre sotto la mole del Monte Amiata. Sulle colline attorno e anche sul fondovalle tutti i celebri castelli della Valdorcia, si manifestano chiaramente nelle loro strutture difensive. È da qui che per la strada bianca, che risale la collina, si può tornare al bivio lasciato poc’anzi e fare ritorno a San Quirico d’Orcia.
(Estratto da Guida alla Valdorcia nascosta esoterica naturale, di Fabio Pellegrini - 2000, stampato da Arti Tipografiche Toscane)